Tu sei qui: Storia e StorieIl culto dell'Addolorata a Torello
Inserito da (redazionelda), domenica 15 settembre 2019 09:20:38
diSalvatore Amato
Nel variegato panorama delle devozioni ravellesi, quella tributata all'Addolorata conobbe una crescente diffusione nel corso del XVIII secolo, come dimostrano le dedicazioni di cappelle e altari in diverse chiese del territorio.
Alla metà del Settecento, un cappella dedicata alla Mater Dolorosa risultava edificata nella chiesa conventuale di San Francesco, concessa, il 7 gennaio 1757, al patrizio di Scala Domenico Diego Sasso, e dotata dal figlio Cirillo di un legato di 19 ducati in monete d'oro e d'argento per la celebrazione di tre messe annue nel giorno delle feste dell'Addolorata, della Madonna del Rosario e dell'Immacolata.
Alla famiglia Imperato, che a lungo esercitò la professione notarile, apparteneva il patronato sulla cappella dell'Addolorata edificata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni alla Costa, come riferiva, nel 1770, il parroco Angeloantonio Mansi.
Anche nel quartiere di Torello la diffusione del culto avvenne nel corso del XVIII secolo, precisamente nel periodo del ministero parrocchiale di Don Lorenzo Risi (1726-1753), Tesoriere del Capitolo della Cattedrale di Ravello, noto soprattutto per aver fatto realizzare, nel 1759, il busto argenteo di San Pantaleone, ancora oggi portato in processione.
Il 22 novembre 1739, come risulta dagli atti del notaio maiorese Francescantonio Venosi, "per la devozione la quale ha sempre professato e tuttavia professa alli dolori della Vergine Santissima", il Risi fondava una cappella dedicata all'Addolorata, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Paradiso, esistente tuttora lungo la strada che dalla frazione di Torello conduce a Minori, con l'onere di celebrarvi una messa votiva ogni settimana, di venerdì, e nella festa dell'Addolorata, che in quel tempo cadeva il venerdì precedente la Domenica delle Palme.
Secondo le disposizioni del Risi, alla sua morte il diritto di patronato sulla cappella doveva essere trasferito al notaio Luise d'Amato e ai suoi eredi e successori nella linea maschile. Tuttavia, l'8 dicembre 1772, Don Lorenzo Risi decise la traslazione dell'altare nella navata destra della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Torello, dopo averne ottenute le necessarie facoltà dal Vescovo di Ravello-Scala Michele Tafuri e dal nuovo parroco di San Michele, Giacomo Gargano.
Agli inizi del XIX secolo, come risulta da un inventario redatto nel 1811 dall'economo curato Pantaleone D'Amato, l'altare dell'Addolorata era sormontato da una tela raffigurante la Vergine, mentre un'altra immagine della Mater Dolorosa era collocata a destra dell'antico crocifisso ligneo che si trovava a destra dell'altare maggiore.
Nel 1837, Nicola Mansi, zio del futuro sacerdote torellese Ferdinando, per consentire al nipote di accedere al sacerdozio, fondò, presso l'altare dell'Addolorata, una cappellania laicale, nominando amministratore il nipote. La dotò di alcune entrate provenienti dagli affitti di terreni, situati nei pressi della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Paradiso, nel luogo detto Pastino, e nella località Salvatore, nel territorio di Marmorata.
La somma percepita, pari a circa 33 ducati e 19 grana annui, permise a Don Ferdinando anche la continuazione degli studi, che concluse a Roma, conseguendo la laurea in diritto civile e canonico. Lavorò alla corte papale come consultore della Congregazione dell'Indice, fu traduttore delle opere del Rosmini che venivano sottoposte a Pio IX e autore di diversi testi liturgici e agiografici, tra i quali la prima biografia ravellese di San Pantaleone, per il quale scrisse anche l'inno latino Ravelli pignus optimum, approvato il 5 agosto 1853 e cantato ancora oggi nelle feste del Santo Patrono.
Verso la metà dell'Ottocento, l'altare dell'Addolorata venne arricchito da una statua della Madonna, portata in processione la terza domenica di Settembre, come testimoniava alla fine di quel secolo Mons. Luigi Mansi, nella sua celebre opera "Ravello Sacra-Monumentale". Per tale occasione, un decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 12 agosto 1869, stabilì che nella terza domenica di Settembre poteva celebrarsi con solennità la messa propria dell'Addolorata.
L'uso di celebrare la festa dell'Addolorata la terza domenica di settembre veniva suggerito anche nel 1895 dal Proprium festorum dell'Arcidiocesi di Amalfi, emanato dall'Arcivescovo Enrico De Dominicis. A confermare la crescente devozione verso la Madonna Addolorata di Torello, Pio IX, concesse un indulgenza plenaria settennale per tutti coloro che si fossero recati nella chiesa di San Michele Arcangelo in occasione della festa, a partire dai primi vespri.
Nel 1934, a seguito dei lavori di rifacimento dell'atrio, del tetto e dell'interno della chiesa, promossi dal parroco Don Raffaele Mansi, e diretti dal padre Nicola, l'altare dell'Addolorata venne demolito, mentre lungo le navate laterali fu installata una Via Crucis in pietra locale scolpita, proveniente dalla località Petrito, e realizzata per 2600 lire dall'artista Giovanni Fiocchi di Vietri sul Mare.
Proprio Don Raffaele Mansi, a suggellare il culto liturgico dell'Addolorata, scrisse l'inno popolare, che ancora oggi si canta durante il Settenario e la festa a Lei dedicata, "Là sul calvario accanto, a te Maria Dolente, guarda pietosamente, la morte del Signor".
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