Tu sei qui: Storia e StorieIl culto di San Marco evangelista in Costiera Amalfitana
Inserito da Luigi Reale (redazionelda), sabato 25 aprile 2015 10:03:54
San Marco sarebbe nato a Cirene, capitale della Cirenaica (l'attuale Libia), probabilmente all'inizio dell'era volgare, sotto l'impero di Ottaviano Augusto. Marco si presenta con doppio nome: Giovanni, di tradizione ebraica, e Marco, di antichissima tradizione romana riportabile a Marte, il dio della guerra. La discreta agiatezza economica dei genitori, Paolo e Maria, gli permette lo studio dell'ebraico, greco e latino, approfondendo la conoscenza della Sacra Scrittura ed in particolare i testi dei profeti. Prima della morte dell'imperatore, la Cirenaica viene invasa da tribù barbare, costringendolo alla fuga con i genitori a Gerusalemme. Non fu certamente un discepolo di Gesù Cristo e, con molta probabilità, non lo conobbe neppure. La sua famiglia metteva a disposizione del Maestro e degli apostoli la sua casa a Gerusalemme: nella grande sala della loro casa, il cenacolo, fu consumata l'Ultima Cena e fu il principale luogo dove i discepoli si radunarono dalla Resurrezione alla Pentecoste.
Marco condivise un tratto della sua vita con l'apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità cristiana di Antiochia. Più tardi, i passi di Marco si fermeranno a Roma al fianco di Pietro, il principe degli apostoli che lo battezzerà personalmente.
Il Vangelo scritto da Marco costituisce il secondo dei quattro Vangeli: è antecedente al vangelo di Matteo e precedente al vangelo di Luca. La stesura del libro va posta cronologicamente nell'arco di tempo che va dal 62 al 67\70 d.C. e il contenuto, analizzato minuziosamente, è risultato da molti storici un testo dettato dalle memorie di Pietro sul Messia. Tema dell'annunzio evangelico di Marco è la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, il Messia rivelato dal Padre ai suoi figli.
Allo scoppio della persecuzione cristiana indetta dall'imperatore Nerone nel 64, Pietro invia Marco ad evangelizzare l'Italia settentrionale (in modo particolare, la regione della Venezia Giulia) e Alessandria d'Egitto: qui fondò la Chiesa cristiana locale diventandone il primo vescovo.
Vicino ad Alessandria, subì il martirio sotto l'imperatore Traiano (53-117); fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli. Dopo aver trascorso una notte in carcere confortato da un angelo, il giorno seguente subì nuovamente la stessa tortura, finché morì il 25 aprile verso l'anno 68\72 all'età di 57 anni.
Alcuni cristiani, recuperarono il corpo scampato alle grinfie dei pagani, deponendolo in una grotta sita nelle vicinanze. Nel V secolo, il corpo fu traslato nella chiesa del Canopo. Secondo una leggenda, nell'828 due mercanti veneziani trafugarono le reliquie del Santo che, dopo vari prodigi verificatisi a Venezia, divenne il protettore della città lagunare.
La Costiera Amalfitana vanta anch'essa del culto verso San Marco, sviluppatosi e manifestatosi col sorgere di numerose cappelle omonime edificate, in modo particolare, nelle città di Ravello, Amalfi e Minori.
Sin dal 1402, a Ravello era attiva la rettoria di San Marco a Piazzolla. Essa era situata nella zona orientale della località Cimbrone: era un semplice beneficio e il beneficiario era il chierico Francesco Frezza; secondo i verbali delle Visite Pastorali del 1607-1612, versava in pessime condizioni, ovvero «penitus diruta et collaspa»; la Santa Messa in onore di San Marco veniva celebrata in Duomo a causa della situazione disastrosa dell'edificio: a questo proposito, il vescovo Francesco Benni nel 1612 ordina al cappellano, sotto pena di interdizione, di fare in modo che la celebrazione possa tenersi nella chiesa stessa. Con il passare degli anni, non si riscontra più traccia di essa.
Secondo lo storico Matteo Camera, ad Amalfi, tra il XIII-XIV secolo erano presenti due chiese dedicate all'Evangelista: una situata «foris portam» ed un'altra posta detta San Marco de intromuro o de lo Scario lungo la «maritima» . La prima doveva essere stata edificata, con molta probabilità, nella Valle dei Mulini, località che viene spesso intesa nelle carte amalfitane come abbiamo detto precedentemente: «foris portam». La seconda, attestata sin dal 1308, dovette giocare un ruolo rilevante per quanto riguarda la toponomastica cittadina: secondo quanto ci informa lo storico Francesco Pansa con un documento del 1365, possiamo evincere che una località ed un vicolo erano sotto il titolo di San Marco: «...ubi dicitur ad S. Marcum...»; un documento del 1404 dell'Archivio Vescovile di Amalfi ci rende partecipi dell'elevazione a chiesa parrocchiale, estendendo la propria denominazione ad una intera contrada cittadina: «...Amalphiae in Parochia S. Marci...». Oggi, di San Marco de lo Scario se ne è persa ogni traccia.
A Minori, nella seconda metà del Cinquecento, era attiva la chiesetta di San Marco o Santa Maria a Lama. Essa distava circa un chilometro dalla chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo a Torre nel luogo detto popolarmente ‘la Torretta', dominando il vallone prospiciente la comunità conventuale dei Frati Francescani maioresi: era lunga 10,20 e larga 9 metri; nella parte anteriore, possedeva un atrio coperto; l'altare era sormontato da una bellissima pittura raffigurante la Beata Vergine Maria tra i santi Antimo e Marco; alla fine del XIV secolo era in pessime condizioni e, nonostante vari interventi di restauro, all'alba del Seicento venne sottratta al culto liturgico. Oggi, gli unici elementi legati al culto del santo nel villaggio minorese di Torre sono presenti nella Chiesa Parrocchiale della località: il trittico di Matteo Casella del 1910 raffigurante i patroni del borgo (San Michele Arcangelo, San Vito Martire e San Marco Evangelista), un tondo affrescato sul soffitto cassettonato della fine dell'Ottocento e un Leone Alato che sovrasta un libro al di sopra dell'ingresso attribuibile allo stesso periodo.
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