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Economia e Turismo

Turismo Religioso in Costa d’Amalfi: il Duomo di Ravello

Inserito da (redazionelda), sabato 31 dicembre 2016 14:32:58

Di Giuseppe Liuccio

Il viaggio del Turismo Religioso in Costa d'Amalfi di questa settimana che è la prima del 2017 fa tappa a Ravello, la città della musica e simbolo della grande storia, della tradizione nobile, della calda accoglienza e della bellezza impareggiabile del paesaggio. Credo, poi, che nessun'altra città possa esibire con nonchalance orti di pomodori e fagioli al palo a ridosso di chiese millenarie e palazzi gentilizi. Ravello lo fa con l'aristocratica disinvoltura delle regine. D'altronde, l'aristocrazia ce l'ha nel Dna, se è vero che il toponimo, Rebellum, testimonia la orgogliosa separazione dei nobili amalfitani, che, per non subire l'onta dei "democratici" al potere, si ritirarono in collina e vi investirono capitali e prestigio e vi edificarono chiese e conventi, ville e palazzi, orti sontuosi e giardini pensili sul mare. E guardarono dall'alto in basso i "parvenus" della costa, schiavi del dio tarì, tipico dei bottegai. E signorilità ed eleganza la cogli nei "segni" moreschi di palazzi e fontane, testimoni di un rapporto culturale, prima che politico ed economico, con l'Islam.

E, forse, è ancora tutto da rivalutare il periodo di relazioni feconde tra gli Arabi e la Costa, dove i segni dell'islam sono inequivocabili nei delicati merletti dei chiostri, nelle cupole di chiese e case, nelle intricate casbah dei centri storici, nelle inconfondibili architetture dei bagni pubblici (straordinari quelli di Amalfi e Pontone), ma anche e soprattutto nelle tracce ineludibili dell'arte dell'agricoltura e dei saperi e sapori della gastronomia. Ed in questa direzione Ravello riserva di sicuro scoperte considerevoli. D'altronde lo spirito arabo, naturalmente quello nobile dei califfi come si addice al luogo, lo cogli nell'intrico dei vicoli. E sanno di fasto orientale i giardini, se spii dalle cancellate a captare fughe di pergolati di glicini e limoni e a pregustare delizie di frutteti da Eden ritrovato. Per incantarsi e stupirsi il viaggio non può iniziare che dal Duomo, che domina l'ampia piazza dove si attardano a frotte i turisti di tutto il mondo a captare e metabolizzare nel cuore, nell'anima e nei pensieri, prima che eternare negli scatti dello smartphone, schegge di bellezze da mostrare agli amici o da incorniciare nel salotto di casa, a futura memoria.

La basilica di Santa Maria Assunta e San Pantaleone è il principale luogo di culto cattolico di Ravello. Sede vescovile della diocesi di Ravello fino al 1818, attualmente è sede dell'omonima prestigiosa parrocchia dell'arcidiocesi di Amalfi - Cava de' Tirreni. Il 10 luglio 1918 papa Benedetto XV elevò l'ex cattedrale al rango di basilica minore. La fondazione di questo straordinario luogo di culto, sul modello dell'abbazia di Montecassino, risale al 1086-1087. E a questo periodo risalgono gli architravi delle tre porte nella facciata. Notevole è il portale centrale, a formelle bronzee, opera di Barisano da Trani datata 1179 e donata da Sergio Muscettola, marito di Sigilgaida Pironti, che viene ricordato nella formella centrale della terza fila del battente sinistro. Il campanile a due piani, con bifore e archi intrecciati, risale al XIII secolo. Nel XVIII secolo fu demolito il portico antistante la facciata (ne rimangono quattro colonne). Nello stesso secolo, l'interno era stato ridecorato con stucchi barocchi, successivamente rimossi (sono stati conservati solo nel transetto e nell'abside). All'interno due splendidi amboni a intarsi marmorei lo arricchiscono e si fronteggiano in bellezza: a destra l'ambone del Vangelo, opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia (1272), a sinistra un altro di derivazione bizantina, con la raffigurazione dell'episodio biblico del profeta Giona e del mostro marino, donato dal secondo vescovo di Ravello.

Nella cappella seicentesca a sinistra del presbiterio è custodita, secondo la tradizione, l'ampolla del sangue di San Pantaleone, reliquia che Ravello conserva con gelosa ed orgogliosa devozione dal 1112 e che, ogni anno, presenta il fenomeno della liquefazione. L'organo a canne, che si articola in due corpi fonici (quello maggiore su cantoria in controfacciata, con consolle indipendente a trasmissione meccanica, quello corale nel braccio destro del transetto) è stato costruito da Ponziano Bevilacqua ed è stato inaugurato nel 2005. Dispone di 35 registri per un totale di 2436 canne; la consolle principale è mobile, è situata nei pressi del presbiterio ed ha tre tastiere e pedaliera. Sono particolari che chi visita ed ama la Città della Musica deve conoscere, anche perché, all'occorenza, dispone delle attrezzature per un festival di Musica Sacra, ipotizzabile con sicuro successo nel periodo natalizio in sinergia con la vicina Scala, che conserva memoria storicizzata di Sant'Alfonso Maria dei Liguori, grande Santo e Grande Poeta, innologo, tra l'altro dei conosciuti canti "Tu scendi dalle stelle" e "Quanno nascette Ninno a Betlemme", composto quest'ultimo proprio a Scala, dove il santo si recava a pregare e dove ideo e scrisse la regola dell'Ordine dei Redentoristi da Lui fondato. Un esempio di come i centri della Costiera Alta, in senso geotopografico ma anche di grande e nobile tradizione culturale (Tramonti, Ravello e Scala) dispongano di un patrimonio di valori e di uno scrigno di tesori da recuperare, esaltare ed immettere nei circuiti fecondi dei mercati dei nazionali ed internazionali per la promozione dell'offerta turistica di qualità.

Mi sono soffermato a lungo sul Duomo, ma mi preme sottolineare che Ravello vanta numerose altre chiese tutte belle, prestigiose e contenitori straordinarie di storia e di cultura e di cui mi occuperò nelle prossime settimane (San Giovanni del Toro, il Convento di San Francesco, ecc.), dove è possibile praticare il precetto della messa domenicale, ma anche fare un bel viaggio attraverso l'arte e la cultura della Costa d'Amalfi). Ma vorrei chiudere questa mia prima riflessione sul Turismo Religioso a Ravello ricordando la specificità di una delle città della musica più prestigiose a livello europeo e mondiale, ricordando che una visita anche rapida alla città scatena emozioni. Oltretutto perché qui è facile immaginare che Wagner cavalca le Valchirie; e conseguentemente, trillano violini e rullano tamburi a lacerare silenzi. E sull'onda dolce di un flauto magico gioca a nascondino fra i supportici la carovana di fate e gnomi, eroi e dei, Parsifal, Nibelungi e Santo Graal. È la magia della musica che sibila tra bifore e colonne, tintinna sui tralci dei vigneti, caracolla giù per i terrazzamenti degli agrumeti e si frantuma nel letto ghiaioso del Dragone, da un lato, e del Reghinna, dall'altro, prima di confondersi e spegnersi alla risacca del mare di Atrani e di Minori.

 

liucciogiuseppe@gmail.com

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