Tu sei qui: Racconti d'aMareIl Capitano Barra in navigazione dalla Malesia a Suez si abbandona ai ricordi di gioventù
Inserito da (PNo Editorial Board), martedì 25 luglio 2023 13:52:03
Luglio 2023 - Oceano Indiano, in navigazione verso il Canale di Suez. Tre Ufficiali di Coperta, ed altrettanti in Sala Macchine, si alternano al Comando di Guardia ogni quattro ore, di notte e di giorno. Il loro compito è quello di condurre la nave in sicurezza. Loro mansione è quella di tenere la nave in rotta ed in sicurezza, considerando le condizioni di traffico navale, meteo marine, visibilità, regime dei mari in cui ci si trova a navigare (tipo mare territoriale, alto mare e relative leggi degli stati rivieraschi), Pirateria Navale. Il servizio di guardia, svolto dal personale di guardia, in Plancia e Sala Macchine, non deve mai essere considerato "di routine" ma sempre esercitato con la massima concentrazione e con il dovuto buon senso, consapevoli, soprattutto, che, nell'esercizio delle loro funzioni, grava il peso della responsabilità dell'Intero equipaggio.
Partii da casa nel mese di Giugno, "in Emergenza", per sostituire il collega che doveva sbarcare con urgenza dalla Nave dislocata nel porto di Singapore. Mi chiesero la disponibilità il lunedì sera per partire il Mercoledì mattino del 21 giugno. Lascio immaginare il grande disagio cui sono andato incontro nel preparare documenti e bagagli "quattro stagioni" perché bisogna equipaggiarsi tenendo conto dei viaggi intercontinentali che effettuerà la Nave.
Non ebbi nemmeno il tempo per andare a salutare la mia anziana Madre, ospite nella casa di riposo di Agerola: di questo rimasi particolarmente dispiaciuto.
Nello scorso mese di maggio, la nostra famiglia aveva visto partire, per Milano, Giuseppe, il figlio maggiore, per lavoro. Ci ha lasciati come una crisalide che si trasforma in Farfalla per poi spiccare il volo, librarsi nell'aria e volare alto per raggiungere nuovi e meritati traguardi. Per noi genitori (come tutti i genitori) è stato un momento di particolare emozioni e di sentimenti contrastanti, un misto tra soddisfazione e commozione.
Poi a giugno è toccato a me. Precedentemente, quando ero fuori per lavoro, mio figlio Giuseppe mi sostituiva nelle faccende di casa di mia competenza, quindi ci siamo riuniti ed abbiamo stabilito ruoli e responsabilità che ognuno di noi si doveva assumere alla luce di questa inedita condizione che la nostra famiglia si apprestava a vivere. Grande la forza, la serenità ed il coraggio che mia moglie Didine seppe trasmettere a tutti.
L'avere in famiglia anche un solo marittimo, inevitabilmente condiziona e coinvolge tutti, indipendentemente dal soggetto che realmente si imbarca, nella famiglia si crea un vuoto. Vuoto che può essere causato dalla mancanza del papà, o di un fratello o di un figlio, o di un marito. Ecco, io ho avuto modo di vivere tutte queste condizioni, di figlio, fratello, papà e marito. Vuoto che può essere colmato solo quando la persona lontana torna a casa e la famiglia si ricompatta, ridando la serenità a tutti. Le famiglie che hanno vissuto queste realtà capiranno molto bene il senso di questi miei pensieri.
Ovviamente, il rapporto privilegiato è quello che si ha con i figli, i quali maggiormente soffrono di queste situazioni. Provate ad immaginare un figlio piccolo che a un certo punto non vede più il suo papà, che ricompare dopo qualche mese, per poi sparire di nuovo. Creando un rapporto tronco che si rinnova volta per volta. Cito due aneddoti:
Una volta ritornai a casa dopo 10 mesi di navigazione, mio figlio Giuseppe aveva poco meno di due anni, ma, data la lontananza, si era completamente dimenticato di me, non mi riconosceva e non mi accettava; per me fu una sofferenza terribile vederlo piangere ogni volta che tentavo di avvicinarlo. Occorsero pochi giorni per divenire amici. Un'altra volta, quando aveva 5 anni di età (allora era ancora figlio unico), al mio ritorno a casa, dopo nove mesi, mi venne incontro, mi abbracciò e gridò forte: «Adesso ho anche io un papà», dandomi un'emozione che mai dimenticherò. Notavo in lui la felicità del riscatto per il probabile disagio che aveva vissuto con i suoi amichetti di classe a causa dell'assenza del suo papà. Potrei citare tanti e tanti aneddoti simili.
Sei mesi fa, a gennaio 2023, mi trovavo nella stessa zona di mare, con la medesima rotta verso Ponente e con la stessa destinazione: Canale di Suez. Sei mesi fa questo tratto di mare era completamente calmo, ora invece è tutta un'altra storia. Ora sull'Oceano indiano imperversano i venti monsonici che spirano da Sud Ovest, dal mare verso la terra (continente asiatico), la cui intensità può arrivare a superare (come nel nostro caso) i 50 nodi, Forza 10, della scala Beaufort, con onde mediamente alte 5 metri, con picchi di sette/otto metri in prossimità del Corno d'Africa, tra la costa Somala e la (misteriosa) Isola di Socotra (Yemen). Il vento monsonico da Sud Ovest, spirando dal mare, è gonfio di pioggia (piogge monsoniche) che scarica con violenza inaudita sulle coste Pakistane, Indiana, Bangladesh, Sri Lanka, Burma, Indonesia, Vietnam, causando allagamenti, morti e distruzioni. Il Monsone di Sud ovest, generalmente, comincia a manifestarsi nel mese di maggio, raggiungendo la massima intensità nella seconda metà di giugno fino alla prima metà di agosto, poi comincia a diminuire fino a scomparire definitivamente nel mese di novembre.
