Tu sei qui: Economia e TurismoTurismo Religioso in Costa d’Amalfi: le chiese annesse agli alberghi nel comune Capofila
Inserito da (ilvescovado), sabato 22 aprile 2017 20:20:39
Di Giuseppe Liuccio
La curva con mini piazzale del Luna è un belvedere ideale per un colpo d'occhio panoramico su Amalfi. Il grappolo di case di Vagliendola che scivola dolcemente a mare e cerca il cielo con il campanile della Chiesa di San Biagio sono uno spettacolo tutto da vedere e gustare. Scatena emozioni da delirio per quelli che lo vedono per la prima volta ed accende ricordi per migranti che vi tornano dopo una lunga assenza. A me capita ogni volta che torno nella mia città del cuore, che mi segnò con profonda cotta d'amore negli anni della lontana giovinezza. E lo sguardo spazia lontano a perdita d'occhio su per le terrazze dei limoneti di Pastena, Lone, Pogerola e su fino a Tovere, nido di rondini sui Lattari. E poi ridiscende giù per Vettica fino a conquista di mare nelle minuscole baie di Duoglio e Santa Croce e, costa costa, raggiunge Capo di Conca con il capriccio della natura a sciami di diamanti nella Grotta dello Smeraldo e fa galoppare la fantasia al di là, a pregustare i tesori di terra e mare di Praiano che sagoma madonne negli scogli e di Positano che s'incanta ed incanta con le sirene ammarate a Li Galli.
Alle spalle una prestigiosa struttura dell'accoglienza sigla belle pagine di storia in lapidi murate all'ingresso: Ibsen vi scrisse"Casa di Bambola", Wagner vi soggiornò prima di raggiungere a dorso di mulo Ravello ed esclamare fecondato dalla grazia dell'ispirazione: "Il magico giardino di Klingsor è trovato!". La storia documenta che l'odierno Hotel Luna fu fondato da San Francesco venuto ad Amalfi per pregare sulla tomba dell'Apostolo Andrea intorno al 1220. Il chiostro invita al silenzio ed alla meditazione ed è testimonianza, nel libro d'oro conservato con legittimo orgoglio dai proprietari, le personalità di mezzo mondo che ne sono stati ospiti e che hanno fatto la storia di Amalfi, regina del turismo in Italia e nel mondo. Annessa all'albergo è la bella Chiesa di Sant'Antonio, un prestigioso contenitore di storia e di arte. La chiesa a navata unica presenta negli altari minori alcuni quadri settecenteschi. Le statue di Sant'Antonio, di San Francesco, dell'Immacolata di San Rocco, dell'Addolorata e di Santa Chiara sono di inizio novecento. Sull'altare si trova un pregevole sposalizio di Maria e Giuseppe del cinquecento. In sacrestia si conservano alcuni reliquari ed un piccolo quadro della madonna del Carmine.
Di fronte all'Hotel Luna, quasi incollato all'ocra delle falesie dirupanti c'è un altro Convento, ormai albergo, "I Cappuccini". Anch'esso ha fatto la storia del turismo di qualità in Italia e nel mondo. Dispone, come il Luna, di un Chiostro del 1200 e di una chiesa che ha scritto belle pagine della storia religiosa e civile di Amalfi. Inizialmente era un'abbazia dei Frati Cistercensi e fu fondata sulla collina del "Falconcello" dal Cardinale Pietro Capuano con il nome di San Pietro de Toczulo. La chiesa fu dichiarata Cappella Palatina da Federico II. Quale e quanta importanza abbia recitato nella storia della città, prima come centro di devozione di culto con il nome di San Pietro della Canonica e poi come centro di accoglienza turistica di livello internazionale con il nome di "Albergo dei Cappuccini", è nel vissuto storico e nella memoria di tutti gli amalfitani.
Si tratta di un vero e proprio gioiello di architettura urbanistica e di memorie storiche. Lascia senza parole l'accecante biancore di una costruzione che sagoma, e vi si confonde, le striature d'ocra delle rocce a catapulta e quasi sospese sui lussureggianti giardini pensili sul mare e desta stupore e pone interrogativi interessanti quel chiostro sopravvissuto ai secoli a testimoniare passaggio ed influenza degli Arabi nelle linee e nei ricami dello stile. Così come è profonda emozione soffermarsi in profonda ed assorta meditazione nella bella chiesa che testimonia macerazione di corpi, riflessioni di menti, slanci di cuori ed estasi di anime di monaci colti e santi. E certamente ci si incanta agli scaloni monumentali levigati dal passo di preghiera ed alle tonache fruscianti di abati, priori e frati dediti all'evangelizzazione delle anime ma esperti anche di mestieri di terra e di mare. Io quel percorso l'ho fatto spesso e ne ho lancinante nostalgia. E mi risuonano ancora nella mente, nell'anima e nel cuore i versi di Longfellow siglati nella lapide murata all'ingresso: «Dolce il ricordo nel mio cor discende/ del bel paese ch'oltre il mar si stende/ dove si scontran le montagne e l'onde/ dove in mezzo al calor vi diffonde/ siede tra' gelsi Amalfi e i bianchi piedi/ nella calma del mar bagnar li vedi». Lessi e rilessi più e più volte quei versi e in prospettiva, a fuga di pergolato che trionfava in allegro disordine voluto e, a ben pensare, sapientemente ricercato, di buganvillea squillanti nel viola della fioritura e di carnosi limoni a ciondolo di collane d'oro, nel tondo della cornice in fuga di pergolato, appunto, mi sembrò più bella Amalfi nel miracolo di case che quasi caracollavano sull'acqua, che, a sua volta, ricamava fiori di schiuma alle radici della Torre del Luna. Amai ancora di più la città, ferito di dolcezza nel profondo. Oh la tenera emozione della poesia della memoria d'amore!
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