Tu sei qui: Storia e StorieMonsignor Vincenzo Conforti, ultimo primicerio dell'Insigne Collegiata di Maiori
Inserito da (LdA Journals), mercoledì 8 dicembre 2021 14:46:34
di Donato Sarno
Esattamente settanta anni or sono, l'8 dicembre 1951, nell'antico palazzetto gentilizio di sua proprietà ubicato nel piazzale Campo di Maiori, terminava la sua esistenza terrena, ad ottantotto anni, il Reverendo Monsignor Vincenzo Conforti. Era nato il 19 novembre 1863, penultimo di undici figli, molti dei quali morti ancora in fasce, da Don Andrea Conforti e da Donna Maria Giuseppina Amatruda.
Il padre apparteneva ad una famiglia importante di possidenti ed appaltatori di opere pubbliche, ivi trasferitasi da Calvanico nel 1779, ed altrettanto distinta era la famiglia materna, proprietaria di cartiere. Cresciuto in un ambiente profondamente religioso (il padre era ascritto all'Arciconfraternita del Carmine e proprio in segno di tale appartenenza volle chiamare Carmine l'ultimo suo figlio), si avviò alla carriera ecclesiastica, venendo ordinato sacerdote nel 1887.
Ben presto entrò a far parte del Capitolo dell'Insigne Collegiata di Santa Maria a Mare, ossia del gruppo di preti (il numero complessivo previsto era di diciassette) che ivi prestavano servizio. All'epoca il Capitolo, pur avendo sofferto danni per effetto delle leggi postunitarie che avevano ad esso sottratto molte proprietà, contava ancora molti componenti; entrarvi era considerato un privilegio, in quanto tale ambìto in primis dagli appartenenti ai certi sociali più elevati.
Non a caso, in quel tempo, ben due sacerdoti della famiglia Conforti ne facevano parte: lo zio paterno don Gaetano Conforti e il cugino paterno don Venanzio Conforti, entrambi in qualità di dignitari (il primo come Primicerio, carica più importante dopo quella di Prevosto, e il secondo come Arciprete).
Il giovane don Vincenzo entrò nel Capitolo, partendo, come di norma, dal grado più basso, quello cioè di Ebdomadario, durante la prepositura di Monsignor Gaetano Confalone, al quale egli era legato da parentela per il tramite della nonna materna Rachele Cimini, e già nel 1896 divenne Canonico.
Dal 1909 entrò a far parte dei dignitari del Capitolo, prima come Arciprete, poi come Decano dal 1914 ed infine, dal 1925 in avanti, come Primicerio. Ebbe pertanto modo di collaborare strettamente con il pio Prevosto Monsignor Nicola Giordano, che era cognato di suo fratello Carmine ed era succeduto a Gaetano Confalone nel 1903; al contempo, dal 1913 e fino al 1944, ricoprì la carica di Economo Curato di Ponteprimario.
Nel 1938 don Vincenzo Conforti fu insignito del titolo di Cameriere Segreto di Sua Santità; in virtù dell'alta onorificenza conferitagli, egli ottenne il titolo di Monsignore, con diritto alla talare e alla fascia paonazze e alle scarpe con fibbie. Di carattere autoritario, ebbe a cuore per tutta la vita il lustro della sua famiglia - pretendendo sempre dai suoi numerosi nipoti e pronipoti che studiassero con profitto e si mantenessero a rango - e il decoro dei sacri edifici, per il quale fu oltremodo generoso e munifico.
Ancora oggi sono visibili in alcune chiese pavimenti fatti realizzare a sue spese e devozione e lo stesso basamento in pietra vulcanica sulla facciata della chiesa di San Francesco venne da lui donato. Fu inoltre intransigente difensore del ruolo, dei diritti e della prerogative dell'Insigne Collegiata e del Capitolo acquisiti nei secoli e ogni volta che li vide minacciati da discutibili innovazioni levò la sua voce autorevole per evitarne ogni possibile pregiudizio, non esitando ad entrare in contrasto con i Prevosti Pasquali e Mansi e finanche con lo stesso Arcivescovo di Amalfi Monsignor Ercolano Marini, opponendosi, e con successo, all'idea, da quest'ultimo avanzata, di far trasferire ad Amalfi l'archivio capitolare. I più anziani ancora lo ricordano col suo bastone richiamare all'ordine, nel piazzale Campo, i ragazzini troppo vivaci ed indisciplinati o sedere in cotta e mozzetta nello stallo corale proprio del Primicerio (quello di fronte allo stallo del Prevosto) insieme agli altri sacerdoti a cantare il Vespro della Domenica; sono ancora viventi persone che da bambini gli hanno servito Messa.
Era insomma una persona ragguardevole ed energica, che chiedeva rispetto e si faceva rispettare, come mi ricordavano sin da piccolo mia madre e miei zii, i quali di lui erano pronipoti, tutte le volte che parlavano dello "zio prete". Nel corso degli anni Monsignor Conforti vide progressivamente ridursi i sacerdoti facenti parte del Capitolo, man mano deceduti e non tutti più rimpiazzati per mancanza di sostituti: il fenomeno, che riguardò anche i Capitoli dei paesi vicini (Minori, Ravello, Scala, Atrani), era espressione di un calo di vocazioni registratosi, che preoccupò non poco l'Arcivescovo Marini, allarmato anche per il diffondersi delle prime "mode invereconde", e che si sarebbe poi notevolmente accresciuto nel periodo del postconcilio.
Amorevolmente assistito dalla nipote Donna Agatina Conforti (figlia di suo fratello Alfonso), Monsignor Vincenzo Conforti, dopo essere stato spettatore e protagonista di tanti eventi nazionali e locali (dall'inizio del Regno d'Italia sino alla Repubblica, passando per tre guerre coloniali, il Fascismo e due guerre mondiali) e dopo aver prestato il suo servizio sacerdotale per tanti decenni in un tempio mariano, venne, per singolare coincidenza, a mancare proprio in un giorno mariano per eccellenza, l'8 dicembre, quando cioè si celebra il dogma dell'Immacolato Concepimento della Vergine.
Dopo la sua morte nessun altro sacerdote ha più ricoperto in Collegiata il ruolo di Primicerio.
I suoi stemmi gentilizi, che tuttora si vedono in Collegiata e nella chiesa di San Francesco, sono testimonianza del l'azione di un sacerdote che, pur tra umane debolezze, ha svolto, nel corso della sua lunga esistenza, nella storia religiosa, civile ed artistica di Maiori un ruolo importante, degno, in quanto tale, di memoria e di ulteriori apprendimenti.
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