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Lettere alla redazione

Se amiamo la Costiera voliamo alto

Inserito da (redazionelda), lunedì 15 marzo 2021 17:48:44

Riceviamo e volentieri pubblichiamo lettera a firma di una nostra assidua lettrice, la professoressa Olimpia Gargano, nata a Castiglione di Ravello, ricercatrice in Letteratura Comparata dell'Université Nice Côte d'Azur (Francia), con particolare riguardo alla letteratura di viaggio, e traduttrice letteraria da inglese, francese e tedesco. Insegna Italiano e Latino nei Licei. Ha progettato e curato la prima guida turistica di Amalfi (Amalfi. La città famosa, la città da scoprire, Centro di Cultura e Storia Amalfitana, 1995). Nel 2019 ha trasformato la sua casa di famiglia in casa vacanze.

Gentile Direttore,

è passato quasi un anno da quando, grazie all'ospitalità del Suo giornale, mettevamo insieme quel poco che ci deriva dalle nostre conoscenze e quel tanto che ci è dato dall'amore che portiamo alla nostra terra, per provare a immaginare delle linee di sviluppo per il "dopo". Era maggio del 2020, l'estate era alle porte e i primi timidi segnali, o meglio auspici di ripresa cominciavano a farci sperare di esserci lasciati il peggio alle spalle.

Com'è poi andata lo sappiamo tutti. Le croniche criticità della Costiera, una fra tante quella del traffico veicolare non gestito, che nei periodi di punta rende impraticabili le nostre strade, sono rimaste tal quali. Nel frattempo, la flotta Sita si è dotata di autobus di grandezza spropositata, fra il consenso di amministratori locali che posavano compiaciuti accanto ai dirigenti che annunciavano l'arrivo di questi bisonti (in confronto ai quali gli autobus Sita della mia infanzia sembrano i pulmini NCC), con tutti i rischi che ne derivano per l'incolumità dei pedoni, messa sempre più a dura prova.

E fossero almeno dotati di annunci di fermata: a oggi, marzo 2021, nella Costiera Amalfitana patrimonio Unesco, su questi "nuovi" autobus i turisti devono ancora chiedere aiuto ai passeggeri per capire dove scendere, mentre in tutti i posti civili d'Europa e del resto del mondo le fermate sono indicate da segnalatori digitali o acustici a bordo. Per non parlare del fatto che, incredibile a dirsi, alle fermate dell'autobus mancano le necessarie e ovunque comunissime tabelle indicanti i rispettivi orari.

Intanto, il territorio continua a sbriciolarsi, e le frane che hanno isolato la Costiera da Vietri ad Amalfi sono soltanto i più recenti, muti segnali d'allarme di un territorio che ci chiede, se non aiuto, vista la nostra provata incapacità di soccorrerlo, almeno pietà nel non continuare a infierire. Eppure, c'è chi a tutti i livelli della gerarchia amministrativa, dai vertici regionali agli amministratori locali, scalpita per mettere mano a nuove gallerie e grandi opere in modo da scavare sempre più a fondo, con sempre maggiore violenza, fino a mettere a nudo le viscere del corpo già martoriato della Divina Costiera. Circa nove anni fa (6. 11. 2012), veniva stipulato un accordo di collaborazione fra i comuni della Costiera per la realizzazione di un servizio di condivisione auto elettriche, con relative infrastrutture per la fruizione e la ricarica dei veicoli. L'accordo, finalizzato a "promuovere uno stile di vita meno dipendente dall'auto, o comunque atto a migliorare la qualità dell'aria", portava l'ottimistico titolo "Mi muovo - Eco mobility Salerno - Costiera Amalfitana". A siglare l'accordo, le firme di tutti i sindaci della Costiera, ritratti in una sorridente foto di gruppo. I periodici locali titolavano "L'eco mobility approda sulla Costiera Amalfitana". Quanto di tutto questo sia stato realizzato nel corso di questi 9 anni potrebbero dircelo gli amministratori che lo sottoscrissero, perché se dovessimo giudicare per esperienza diretta, dovremmo dire che l'accordo è rimasto lettera morta, anzi sepolta.

Per fortuna non mancano le iniziative di segno opposto, a partire da comitati cittadini uniti a difesa del territorio, a enti che come il Distretto Turistico Costa D'Amalfi promuovono per davvero la mobilità sostenibile, ad associazioni di giovani guide turistiche attente a valorizzare le nostre risorse più preziose, e per molti versi ancora da scoprire. Perché, come tutti ormai sappiamo o dovremmo finalmente sapere, c'è un'altra, anzi "alta" Costiera, quella che si muove sinuosa fra cielo e mare, su sentieri intagliati a mano dalla saggezza contadina dei nostri antenati. Grazie al loro lavoro, le preziose "macerine" lasciavano defluire moderatamente le acque da un terrazzamento all'altro, scongiurando il rischio di fenomeni franosi come quelli ormai abituali ai nostri giorni, quando invece il drenaggio risulta impossibile perché strozzato da materiali cementizi e detriti di ogni genere.

Sono queste le opere d'ingegno contadino che affiancano le vie seminascoste della Costiera Amalfitana: i sentieri. Attraversano tutta la Costiera, da Positano a Vietri, passano fra terrazzamenti, gradinate costruite centinaia di anni fa e che ancora reggono il peso del tempo e delle carovane di muli che per alcuni tratti li percorrono quotidianamente.

