Tu sei qui: Storia e StorieSettembre 1940: l’arrivo in Australia della Dunera con i superstiti del naufragio dell’Arandora Star
Inserito da (redazionelda), lunedì 7 settembre 2020 16:28:34
di Rita Di Lieto
I superstiti dell'affondamento dell'Arandora Star, salvati dall'incrociatore canadese St. Laurent e in grado di viaggiare, furono trasferiti dalla Scozia a Liverpool per essere internati in Australia.
Nel porto da cui erano già partiti il 1° luglio alla volta del Canada li attendeva la Dunera, pronta a partire per l'Australia.
La Dunera era una nave passeggeri di linea della British-India Steam Navigation Company requisita dal governo britannico come nave scuola e dal gennaio 1940 per il trasporto di truppe dalla Nuova Zelanda in Egitto.
La nave salpò da Liverpool il 10 luglio 1940 con a bordo 3.000 internati, mentre la sua capacità massima era di 1.500 persone e come scorta aveva solo un cacciatorpediniere. Erano internati italiani, austriaci e tedeschi, tra cui anche rifugiati politici, per lo più ebrei, eminenti personaggi: scienziati, filosofi, economisti, accademici, i quali avevano cercato in Inghilterra la salvezza dalle persecuzioni razziali.
La mattina del 12 luglio 1940 anche la Dunera fu silurata da un sottomarino tedesco, l'UB-56, senza però gravi danni. Il siluro colpì la nave con un forte boato, ma non esplose.
Il viaggio fu terrificante. Molti dormivano per terra. A coloro che erano ammassati nei ponti inferiori, con i boccaporti chiusi e filo spinato ovunque, era impedito di salire ai ponti superiori a prendere una boccata d'aria. Le guardie li minacciavano con i fucili a baionette inastate, li perquisivano ogni giorno, rubavano ogni oggetto prezioso o cibo nascosto; sequestravano e buttavano a mare i medicinali come l'insulina, i libri di preghiera e gli oggetti di culto ebraici. Le condizioni igieniche erano disastrose. Il cibo consisteva in pesce affumicato, salsicce, patate e un cucchiaio di marmellata di melone e limone. Il pane era di solito ammuffito e il burro rancido.
All'oscuro della loro destinazione, solo quando ebbero circumnavigato le coste dell'Africa si resero conto di essere diretti in Australia. La nave arrivò nel porto di Fremantle nell'Australia Occidentale il 27 agosto e nel porto di Melbourne il 3 settembre.
Il primo australiano a salire a bordo fu l'ufficiale medico dell'esercito Alan Frost, che rimase inorridito nel vedere in quali condizioni erano ridotti i deportati: pieni di piaghe, impetigine e scabbia; alcuni mezzo nudi, altri con lunghi pastrani. Il suo rapporto portò dinanzi alla corte marziale il Tenente Colonnello William Scott, incaricato del trasporto, e alcune guardie.
A Melbourne sbarcarono i 251 internati tedeschi ed austriaci ritenuti ‘pericolosi' a causa della loro presunta affiliazione al nazismo, 94 prigionieri tedeschi e i 200 italiani di pericolosità definita ‘dubbia' anche se iscritti al partito fascista in Inghilterra. Questi ultimi furono internati nel campo di Tatura.
Il 6 settembre 1940, 57 giorni dalla partenza da Liverpool, "57 Giorni d'Inferno", la Dunera entrò nel porto di Sidney. Gli ultimi rimasti furono trasferiti ai campi di Hay e in seguito a Tatura.
Fra gli ebrei austriaci e tedeschi, che avevano cercato rifugio in Gran Bretagna, c'era anche il nipote di Sigmund Freud, Walter.
Dopo l'internamento di Walter Freud, Leonard Woolf, marito di Virginia Woolf ed editore di Sigmund Freud, sconvolto alla notizia che egli era stato mandato come ‘straniero nemico' in Australia, scrisse a Clement Attlee, capo del Partito Laburista, entrato nel 1940 nel governo di unità nazionale di Wiston Chrchill, in questi termini: "Freud e la sua famiglia, quando sono venuti qui, sono stati accolti come ospiti di riguardo e vittime dei Nazisti. Che uno qualsiasi di loro dovesse ora essere internato come ‘pericoloso' e che il nipote di Freud dovesse essere spedito in Australia dal governo mi sembra una cosa strabiliante."
Il Governo britannico, riconosciuto il suo errore, all'inizio del 1941 inviò il Maggiore Julian Layton, di fede ebraica, per organizzare il rimpatrio dei rifugiati internati a Tatura. Fra questi c'erano anche le famiglie ebraiche provenienti da Singapore, all'epoca colonia inglese, fuggite dalle persecuzioni razziali in Europa, 165 persone. Fu chiesto a tutti loro se volevano tornare in Gran Bretagna e combattere il nazismo nell'esercito inglese. Parecchi accettarono, ma cambiarono nome. Delle tre navi che li riportavano indietro, una fu affondata da un sommergibile tedesco in Atlantico. Molti rimasero in Australia.
Nell'estate del 1942, agli internati italiani fu chiesto se volevano entrare nell'Esercito Australiano. Nell'attesa che l'Esercito li accettasse, molti di loro furono impiegati nella raccolta di frutta nella Goulburn Valley. Dopo alcuni mesi, entrarono nell'Australian Army 8th Employment Company, facendo lavori essenziali per la guerra; costruirono pontili, strade e ferrovie.
Il maggior impegno fu loro richiesto per la costruzione della ferrovia transcontinentale che proprio in quegli anni era in fase di realizzazione. Le Autorità australiane giudicarono gli operai italiani dotati e redditivi, perciò dal 1944 il Governo dispose che a quei lavori fossero destinati soltanto internati italiani.
Gli Italiani si sentirono ben accolti in Australia e in molti decisero di rimanervi. Fra questi anche Lembo Giuseppe Vincenzo, nato a Minori il 25 agosto 1903. Ragioniere, egli aveva a Londra un'agenzia di import-export con un socio. A Melbourne aprì un'agenzia di viaggio e commercio: G. V .Lembo Travel & Commerce Agencies, rappresentando nell'immediato dopoguerra oltre alla T. A. A. (Trans Australia Airlines), Compagnia di Trasporto Aereo Trans Australia; le compagnie di navigazione che portavano migliaia di emigranti dall'Italia in quel lontano continente: la Flotta Lauro, il Lloyd Triestino, la Sitmar Line Migrant Ships e la Cogedar Line (Compagnia Genovese d'Armamento). Era agente anche per l'I.C.L.E (Istituto per il Credito del Lavoro italiano all'Estero), nonché le banche A.N.Z. (Australian and New Zealand Banking) e la Saving Bank.
Giuseppe Vincenzo Lembo stava programmando il suo definitivo ritorno in Italia, quando fu stroncato da un infarto a Melbourne nel 1962.
Non possiamo sapere se sulla Dunera c'erano altri nostri conterranei, perché mentre nell'elenco delle vittime dell'Arandora Star oltre ai nomi ci sono il luogo e la data di nascita, in quello dei sopravvissuti al naufragio ci sono solo i nomi.
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