Tu sei qui: Chiesa3 febbraio, Amalfi festeggia San Biagio
Inserito da (redazionelda), mercoledì 3 febbraio 2016 09:31:50
Il 3 febbraio Amalfi festeggia San Biagio vescovo e martire, protettore della gola. Una ricorrenza molto sentita dagli Amalfitani, che viene celebrata presso la chiesetta della SS. Trinità e di San Nicola dei Greci che sovrasta l'abitato. Alle 7 il suono a distesa delle campane della cappella annuncerà le diverse celebrazioni eucaristiche officiate alle 7,30-9-10-11-12-16-18.
SAN BIAGIO, o San Biagio di Sebaste (III secolo - Sebaste, 316), è stato un vescovo cattolico e santo armeno.Vissuto tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore) è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato. San Biagio muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell'Impero Romano (313). Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi. Ad Amalfi, lo si festeggia, in una chiesetta incastonata ai piedi del monte "falconcello". La chiesa, costituita da un'unica navata coperta con volta a botte e presenta decorazioni barocche. All'interno sono custodite alcune tavole rinascimentali a soggetto sacro e vi è un pavimento in ceramica della fine del XVIII sec. Il campanile, in stile moresco, è degli ultimi anni del secolo scorso. La chiesa è sede della Confraternita della SS. Trinità sin dal 1577. La confraternita di San Nicola dei Greci, a cui poi si associò il culto di San Biagio, risulta essere stata istituita nel XVI secolo. La definizione "dei greci" probabilmente serviva a distinguerne il rito praticato e dunque differente da quello latino. La dedicazione a San Nicola, inoltre, fa riferimento alla fama che si diffuse in seguito alla furtiva traslazione delle reliquie del Santo dalla città di Myra, in Turchia, a Bari tra l'XI e il XII secolo. Le insegne dei confratelli di San Nicola erano estremamente semplici in quanto non prevedevano l'utilizzo di mozzette per tutti i confratelli. Gli adepti indossavano un semplice camice con cappuccio caratterizzato da una striscia di peli bianchi all'indietro e un bastone a mo'di pellegrini, come si evince dalle Relaziones ad limina in cui si legge "... baculo in manibus ad instar peregrinorum"; soltanto il priore indossava la mozzetta color verde. Negli anni settanta nella chiesa amalfitana si venera una reliquia del santo armeno donata alla confraternita dal Vescovo di Maratea.
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