Il nostro piano di navigazione prevede, dopo l'uscita dall'oceano Indiano, l'attraversamento del Golfo di Aden, lo stretto di Bab El Mandeb, porta di ingresso Meridionale del Mar Rosso: il clima è torrido. Di questi tempi l'acqua del Mar Rosso ha una temperatura di 33 gradi centigradi mentre la temperatura dell'aria si mantiene mediamente sui 36 gradi. L'umidità relativa è sempre molto alta. Un forno naturale!
L'area descritta è (ancora) considerata "Ad alto rischio pirateria", benché, negli ultimi anni, non si siano verificati attacchi o incidenti significativi. Il nostro protocollo di sicurezza ci impone di seguire le procedure di sicurezza Antipirateria, consistenti nell'approntare la nave alla difesa (passiva) contro possibili ed eventuali attacchi di pirateria. Le misure antipirateria che adottiamo consistono nel rinforzo dei servizi di vedetta in plancia; un meeting preventivo sulla sicurezza, con la partecipazione di tutto l'equipaggio, prima di entrare nell'area ad alto rischio pirateria; manichette antincendio posizionate fuori bordo con getto d'acqua continuo per scoraggiare eventuali abbordaggi; posizionamento di filo spinato fuoribordo nelle parti più basse dello scafo della nave; controllo sussistenza cibo ed acqua nella "Cittadella di bordo", locale "ermetico" ove l'equipaggio si rifugia in caso di attacco; oscuramento totale della Nave durante le ore notturne; comunicazioni (messaggistica giornaliera) con i centri Antipirateria a terra, situati a Dubai (Emirati Arabi) e Kuala Lumpur (Malesia) che coordinano eventuali interventi da parte delle numerose Navi da Guerra presenti nell'Area interessata. Questa volta siamo stati in contatto anche con il Cacciatorpediniere Durand De La Penne della Marina Militare Italiana, impiegata nell'ambito dell'operazione EU NAVFOR ATALANTA nell'area del Mar Rosso, del Golfo di Aden, dell'Oceano Indiano Occidentale e del GolfoPersico. Per fortuna non ne abbiamo avuto bisogno.
A bordo siamo 22 membri di equipaggio, di sei nazionalità diverse, tra questi anche un ucraino ed un russo, entrambi della sezione macchine, che, ovviamente, data la particolare situazione politica tra i due Stati, hanno solo cordiali rapporti di lavoro.
Su questa nave siamo solo tre italiani, tra questi Albino, l'Allievo Ufficiale di Coperta "The Cadet", Salernitano, diplomato all'ISIS Giovanni XXIII di Salerno.
La figura dell'Allievo Ufficiale mi ha sempre affascinato perché rappresenta il futuro della marineria. Essi vivono la loro esperienza con la determinazione e la grinta di chi vuole emergere, svolgendo un lavoro fatto di sacrifici e privazioni; fatto di tenacia nei momenti difficili; fatto di determinazione nel voler dimostrare il proprio valore; fatto di ricordi per gli affetti lontani. Un lavoro particolare che li mette a dura prova e che si scontra con il modo (e le libertà) di vivere dei giovani di oggi. Come tutti i lavori, la prima esperienza, il primo imbarco, nel nostro caso, è veramente duro!
Da Allievo di Coperta, avevo una grande voglia di apprendere e di farmi apprezzare dai miei superiori, di reagire quando mi trovavo in difficoltà, di piangere per la solitudine, di leggere con avidità le lettere di amici e parenti quando arrivavo in porto (allora non esisteva Internet), la nostalgia che avevo (e che mai mi lasciava) per la lontananza dalla mia famiglia, dagli amici e da Amalfi.
Allora vedevo nel Comandante il mio punto di riferimento e punto di arrivo, certo che un giorno anche io avrei potuto ricoprire quel grado. Quel giorno arrivò nel porto di Livorno il 28 del gennaio 2000: da allora ho comandato 30 navi ma il mio atteggiamento è rimasto lo stesso di quello iniziale. Impegno e dedizione come allora ma con l'esperienza e la serenità di oggi. In tutti questi anni ho capito che si deve avere sempre il massimo Rispetto per l'equipaggio, per la Nave che ci ospita e per il Mare, fonte di vita e di lavoro, che unisce popoli e nazioni. Adesso, mi piacerebbe rivivere i bei momenti iniziali della mia carriera, che sapevano di gioventù; adesso sono io a invidiare il giovane Cadetto: ma lui questo non lo sa.
La navigazione continua...
*Dedico questo scritto alla memoria di Sandro GATTI, che ci ha lasciati in questi giorni. Sandro era un ex marittimo e aveva conservato lo spirito e l'amore per il mare, non poteva non essere così, tenendo fede ad una vecchissima massima marinaresca che recita: "Marinaio una volta, Marinaio per sempre".
Sandro era anche un mio lettore assiduo e commentava spesso i miei post/articoli sui social ma anche quando ci vedevamo "in presenza". Mi mancherai, come le tante persone che ti hanno conosciuto, apprezzato e stimato. Riposa in Pace.
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