Tu sei qui: Storia e StorieRavello nel viaggio di Pierpaolo Pasolini
Inserito da (redazionelda), domenica 1 novembre 2015 19:21:43
di Salvatore Amato
Pur rimanendo fedeli all'ammonimento virgiliano "non omnia possumus omnes", non poteva passare sotto silenzio una bellissima testimonianza su Ravello di Pier Paolo Pasolini. Molti ricorderanno la sua presenza nella Città della Musica nel 1970 per girare alcune scene del "Decameron", film che suscitò vasta eco, anche di scandalo, per l'audacia di molte scene.
In realtà Pasolini aveva già frequentato Ravello qualche decennio prima quando, per la rivista "Successo", condusse un periplo lungo le coste Italiane, da Ventimiglia fino a Trieste, al volante della sua Fiat Millecento.
Il resoconto di questo viaggio venne intitolato "La lunga strada di Sabbia". Era l'estate del 1959. Qualche anno fa, nel 2005, il fotografo Philippe Séclier, ha curato anastaticamente il dattiloscritto conservato presso gli eredi dello scrittore bolognese e ne ha pubblicato il testo in edizione italiana presso la casa editrice Contrasto.
Una testimonianza di eccezionale livello, anche per la descrizione degli atteggiamenti sociali e culturali del popolo italiano, resi con un linguaggio poetico di forte suggestione. È bene allora lasciare alle sue parole il racconto del suo passaggio a Ravello, avvenuto nel luglio del 1959, nel corso dell'itinerario che da Napoli lo portò a Vallo Lucano. Dopo aver visitato velocemente Amalfi l'autore racconta di voler raggiungere prima di notte Ravello per una ragione molto semplice, "perché Ravello è il paese di Greta Garbo". Eccone il testo dall'edizione di "Philippe Séclier, Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia, Contrasto 2005".
"Lascio la strada sul mare, e mi arrampico su, tra colline fitte di pergole di vigneti, di fichi d'India, più verdi del verde. Ecco a sinistra Scala, e, dopo un'ultima curva da vertigini, una piazzetta con una fontana moresca: sono a Ravello.
Sbaglio tutto: contrariamente al solito, che indovino subito dove devo andare, prendo, a sinistra anziché a destra, lasciata alla fontana moresca la macchina. E vado per un paese anonimo, in fondo, che si allunga come una serpe sulla cima stretta d'un monte: eppure c'è qualcosa di nobile, di misterioso, intorno. Sento puzza di novità. Arrivo in capo alla striscia di paese. "Ma gli alberghi, dove sono?" chiedo a delle donne sedute sui gradini rosicchiati delle povere case.
"Non stanno qui! - fanno, smarrite, dolenti, dolci. - Stanno dall'altra parte!" Ridiscendo di corsa la lunga strada, sorpasso la fontana, e entro, dall'altra parte, nel vero paese. Lì ho passato le due ore più belle di tutto il viaggio, e, sicuramente, tra le più belle della mia vita. È venuta quasi l'ora del tramonto, intanto, e il sole, ancora limpido carico, rade le cime delle colline dense di piante pure, secche, nette come cristalli e insieme piene di umile tenerezza.
Per le strade del paese non c'è quasi nessuno: solo la gente che si vede nei paesi veri, di tutto il nostro mondo, nell'ora del tardo meriggio estivo: ragazzi, soli, che rincasano dal catechismo, donne che tornano al lavoro. E le strade sono pulite, ben selciate, nobili come nel più eletto paese di Lombardia o delle Venezie. Le costeggiano palazzetti barocchi, settecenteschi, d'una discrezione e d'una eleganza mai vista: ogni tanto, le case s'interrompono, c'è un muretto, da cui si intravedono, sotto, abissi caldi di verde. È tutto pieno di chiese, di monasteri: il monastero di Santa Chiara, la chiesa di San Francesco, il santuario dei SS. Cosma e Damiano: è una città sacra, una piccola Assisi, dimenticata. Vedo un frate giovane, rosso, che cammina in fretta giù per gli scalini della strada, tra due muretti sospesi nel vuoto: lo chiamo, gli chiedo quasi allarmato come mai tante chiese in un così piccolo paese. Mi risponde in un greve, gretto napoletano: "Anticamente qui ci stava 'nu popolo molto numeroso!".