Se tutti, e in tutto il mondo, conoscono il Sentiero degli Dei, non altrettanto può dirsi per le innumerevoli "vie azzurre", così ci piacerebbe chiamarle, sospese come sono fra mare e cielo, e che conducono ininterrottamente da un paese all'altro, da un villaggio a un borgo. A metterle tutte in fila, ne verrebbe fuori un gomitolo lungo decine e decine di

chilometri. A ogni angolo lasciano col fiato sospeso davanti a scorci panoramici d'incredibile varietà e bellezza, perché ogni angolo apre nuove prospettive. Per fortuna si comincia in parte a riscoprirle, grazie per esempio a visite guidate lungo le vie dei limoni. Ma non tutte sono praticabili: di alcune si leggono solo i nomi, mentre le scalinate che dovrebbero attraversarle si interrompono, dissestate per mancanza di manutenzione. Eppure ne abbiamo visto l'importanza proprio in questi mesi, quando la frana che ha tagliato in due Amalfi ha potuto essere aggirata solo grazie a percorsi pedonali attraverso gradini intagliati nelle rocce.

Ogni abitante della Costiera conosce almeno un sentiero nelle sue vicinanze: perché non creare un "censimento" dei percorsi interrotti, segnalandoli ai rispettivi Comuni per chiederne la manutenzione e la riapertura? Si potrebbe cominciare utilizzando la pagina "Tutela il tuo territorio", che però ha la funzione specifica di evidenziare pericoli imminenti. La nostra proposta, invece, mira a segnalare sentieri abbandonati per chiederne il ripristino: riaprirli, per renderli praticabili dai locali (in tempi di lockdown, muoversi è diventato imperativo assoluto a difesa della propria salute!) e dai turisti, innescando nuovi itinerari alternativi, circoli virtuosi per la valorizzazione del territorio. Chissà che la tutela dei sentieri non possa rientrare tra le iniziative dell'appena nato Distretto Agroalimentare di Qualità del Limone Costa d'Amalfi, così che la limonicoltura trovi nuovo slancio anche grazie alla riscoperta dei luoghi primari di tale attività.

Per limitarmi a uno dei primi esempi che per motivi di vicinanza mi viene in mente, comincio io, indicando la "Via dello Scarpariello", che a Marmorata conduce, o almeno dovrebbe condurre, dai pressi della Torre omonima alla strada interpoderale che passa sotto Torello, per arrivare fino a Ravello. La Torre dello Scarpariello è entrata nella storia d'Italia anche per aver ospitato, fra tanti personaggi illustri, re Vittorio Emanuele III e la regina Elena, nel periodo in cui presero dimora a Ravello. Sotto le scogliere della Torre, il re andava a pescare in barchetta a remi.

Oggi quel sentiero dal nome così evocativo si perde fra cespugli incolti e gradini smozzicati. Eppure non dovrebbe costare molto renderlo agibile, per metterlo in rete con le altre innumerevoli "vie azzurre" e ripristinare così percorsi pedonali alternativi. La prima mobilità sostenibile viene dalle nostre gambe: usiamole e facciamole usare!

Nel Medioevo, i sindaci della Costiera si riunivano ad Atrani per concordare iniziative di pubblica utilità. "Il Ducato di Amalfi era composto da 14 universitates, quattro delle quali godevano dello status di civitas: Amalfi, Ravello, Scala e Minori. Era tradizione consolidata che tutti i sindaci delle comunità locali si riunissero in piazza del Salvatore ad Atrani, davanti alla chiesa dove già nell'839 era stato eletto il primo comes della Repubblica. Qui venivano discusse questioni di politica interna ed estera, e approvate le rispettive attività". Queste righe che pubblichiamo qui in anteprima sono tratte da Amalfi. Moderna nel Medioevo, dello studioso austriaco John Morrissey, di prossima pubblicazione presso il Centro di Cultura e Storia Amalfitana.

In quei secoli, Amalfi e la Costiera tutta avevano una dignità economica, civile, giuridica, riconosciuta e apprezzata in tutto il Mediterraneo. Sempre in Morrissey, leggiamo che l'arcivescovo Pietro Capuano aveva fondato scuole e ospedali: ad Amalfi, "l'Ospedale di Maria accanto alla chiesa di santa Maria foris portam, e sant'Angelo nel rione ravellese di Gradillo, il quartiere della borghesia e della gente comune". Mauro de Comite Maurone, altro illustre patrizio locale, finanziò "l'istituzione di un ospedale a Gerusalemme e un altro ad Antiochia".

Ancora una volta, sono testi che non hanno bisogno di commenti. Per carità, non tocchiamo neanche l'argomento "ospedale", altra nota critica perennemente all'ordine del giorno nella Costiera del 2021. Possiamo però desiderare, e chiedere a tutti noi cittadini e a chi ricopre incarichi amministrativi o si candida a farlo, di guardare con più rispetto al patrimonio che ci hanno lasciato i nostri antenati, di custodirlo e valorizzarlo come merita?

I desideri (parola bellissima, che ha in sé la radice latina "sidera", "stelle", che originariamente esprimeva il "dispiacere" per la mancanza delle costellazioni celesti da cui trarre auspici) possono anche avverarsi, purché non ci si limiti a evocarli, ma ci si impegni giorno per giorno nella loro realizzazione. Gli antichi guardavano al cielo per trarne indicazioni sul futuro. Oggi, le vie azzurre della Costiera Amalfitana passano sulle nostre teste, molto al di sopra del nero dell'asfalto: sono fatte di pietre poste da mani sapienti, punteggiate del verde oro dei limoni e l'argento degli olivi. Lassù, si respirano profumi di rosmarino, menta e piante selvatiche. Passano sopra le nostre case, aspettano

in silenzio che ci accorgiamo di loro e le facciamo rivivere, liberandone i tracciati seminascosti dal tempo e dalla nostra negligenza. Se amiamo la Costiera, puntiamo in alto.

Olimpia Gargano

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