Tu sei qui: Storia e StorieIn ricordo di Mario Riccio, uomo d'altri tempi, esempio di vita e di maioresità
Inserito da (Admin), giovedì 31 agosto 2023 20:38:50
di Massimiliano D'Uva
Lo scorso 23 maggio ci lasciava Mario Riccio che, proprio quest'anno, il 16 di agosto, avrebbe superato il traguardo delle 90 candeline.
Nonostante gli oltre 40 anni di differenza, con Mario c'era un rapporto di amicizia e di sincera stima reciproca. Il primo ricordo che ho di lui è quando, da bambino, ci sgridava per aver lanciato il pallone nella sede dell'Azienda di Soggiorno e Turismo di Maiori (all'epoca situata in un locale di Via Lungomare Capone), dove lui lavorava.
Mario è stato un esempio di stile e umiltà, un raro connubio di eleganza e discrezione, misto a una risolutezza che il suo percorso di vita, non sempre facile, gli ha donato.
Ultimo di 7 fratelli, Mario era figlio di Francesco Riccio (contadino) e Carmela D'Amato, lavoratrice di limoni. Fiero delle sue origini, in un periodo in cui i bambini morivano di fame e stenti, ricordava che la mamma allattò molti altri bambini, figli della nobiltà maiorese e non solo, e che tra i suoi avi annoverava Gaetano Riccio (Padre Angelo da Maiori) sacerdote francescano dei Minori Osservanti, detto il Padre Santo dei Sanzanesi.
A voler tirar fuori i tanti aneddoti che spesso Mario nascondeva nel cilindro della sua memoria non basterebbe un solo articolo.
Le cose che però più spesso amava ricordare e raccontare le ho impresse a fuoco nel mio cuore e per una vecchia promessa, da me non mantenuta, oggi le voglio condividere con quanti lo hanno conosciuto e amato.
Classe 1933, aveva 12 anni quando il Secondo Conflitto Mondiale finalmente ebbe fine, nel 1945. E se è vero che quel tempo non amava ricordarlo, i suoi occhi si illuminavano come due diamanti quanto alla mente portava gli anni immediatamente successivi.
Da giovanissimo ha avuto la fortuna di incontrare attori e personaggi famosi del calibro di Roberto Rossellini, Anna Magnani e i tanti artisti, comparse e assistenti che si susseguirono nella creazione di grandi capolavori del cinema neorealista italiano.
Alla fine degli anni 40, una delle attrici più belle al mondo, Marilyn Buferd, già Miss America nel 1946, durante le riprese della Macchina Ammazzacattivi, dedicò all'adolescente Mario Riccio un singolare autografo: "a Mario, il mio piccolo maestro di italiano".
Mario amava ricordare quei momenti e da bel giovanotto quale era non furono poche le proposte di trasferirsi prima a Roma e poi negli Stati Uniti. Lusinghe a cui Mario non ha mai ceduto, nonostante le ricordasse con quel pizzico di nostalgia, tipico di chi si chiede "chissà come sarebbe andata".
E per nostra fortuna invece Mario nel 1953 fu chiamato ad assolvere il servizio di leva obbligatoria nella Marina Militare (all'epoca di 24 mesi), esperienza che forgiò il suo carattere e il rispetto verso le istituzioni.
Tantissimi, poi, gli aneddoti sulle famiglie di Maiori. Tra tutte la sua stima e il suo affetto per la famiglia Pisacane, presso cui lavorava la sorella Antonietta, per donna Amalia, madre del compianto geometra Francesco, a cui era fortemente legato da sentimenti di profonda amicizia.
Mario non aveva nessuna paura della morte: esempio di rettitudine morale e di fede cattolica, aveva vissuto la tragedia della prematura scomparsa nel 2018 della giovane figlia Antonietta. Amava parlare del passato, ma anche del futuro e inevitabilmente del suo rapporto con la morte.
Sono convinto che nel suo ultimo respiro, la lacrima di tristezza nell'abbandonare gli affetti familiari abbia immediatamente lasciato il posto al suo sorriso più dolce, nel riabbracciare la sua amata figlia.
"Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta".
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