Tu sei qui: Economia e TurismoTurismo Religioso in Costa d’Amalfi: le chiese di Dragonea, la frazione più alta di Vietri sul Mare
Inserito da (ilvescovado), sabato 10 giugno 2017 15:46:58
Di Giuseppe Liuccio
Sorge su di un'ampia zona collinare alla quale si arriva attraverso la strada principale che, tutta in salita, s'inerpica per circa 4 chilometri nel verde. Negli ultimi decenni Dragonea ha conosciuto uno sviluppo notevole impresso dall'edilizia cooperativistica e popolare. È molto popolata perché vi hanno trovato casa tra panorami d'incanto, quiete e relax molti che da Salerno vi si sono trasferiti e sono contenti della scelta fatta. Sono incerte le sue origini storiche: una leggenda narra di un "drago" che, nelle forme di un serpente di smisurata grandezza, seminava terrore nel Casale di Transbonea e che fu ucciso da San Leone, abate del Monastero della Trinità di Cava. Altri ne attribuiscono la fondazione ad un argonauta di nome Dragon, ma la fonte storica più accreditata à quella che le attribuisce la nascita al 455, quando gli abitanti dell'antica Marcinna, per scampare all'invasione dei Vandali di Genserico, lasciarono la costa e cercarono riparo sulle colline circostanti. Il nome deriverebbe dalla sua posizione geografica e quindi da «transboneam», cioè «al di là del Bonea».
La costruzione delle prime case portò lentamente allo sviluppo di un casale che ancora oggi si identifica nei villaggi di Vallone, Iaconti e Padovani. In quest'ultima contrada, sorge, in collina, la chiesa di San Vincenzo con annesso un piccolo convento, la cui fondazione risale all'XI secolo. Sulla sinistra si snoda, tra il verde, una strada che porta al Monastero Benedettino della Badia. La Chiesa Parrocchiale di Dragonea è dedicata San Pietro Apostolo. Sorge sulla collina della Taverna ed era di proprietà della nobile famiglia Guarna. La Chiesa fu rasa al suolo nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale e con la partecipazione dei fedeli fu ricostruita in pochi anni. Infatti fu riconsacrata e riaperta al culto nel 1978. All'interno, sul lato sinistro, si possono ammirare le cappelle del Sacramento, di San Paolo, compatrono della parrocchia, di San Biagio, vescovo e martire. Sul lato destro si ammirano un Crocifisso, la cappella del Sacro Cuore e quella di Sant'Antonio. Sull'altare maggiore, che risale al 700, si notano due tele, che raffigurano rispettivamente la conversione di San Paolo e la Pentecoste, mentre nella navata centrale si trova la venerata statua di San Pietro. Nei pressi è da notare una bella colombaia costruita dal principe Romualdo Guarna, che in prossimità della Pasqua si recava nella sua proprietà di Dragonea per praticarvi il suo sport preferito, la caccia al colombo, in compagnia di altri amici nobili salernitani. Da notare che nel villaggio si trovano cinque edicole votive quasi tutte in ottimo stato di conservazione.
Il villaggio è punto di partenza per interessanti escursioni nei dintorni per apprezzarne il silenzio, conoscerne le specificità ambientali ed inebriarsi allo spettacolo di luce, cielo e mare a conquista d'infinto. Le preferite sono quelle verso Il Santuario dell'Avvocata, che, attraversando i territori di Raito ed Albori punta verso Maiori; quella verso il Monte Falerzio, che dopo Albori rivela un habitat di straordinaria bellezza e costituisce un vero e proprio paradiso per gli appassionati di trekking. La terza ha come destinazione il Monte San Liberatore ed è tutta vietrese in quanto il monte è quello più vicino a Vietri, per l'appunto. Si eleva a 500 metri sul livello del mare, quasi a forma di gobba a dominio della città di Salerno e di tutto il suo golfo. Si trova in una posizione centrale rispetto ai comuni di Salerno, Cava e Vietri, dai quali si accede con facilità fino alla valle in cui Manfredi praticava la cattura dei colombi con le reti, un tipo di caccia introdotta dai Longobardi, come simbolo di sport della nobiltà, che ebbe molto successo e fu molto praticata attraverso i secoli nelle vallate e sulle cime dei Lattari. Attraverso una mulattiera si arriva alla vetta sormontata da una grande croce luminosa visibile da molto lontano sia per terra che per mare. Vi è una chiesa costruita dal principe Arechi alla fine dell'VIII secolo. Alcuni documenti, però, ne attestano la costruzione nel 1062 ad opera dei Greci in onore di Gesù Cristo divino liberatore dell'umanità. Ad opera della Madre badessa dell'Ordine Benedettino vi fu costruito contemporaneamente un monastero di clausura femminile, che, però, nel XIV secolo fu abbandonato per la pericolosa solitudine della zona: le suore furono trasferite nel convento di Santa Sofia a Salerno. Successivamente chiesa e convento furono affidati alla custodia di un eremita.
Ma Chiesa, convento e Croce luminosa, come, d'altronde il massiccio Castello di Arechi restaurato, fanno parte della memoria storica collettiva degli abitanti, di Vietri, di Cava e, soprattutto, di Salerno ed hanno fecondato la prosa e la poesia del Grande Alfonso Gatto, di cui mi piace ricordare alcuni versi bellissimi tratti da Lo Stellato: "Al castello d'Arechi/ in quel grande passato, nella città ove fui/la vetta solitaria dell'ultimo chiarore/vedrò nei baci bui notturni lo stellato/.Così per l'infinito della memoria il nome/mi resti in ogni passo che si ferma vicino/e s'allontana come salendo al mio ricordo./Basta l'umile accordo di voci e di parole/che mi dica poeta, sarò di chi mi vuole/nel vento della chiara notte che va con lui".
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