Tu sei qui: PoliticaRavello nel Cuore chiede Consiglio Comunale urgente su querelle Fondazione
Inserito da (redazionelda), domenica 8 febbraio 2015 14:44:01
Prende posizioni il gruppo consiliare Ravello nel Cuore sulla querelle Fondazione Ravello che dai giorni scorsi e' stata capace di attrarre l'attenzione mediatica sulla Città della Musica, mortificata ingiustamente da mere beghe politiche e interessi di bottega, che nulla hanno a che vedere con la cultura. Di seguito il testo integrale della nota trasmessaci dal gruppo che fa capo ai consiglieri di minoranza Salvatore Ulisse Di Palma e Luigi Mansi.
Da quando il gruppo è nato, qualche mese prima delle elezioni comunali del 2011 la nostra linea in riferimento alla Fondazione Ravello è sempre stata coerente e condivisa dall'intera assemblea del movimento. Abbiamo sempre paventato il rischio, che in questi anni si è spesso palesato, di come una Fondazione di diritto privato, costituita e finanziata da soli enti pubblici (sic!) potesse diventare oltremodo invadente e prevaricante nei confronti del Comune di Ravello stesso se non si fosse andati ad intervenire sia sul regolamento comunale sia sullo statuto della Fondazione.
Riassumiamo in 5 punti quali sono state in questi anni di minoranza consiliare le nostre proposte:
1 - Il gruppo Ravello nel Cuore ha da sempre rivendicato la centralità del Comune di Ravello all'interno della Fondazione, specie se, come appare ormai evidente, si andrà verso il conferimento in uso dell'Auditorium O. Niemeyer (di proprietà del Comune di Ravello) e della Villa Episcopio. Ci siamo battuti in questi anni e continueremo a farlo per rivendicare a favore dell'Ente Comune la centralità all'interno della Fondazione e non un ruolo a dire poco formale come è stato fino ad oggi. Tale centralità deve passare obbligatoriamente attraverso una strategia e una programmazione seria e attenta, condivisa trasversalmente dall'intero Consiglio Comunale e che si ponga come alternativa valida alla passata gestione.
2 - Il primo passo per uno sviluppo in questo senso non può avvenire con un colpo di mano, deciso da pochi e passando sopra le teste dei cittadini di Ravello. Passa, necessariamente, attraverso una serie di modifiche statutarie, in primo luogo passa attraverso la modifica dello Statuto Comunale, per quanto riguarda l'art. 61, recitante "Forme associative", per permettere che i rappresentanti del Comune in seno alla Fondazione siano espressione del risultato elettorale e non, come avverrà anche per il prossimo quadriennio, nominati, sic et simpliciter, dal Sindaco, senza interpellare le minoranze.
3 - Il gruppo "Ravello nel Cuore" ha più volte proposto la nomina di una commissione per promuovere uno studio per la modifica dello Statuto della Fondazione Ravello, che possa prevedere tra l'altro che il Presidente sia espressione del Comune di Ravello, per esempio che la presidenza vada al Sindaco stesso, di fatto rispondente ai cittadini ravellesi e che si ponga come organo di garanzia e di supervisione sull'operato e sulla gestione della Fondazione.
4 - Che il ruolo di Presidente, così come quello dei consiglieri di indirizzo, espressione del Comune di Ravello, decada nel momento in cui decade il Consiglio Comunale che li ha nominati. È successo spesso in questi anni che i consiglieri di indirizzo della Fondazione nominati dal Sindaco non erano più espressione di quella maggioranza, addirittura non facevano più parte del Consiglio Comunale. Appare evidente come questa anomalia statutaria possa creare situazioni a dire poco paradossali.
5 - In ultima analisi, la Fondazione Ravello ha motivo di esistere solo nel momento in cui si pone come obiettivo lo sviluppo economico e culturale di Ravello. In questi anni abbiamo più volte segnalato un totale scollamento tra la Fondazione e il Paese reale, abbiamo visto relegare tutta la programmazione al di là dei cancelli di Villa Rufolo, annullare le gratuità ai ravellesi ed eliminare qualsiasi manifestazione che non fosse a pagamento. Questa idea di fare cultura non ci appartiene e su questo mai faremo un passo indietro. "La cultura è l'unico bene dell'umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande", questo noi lo crediamo profondamente...
In riferimento a questi punti, che, da sempre, con coerenza e lealtà abbiamo portato avanti prendiamo atto della scelta da parte dei membri del consiglio di Indirizzo in quota al Comune di Ravello e alla Provincia di Salerno di votare il Sindaco di Ravello Presidente della Fondazione. Atto che se formalmente ci entusiasma sostanzialmente lascia enormi dubbi sulle modalità con le quali lo si è reso possibile. Dubbi enormi restano su quello che la maggioranza consiliare ha detto e quello che poi ha fatto, su quello che ha fatto e su quello che si è dimostrata essere. Mai c'è stato un coinvolgimento delle minoranze consiliari che di fatto restano la maggioranza degli elettori ravellesi e che per senso di rispetto nei confronti di questi ultimi andavano certamente rese partecipi di avvenimenti tanto importanti.
Che, tale scelta, va a significare, evidentemente, che la nostra proposta (portata avanti, in tutta solitudine, ormai da quattro anni) era la migliore e quella che di fatto tutela l'ente Comune e i cittadini di Ravello.
Stigmatizziamo, infine, su un fatto importante ed estremamente grave, che ci da ancora ragione:
la lettera del Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro indirizzata al Sindaco di Ravello e al Presidente della Provincia di Salerno, appare confermare la nostra perplessità allorché si decise di affidare la presidenza all'On. Brunetta. Argomentammo, allora, asserendo che uno dei leader di uno dei più grandi partiti d'Italia (all'epoca), avrebbe fatto della Fondazione Ravello una questione politica. Così è avvenuto, dato che le parole del Presidente della Giunta Regionale della Campania pesano come macigni e vanno a ledere quel principio di alternanza e di libertà proprio della nostra Democrazia.
In relazione a tutto quanto detto, il Gruppo Ravello nel Cuore chiederà che venga convocato ad horas, un consiglio comunale per discutere davanti alla cittadinanza di queste vicende per evitare ancora una volta che scelte così gravose per il Paese passino sulle nostre teste e vengano decise da pochi prescelti nelle stanze buie del Palazzo.
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