Tu sei qui: PoliticaUlisse Di Palma: «La cultura come punto fermo»
Inserito da (Admin), lunedì 4 aprile 2011 08:00:25
di Ulisse Di Palma
Mi ha colpito e, non poco, la polemica sui fondi da assegnare ai siti e alle attività culturali. Mi ha colpito non solo perché geloso testimone dell'Italia artistica, ma anche perché dalla cultura possono arrivare introiti inimmaginabili. Pompei che cade a pezzi grida vendetta al cielo per il danno d'immagine incalcolabile, ma anche per i risvolti negativi che si potrebbero accompagnare ad una cancellazione di un sito archeologico così importante. Pompei registra un impressionante numero di visitatori nei suoi scavi.
E' di questi giorni l'annuncio di un utilizzo migliore e meglio organizzato della Reggia di Caserta. Questi due riferimenti a noi vicini, mi impongono una riflessione. Può la nostra città richiamare ancora più gente sfruttando le bellezze architettoniche, i giacimenti culturali poco pubblicizzati, ma sicuramente di grosso interesse ? La risposta è sicuramente affermativa. Il dramma autentico è che la nostra comunità, già appetibile, per le sue bellezze naturali, poco o niente è reclamizzata per i suoi capolavori artistici. Il troppo, come sempre, guasta.
Mi sorge allora spontanea una domanda: quale e quanto impegno si è messo in campo per aumentare le presenze di interessi culturali nel nostro paese? La gran messe di libri, tanti dei quali autenticamente introvabili, ospitati per es, nel convento di San Francesco, quanti studiosi ed appassionati hanno richiamato nel nostro territorio? Il nostro è notoriamente turismo d'elite e data l'esiguità degli spazi vale la pena continuare a perseguire tale filone, ma è poi vero che calendarizzando determinati avvenimenti non valga la pena richiamare più gente con interessi diversi.
Ed il turismo religioso non è per caso un'occasione da non trascurare? Penso, per un attimo, ai pellegrinaggi con meta ai nostri Santuari che ieri accoglievano migliaia di fedeli all'anno, mentre oggi registrano appena sporadiche presenze. Forse che presenze popolari non riescono a dare lustro ed economia alla nostra città? Verrebbe la pena di interrogarsi di questo ed organizzarsi.
Che dire poi dello stupefacente " Miracolo" annuale della liquefazione del sangue del Santo Patrono? Avvenimento che ha dello straordinario, ma che forse è poco conosciuto e, sul quale, pure bisogna insistere per motivi di fede, di educazione religiosa e, perché no, come occasione di turismo religioso. L'idea fissa, quella che mi perseguita è l'occasione di lavoro per i miei giovani compaesani. Mettere in cantiere, eventi culturali di cui parlerò diffusamente, significa mettere in campo energie e intelligenze di giovani capaci di valorizzare e tesaurizzare i beni inestimabili della comunità.
Ravello matrimonificio è dato acquisito, capace di dare risposte ad un esigua parte della popolazione, Ravello monumenti, porte aperte sempre e comunque con attività culturali fisse di primissimo piano, non solo città della musica, ma città della cultura. Una cultura che promana da ogni pietra, da ogni anfratto e che può essere trasmessa a chi non cerca il divertimentificio, ma l'innalzamento della propria anima, a chi cerca ristoro e quiete, a chi si interroga sul senso della vita,a chi ricerca la città ideale, il vivere sano, gli odori, i sapori, che appartenevano al passato e che le nostre genti hanno saputo preservare intatti nel tempo. Ho tralasciato volutamente l'enorme potenzialità o il valore aggiunto dell'Auditorium.
Voglio scrivere un capitolo a parte su tale struttura, con i giovani e i Ravellesi tutti. Per troppa gioia si può si morire, per troppo egoismo si può essere soli ed infelici. Partecipiamo al mondo intero il bello del nostro Paese che i tanti potranno portarsi nel cuore e negli occhi, ma che a noi e alle nostre future generazioni resterà nella quotidianità. Affrontiamo con intelligenza ed anche con gusto questo nostro bello ed il ritorno di immagine, di corresponsione amorevole e perché no anche di interessi economici sarà assicurato a noi ed ai nostri figli.
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