Tu sei qui: Economia e TurismoTurismo religioso in Costiera Amalfitana: le chiese di Corsano, Campinola e Paterno a Tramonti
Inserito da (ilvescovado), sabato 22 ottobre 2016 13:34:47
Di Giuseppe Liuccio
Il pianoro di Gete e i petti di colline di Campinola e di Corsano sono terrazze di luce spalancate sulle vallate di Tramonti che caracollano verso il mare di Maiori Lungo il corso il Satrono, che quassù è ancora un torrente e solo più giù, molto giù, acquisterà portata e dignità di fiume cambiando il nome in Reginna. Nelle campagne che profumano di mosto sui tralci carichi di "tintore" e "cardamone" fino ad invadere le strade interpoderali, anche vespe e mosconi sono ubriachi di umori ed improvvisano concerti in varie tonalità, che diventano un tutt'uno con i campanacci delle mandrie alla pastura brada. Ai terrazzi delle case, a veglia dei recinti degli orti, il riso multicolore (bianco, rosa, rosso) dei gerani è in gara con il giallo dei limoni che accendono oro al verde dei pergolati ad arredo di spazio da vivere nelle feste di famiglia.
Mi incanto alla bellezza nitida di semplicità della chiesetta di Corsano vegliata da un albero di noce sbrigliato dalla brezza che canta litania di preghiera con il fogliame strapazzato da recente abbacchiatura. Corsano, l'antica Cupersanum, dispone di una bella chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo. Di ben altra importanza è Campinola, il cui nome pare derivi da "Campi di Nola", quale sede di un gruppo di soldati nolani anticamente presenti sul posto. E questa è, per i ricercatori di storia locale, una spia dei rapporti delle potenti comunità dell'agro nocerino-sarnese-vesuviano con le popolazioni oltre il Valico di Chiunzi. È Campinola la borgata più grande di Tramonti, alta con la sua chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del Carmine con annessa la Confraternita del SS. Nome di Dio. La bella Chiesa di San Giovanni Battista custodisce una pregevole pala d'altare con la Madonna tra San Giovanni Battista e San Francesco, che presenta il donatore Francesco Telese, e angeli musicanti, del XVII secolo. È opera di Ippolito Borghese. Vanta, inoltre, un bellissimo organo, il più antico funzionante della Costiera Amalfitana ed uno dei più antichi della regione. È un bel contenitore di cultura, storia ed arte e la si consiglia a quanti abbiano intenzione di abbinare la pratica del precetto della messa domenicale con una escursione fuori porta in una delle frazioni alte di Tramonti.
Non meno interessanti sono le chiese dei villaggi delle zone basse, che si affacciano sul corso d'acqua. E tutti e tre i maggiori storici che si sono occupati della "Terra operosa di Tramonti": il Camera, il Cerasuoli e padre Salvatore Fierro, autore di un interessante "Tramonti dalle origini", di cui si preannunzia la ristampa anastatica, hanno parlato di frazioni alte e basse di quel vasto territorio che dal Valico digrada fino al mare o quasi. Degne di nota sono Paterno S. Arcangelo, posta alle falde di Montalto su cui sorgeva il castello omonimo Conserva una chiesa dedicata all'Assunzione, in stile romanico e risalente al IX-X secolo, recentemente ristrutturata e valorizzata, dopo il crollo della parrocchiale di S. Michele distrutta dal terremoto del 23 novembre 1980. Bellissima la monumentalità della scalinata in pietra: ardita, aerea, "panoramicissima", sovrastata da un imponente campanile a pianta quadrangolare. Non meno bello ed interessante è il villaggio di Paterno S. Elia, anticamente chiamato S. Elia di Satrone, con una parrocchiale dedicata a S. Elia, appunto. Qui è molto sentita e praticata la devozione per la Madonna della Pietà, la cui festa si celebra l'8 settembre. Tutte e due le chiese riservano sorprese di storia, arte e cultura e sono consigliabili a chi ama una passeggiata all'aria frizzante di profumi nel verde di uliveti ed agrumeti tra gente di campagna ospitalissima e con il culto dei valori della tradizione.
Lo scrivevo già nel novembre del 1969, in un mio reportage per "Il Mattino". E fu il mio primo articolo su Tramonti, pubblicato, poi, nel 1970, nella raccolta "Il miracolo delle mani - l'artigianato nella Costiera Amalfitana". Non ho l'abitudine di citarmi, ma questa volta lo faccio a dimostrazione che il mio amore per Tramonti ha profumo di antico. «Lungo la vallata del Reginna - scrivevo allora - la macchina arranca su per i tornanti ripidi tra vecchie cartiere e terrazze di agrumeti. Nelle gole sibila tagliente il vento del nord, rumoreggiando sinistramente anche sul parabrezza. Tutto sommato sono più fortunato del mitico Flavio Gioia che questo vento dovette assaporarlo, sferzante, sulla barba fluente, quando, in una delle sue passeggiate lungo i sentieri di campagna, rimuginava sull'ago magnetico e la rosa dei venti. E le prime case di Tramonti dovettero, forse, suggerirgli quel nome "vento di Tramontana", che doveva, poi, diventare storico». Il vento soffia ancora, il fiume scorre sempre, a volte sonnolento, ma spesso anche con la forza dei suoi gettiti improvvisi e fragorosi. I villaggi luminosi di sole ostentano le chiese belle nel verde della vegetazione. E giù nella vallata tra Pucara, da un lato, e Paterno Sant'Arcangelo e Sant'Elia, dall'altro c'è memoria di proto industria e di feconde attività dismesse, cartiere (ben 18) ferriera e la CESE (centrale elettrica S.Elia), voluta da un uomo, tramontano, imprenditore creativo, intraprendente e lungimirante, Antonio Del Pizzo. In questa vallata ci sono ancora belle pagine di storia da recuperare ed esaltare, come quella dell'emigrazione, d'altronde. E non è detto che io non lo faccia nell'immediato futuro. Ci sono ancora i limoneti fiorenti sui "terrazzi" che reclamano iniziative a proiezione di futuro, come ho suggerito all'assessora all'Agricoltura, Arianna Fortiguerra, con un mio progetto di Parco Didattico della Memoria Collettiva nella Costa d' Amalfi e che trovi nella limonicoltura il suo punto di forza e nelle vallate di Tramonti, a margine di fiume verso Maiori l'habitat ideale per la realizzazione. Io ci credo ancora e, siccome sono, tanto per dirla con un efficace ossimoro, "un volitivo sognatore", l'entusiasmo non mi si è spento ancora. Sarebbe un modo per riparare alle inaudite violenze della natura di quella "mala notte" dell'ottobre 1954.
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