Tu sei qui: PoliticaRavello, la verità sulle dimissioni "misteriose" del manager Quaglia: «Pressioni sulle assunzioni, perciò me ne andai»
Inserito da (redazionelda), mercoledì 16 gennaio 2019 11:13:59
Nel "libro nero", la relazione di 25 pagine redatta il 31 dicembre scorso dall'avvocato Lelio Della Pietra, consigliere uscente della Fondazione Ravello, si parla delle misteriose dimissioni dell'ex segretario generale Renato Quaglia nel marzo 2016. Nel suo dossier Della Pietra tira fuori alcuni documenti.
«Ho ricevuto pressioni, corredate da dettagliato elenco scritto per assumere persone le cui competenze non rispondevano alle necessità della fondazione, ma a logiche e piani diversi». È scritto così nella lettera di dimissioni del 28 marzo 2016 firmata da Quaglia ("E anche Renato se la sQuaglia", il titolo del nostro articolo dell'epoca).
Il contenuto riservato della missiva spunta nella relazione rivelata anche dal quotidiano Repubblica e che è scaricabile integralmente in basso. All'"esautoramento" di Quaglia, Della Pietra dedica un capitolo, ricordando il progetto presentato dall'ex segretario per «un piano di riorganizzazione della fondazione che ridisegnava compiti, programmi, budget».
Ma Quaglia rivela "di essere stato invitato da un consigliere di amministrazione a soprassedere a ogni mia richiesta di chiarificazioni" sul suo incarico "per non intralciare accordi e interessi del tutto estranei a quelli della fondazione". Ancora: riceveva l'invito a "smentire le pressioni ricevute". E sul progetto presentato: "non mi è stata data la possibilità di avviarlo; anzi ho ascoltato e ricevuto liste che da quel progetto e dai suoi metodi si allontanavano verso altri disegni e logiche". Le motivazioni delle dimissioni di Quaglia collimano con quelle dell'ex presidente Domenico De Masi che abbandonò la nave pochi mesi prima.
Sono le "logiche" denunciate da Della Pietra nella relazione. Dove sono passati ai raggi x alcune assunzioni e incarichi. Si tratta di nomi che il consigliere-avvocato contesta per presunte "irregolarità formali". Nomi che però rimandano alla galassia salernitana del governatore Vincenzo De Luca. In primis Elio Macinante, "dipendente litigioso" spiega Della Pietra - che aveva fatto causa alla fondazione per una precedente collaborazione e che viene assunto nel 2016 a Ravello. «È stato fatto un accordo davanti a un giudice - spiega Macinante a Repubblica vada in tribunale e si guardi le carte». Macinante è stato dal 2005 al 2013 membro del cda di "Salerno Solidale", società partecipata del Comune di Salerno. Nel mirino di Della Pietra anche l'incarico nel 2017 su villa Episcopio a Catello De Martino: "Un bene - scrive Della Pietra che non esiste perché inagibile". De Martino è stato direttore dell'accademia Santa Cecilia e sovrintendente all'Opera di Roma. E dal 2013 al 2016 presidente del conservatorio di Salerno. «Il mio incarico - spiega - era progettare una scuola della musica a Villa Episcopio, mi auguro prenda corpo».
A segretario generale della fondazione, Ermanno Guerra, ex assessore della giunta De Luca e processato e assolto col governatore nella vicenda Crescent. A spulciare l'elenco delle consulenze a Ravello figurano anche Lorenzo Lentini, avvocato di De Luca, e Antonello De Luca, portavoce della fondazione e uno degli artefici della campagna elettorale di De Luca alle Regionali del 2015. Si dà il caso che sulle scelte di comunicazione Della Pietra citi quello che ha scritto il presidente Sebastiano Maffettone in una relazione conclusiva agli atti del cda del 7 dicembre: "Le difficoltà della governance sono state evidenti nel caso dell'ufficio stampa dove l'assunzione di personale avvenuta non per scelta del cda ma per meriti politici pregressi ha comportato inefficienza generica e mancanza di comunicazione e promozione. Ciò nonostante l'impegno degli incaricati che hanno anche sofferto la complessità del sistema di governance".
È lo stesso Maffettone che - ricorda Della Pietra - scrive "della troppa ingerenza politica" su Ravello e "dell'aver favorito - nonostante la mia opposizione e quella del cda l'assunzione a tempo indeterminato di persone che avevano lavorato con la fondazione a tempo determinato, offrendo un precedente rischioso e facendosi carico di figure talvolta impreparate e talvolta addirittura dannose".
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