Tu sei qui: Economia e TurismoTurismo Religioso in Costa d’Amalfi: le chiese di San Giovanni del Toro e Santa Maria a Gradillo a Ravello
Inserito da (ilvescovado), domenica 22 gennaio 2017 16:23:45
Di Giuseppe Liuccio
Ravello è bella in qualsiasi stagione ed in qualsiasi ora del giorno. Me ne rendo conto girandola in lungo e in largo, attraversandola da Via Roma a Piazza Fontana e salendo, poi, fin lassù, al Caruso fiorito su di uno sperone di roccia che esalta ancora di più la violenza dell'edilizia di rapina che involgarisce il rione Monte. Scendo a passi lenti giù e interiorizzo e metabolizzo bellezza, eleganza ed efficienza del Sasso, del Palumbo, di Villa Fraulo tra luce, colori e silenzio, fino ai giardini di geometrica e caleidoscopica fattura del Palazzo Comunale. Villa Episcopio è memoria tangibile di pagine di storia recente dell'Italia. Meriterebbe ben altra destinazione e non certo il quasi abbandono a degrado annunziato. È un percorso che faccio spesso, tutte le volte, o quasi, che vado nella "città della Musica" per una delle tante periodiche riunioni del Consiglio di Indirizzo della Fondazione. L'ultima volta mi sono fermato al "Garden" per una breve pausa pranzo prima di riprendere i lavori. Lo spettacolo dal terrazzo di paradiso del ristorante era da visibilio di piacere. La sagoma del "Moro addormentato", come la fantasia popolare ha ribattezzato i capricci d'arte della natura sulle dentellature dolcemente dirupanti del Falerzio sul mare di Capo d'Orso con all'orizzonte, in lontananza, Licosa e Palinuro mi hanno scatenato emozioni da ricordi di giovinezza. Ho girato lo sguardo alla mia destra e sulla balaustra dei Giardini di Villa Rufolo mi si è materializzata l'immagine del mio Amico e Maestro Salvatore Quasimodo, che qui portai per una escursione d cultura e d'amore negli anni '60.
Prima di ripartire per Roma mi concedo un altro bagno di emozioni, a passi lenti, lungo Via del Toro, in salita questa volta. Villa Episcopio testimonia prestigiose pagine di storia del passato: Episcopio, Casa del Vescovo, appunto, per secoli, residenza del re Vittorio Emanuele III°, che, in un periodo burrascoso della storia d'Italia, vi firmò il decreto di abdicazione, nel maggio del 1944, in favore del figlio Umberto, il passaggio carico di grazia, di sorriso, di eleganza e di avvenenza di Jacqueline Kennedy, con qualche gossip giornalistico ed il pellegrinaggio di uomini politici e di cultura... Io ebbi il privilegio di esserne ospite, quando ne aveva la disponibilità l'amico Alfredo Aielli, gestore dell'Hotel Cappuccini-Convento di Amalfi che qui aveva stabilito il suo buon ritiro nelle pause da lavoro. Mi incanto ai portoni di ingresso alle dimore gentilizie del passato ed oggi Grandi Alberghi, che hanno fatto e fanno la storia dell'accoglienza del turismo di qualità in Italia e nel mondo. Coltivo l'idea di mettere in mostra l'albo d'oro dei clienti di prestigio lungo i decenni. Ho già trovato anche il titolo accattivante "Per le antiche stanze". Ci consentirebbe di scrivere la storia del turismo di qualità e ripercorrere sulla base di documenti in una sintesi di "Come eravamo". Potrebbe essere un progetto da mettere insieme con sinergia tra Comune, Fondazione e Associazione Albergatori. Formalizzerò la proposta.
A Ravello fanno colore anche le foglie ramate del giardino "Principessa di Piemonte", spalancato sull'infinito del mare di Minori e Maiori su cui rovescia, a prima sera, festoni d'argento la luna ancora piena dal Falerzio e dal Santuario dell'Avvocata ed è fonte di chiarore in gara con il faro di palazzo Avino. Lo spettacolo è di contagiosa seduzione. E vorrei restare. Ma ho in programma la visita a due belle chiese, che mi sono ripromesso di (ri)fare da tempo per un bagno nella storia religiosa e civile della città. La prima è quella di San Giovanni del Toro. È situata sul poggio più alto di Ravello. Venne definita, per la sua magnificenza «caput et mater aliarum ecclesia rum parochialium civitatis». Il primo colpo d'occhio lo offre il campaniletto, a tetto piatto, illeggiadrito dalle bifore ad archetti in tufo nero e giallo, racchiuse da arcate bicrome di disegno diverso. Imponente la vista dall'esterno della mole triabsidale della chiesa che si alza ardita nella sua verticalità e si staglia nel cielo con il colore dell'oro maturo con i suoi archi intrecciati fin sull'alto tamburo della cupola. Sono da stupore. All'interno, l'ambone, con i ricami in marmo policromo con reiterate metafore della famiglia Bove, a cui si deve la costruzione della splendida chiesa parrocchiale, che risale agli anni 975-1018. Per ripercorre e godere di una straordinaria pagina di storia religiosa e civile della città è consigliabile fornirsi di una guida ed apprezzare l'enorme patrimonio d'arte disseminato nelle tre navate, come nelle cappelle laterali e nella sagrestia.
L'altra visita da non perdersi assolutamente è quella di Santa Maria a Gradillo. Si consiglia di partire da Piazza Vescovado, di imboccare la stretta ma vivace Via Roma, che consente di apprezzare le tante botteghe e lasciarsi tentare dalla merce di buona qualità, in genere, per chi voglia tornarsene a casa con un souvenir. La via quasi sempre affollata, mai vociante (la profanazione del silenzio non appartiene a Ravello) sbuca in una accogliente piazzetta, dove colpisce subito la facciata della Chiesa di Santa Maria a Gradillo appunto, imponente, e a lato il campanile massiccio: è a due ordini, a sezione quadra, sovrastato da un tamburo sfinestrato. Sui quattro lati «si aprono eleganti bifore con colonnine di marmo centrali sotto archi in pietra di tufo grigio e giallo» come scrive Guido Fulchignoni nella sua documentata guida. Ma la chiesa, bellissima, è tutta uno scrigno di storia ed arte e va visitata con scrupolo nelle cripte, nel pronao, nelle tre navate, perché conserva nei particolari una straordinaria pagina di storia e di arte della città.
liucciogiuseppe@gmail.com
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