Tu sei qui: CronacaUniversità di Salerno, residenze gestite da coop coinvolta in ‘Mafia Capitale’
Inserito da (redazionelda), domenica 14 giugno 2015 12:42:51
Occhi puntati su La Cascina, cooperativa che gestisce importanti servizi all'Università di Salerno come le residenze universitarie. La coop è finita nel mirino dei magistrati che indagano nella famosa inchiesta "Mafia Capitale" e sul presunto giro di affari che ha portato agli onori della cronaca personaggi come Salvatore Buzzi, il "boss delle cooperative". A scriverlo è il quotidiano salernitano La Città in un articolo a firma di Carlo Pecoraro.
La cooperativa è un vero e proprio colosso ed opera in tutta Italia con ricavi pari a 364 milioni e ben 7600 dipendenti. Il suo approdo all'Università di Salerno è datato 2010 ed il giro di affari è in crescita: lo scorso anno, infatti, si è aggiudicata un appalto da oltre 3 milioni di euro per gestire le nuove residenze entrate in funzione durante quest'anno accademico. A partecipare a quel bando ci solo La Cascina che, così, ha ottenuto la gestione e la manutenzione del nuovo plesso dall'ADISU di Salerno.
Nessuna ipotesi di reato né per la gestione salernitana né tanto meno che per gli ultimi appalti. Diversi procedimenti, invece, sono in corso per i dirigenti. La cooperativa, infatti, non navigava in buone acque già dagli inizi degli anni 2000: ciò no ha però impedito che controllasse anche altre coop travolte dagli scandali. In particolare, è il vice presidente della Domus Caritatis Tiziano Zuccolo ad essere finito ai domiciliari nell'ambito di "Mafia Capitale". Nel 2010, invece, un'altra inchiesta in Puglia vide finire in manette o ai domiciliari ben 17 persone tra Bari e Roma, facendo in qualche modo da preambolo a "Mafia Capitale" che ha riacceso l'attenzione su molte manovre già passate sotto la scansione dei giudici. Fra gli atti dell'inchiesta romana ci sono anche colloqui con Salvatore Buzzi e le sue cooperative. La Città riporta le parole del gip secondo cui i quattro dirigenti della Cascina «commettono plurimi episodi di corruzione e di turbativa d'asta spalmati nell'arco di tre anni, dal 2011 al 2014, e ciò rivela una spiccata attitudine a delinquere».
Non si è fatta attendere, comunque, la replica della cooperativa che ha affidato al presidente Giorgio Federici il compito di parlare tramite un comunicato: «I provvedimenti che hanno interessato alcuni dirigenti - si legge - non riguardano in alcun modo i reati di mafia, il fulcro degli addebiti mossi nei confronti de La Cascina riguarda il Cara di Mineo, a tal riguardo è ferma convinzione della Cooperativa che le procedure di affidamento si siano svolte nel pieno rispetto della normativa vigente».
Il numero uno della coop aggiunge che «La Cascina conferma il proprio impegno per la tutela della qualità dei servizi resi ed attesta la quotidiana passione profusa dalle migliaia di lavoratori che hanno reso la cooperativa uno dei gruppi imprenditoriali di maggior rilievo nel territorio nazionale».
«Da dicembre - aggiunge il presidente - i dirigenti coinvolti si sono dimessi da ogni incarico, noi siamo i primi a volere che la giustizia faccia il suo corso. Nei verbali redatti all'esito dell'attività di polizia giudiziaria non è emersa "alcuna documentazione d'interesse investigativo" confermando l'assenza di rapporti economici, commerciali o di ogni altro genere con le società facenti riferimento a Buzzi o Odevaine».
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