Scompare dietro un portone di quel barocco umile che si vede nei paesi. Ravello è come in uno sperone, sospeso nel vuoto, in fondo a cui si stendono colline che strapiombano sul mare. Ma te ne accorgi solo alla fine, quando giungi alla Villa Cimbrone, che è il punto supremo di Ravello. In capo alla strada ti si para davanti un portoncino, entri, e non puoi gridare dalla meraviglia: subito, a sinistra uno stupendo chiostro, poi un delizioso palazzetto, e davanti un viale per un giardino favolosamente neoclassico, che finisce di colpo, laggiù, contro il cielo.
Entro nella cripta, esulto davanti a un Della Robbia, a dei bassorilievi anonimi, del primo Quattrocento, i Sette Peccati Capitali, e i nove, meravigliosi, Guerrieri Normanni. Scendo ancora giù, per una scaletta che mi porta a un'abside, una selva di colonne, come dalle mie parti, gotiche; ma, davanti, è aperto, c'è il precipizio, il vuoto, il mare. Sperduta tra le colonne, un'antica sedia di legno, ecclesiastica, mi siedo, c'è tanta pace, che qui vorrei morire, finirla così dolcemente.
Ma mi rialzo, corro sul giardino, filo lungo tutto il viale, profumato da ubriacare, arrivo in fondo alla terrazza, sospesa nel cielo, con una fila di nobili teste di marmo, e una dolce ringhiera. Ci sono dei turisti, estasiati. In realtà, la situazione è di quelle che non si possono facilmente esprimere: tutto il golfo da Amalfi a Salerno è ai tuoi piedi, e tu voli. Riannodo le fila che mi parevano perse, con la grande Italia cristiana e comunale: non c'è Borbone che riesca a cancellarne lo spirito.
Come Lawrence - che anche lui, avrebbe voluto morire qui, di troppa pace - non riesco a staccarmi da questo angolo di cielo: un luogo deputato all'estasi".
Se sei arrivato fino a qui sei una delle tante persone che ogni giorno leggono senza limitazioni le nostre notizie perché offriamo a tutti la possibilità di accesso gratuito.
Questo è possibile anche grazie alle donazioni dei lettori. Sostieni l'informazione di qualità, sostieni Il Vescovado!
Scegli il tuo contributo con
Per rimanere costantemente aggiornati con le notizie del Vescovado, in tempo reale sul tuo smartphone, scarica la App!
Per dispositivi Apple |
Per dispositivi Android |
rank: 100258101
Lo scorso 18 dicembre, nell'oratorio della Chiesa di Santa Maria Assunta a Positano, è stato inaugurato il presepe dipinto di Giacomo Palladino, che racconta il Vangelo della Natività con citazioni da natività e adorazioni del ‘400 e ‘600. Non si tratta di una rappresentazione tradizionale della Natività:...
"A Santa Lucia e a Sant'Aniello né forbice né coltello". Secondo la tradizione che ci tramandano le nonne, oggi e domani, 13 e 14 dicembre, le donne incinte devono tenersi lontane da oggetti taglienti, perché, nel caso in cui dovessero farsi male, il figlio che portano in grembo potrebbe nascere senza...
La data dell'eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C. è stata per lungo tempo oggetto di dibattito tra gli studiosi. Plinio il Giovane, testimone diretto del disastro, la colloca nel 24 agosto. Tuttavia, negli ultimi decenni, molti ricercatori hanno suggerito che l'eruzione possa...
Il 12 dicembre segna un triste anniversario per l'Italia: quello della strage di Piazza Fontana a Milano, avvenuta nel 1969, una delle pagine più buie della storia italiana recente. L'ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, prende questa occasione per riflettere sulla memoria storica e l'importanza...
Ieri, 9 dicembre, è stata inaugurata l'illuminazione dell'Arco Felice, monumento simbolo dell'antica città di Cuma. L'illuminazione dell'arco, realizzata grazie alla collaborazione tra le amministrazioni di Pozzuoli e Bacoli, vuole valorizzare questo straordinario esempio di ingegneria romana. Con i...