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Politica

Ravello Capitale della Cultura: consiglieri Fondazione denunciano ‘escamotage’ nell’iter di candidatura

Inserito da (redazionelda), giovedì 7 settembre 2017 15:34:57

Ancora una volta i componenti il Consiglio Generale d'indirizzo della Fondazione Ravello, Giuseppe Liuccio, Gianpaolo Schiavo e Lelio della Pietra, sono costretti a ricorrere a questo giornale al fine di affermare principi di verità e legittimità.

Ultima querelle - in ordine di tempo - riguarda l'iter propedeutico alla candidatura di Ravello-Costa d'Amalfi a Capitale Italiana della Cultura 2020.

I consiglieri rappresentanti il Comune di Ravello denunciano, attraverso una precisa nota che pubblichiamo integralmente di seguito, diversi "escamotage" nella stesura degli atti. A partire dalla procedura poco chiara per la scelta del rappresentante unico del progetto Secondo Amalfitano.

Una lettera che getta molte ombre sul lavoro sin qui eseguito e che potrebbe determinare le scelte che nel Consiglio di Amministrazione di stasera la Fondazione Ravello è chiamata a compiere.

SEGUE TESTO INTEGRALE

 

Egregio Direttore,

si sarà chiesto, vista l'elusiva risposta del Presidente Maffettone, le vere ragioni della riunione di oggi 7 settembre del Cda della Fondazione Ravello, improvvisamente chiamato a deliberare su "Candidatura di Ravello a Capitale Italiana della Cultura 2020: ruolo della ‘Fondazione Ravello', conferma ed aggiornamento, provvedimenti".

La domanda è legittima, visto che la candidatura di Ravello, città capofila delle altre della Costa d'Amalfi, è già stata presentata e l'iter del procedimento di selezione è in avanzato corso.

Sennonché quell'iter per quel che riguarda la Fondazione Ravello poggia su presupposti farraginosi, per non dire irregolari, farraginosità e irregolarità denunciate dai sottoscritti Consiglieri di Indirizzo senza che, come sempre è avvenuto in passato e continua ad avvenire, le nostre denunce e i richiami al rispetto delle regole siano stati ritenuti degni di considerazione da parte del Presidente, del Segretario Generale, dei Consiglieri di Amministrazione, tutti intenti a gestire la Fondazione facendo finta che l'Organo di indirizzo non esista, e sempre prescindendo dai suoi indirizzi.

Una breve sintesi, fatta ovviamente allo stato delle nostre conoscenze e necessariamente in forma tecnica, consentirà a Lei e ai Suoi molti lettori di comprendere i reali accadimenti:

a) con delibera di Giunta n. 85 del 29/30.5.2017 il Comune di Ravello approvava la "Partecipazione al bando per il conferimento del titolo Capitale Italiana della Cultura 2020", precisando che "il CdA della Fondazione Ravello, nella seduta del 26 maggio scorso, riportandosi al progetto già elaborato dal Direttore di Villa Rufolo nel 2016, ha approvato all'unanimità di fungere da Ente di riferimento del Comune di Ravello per la presentazione della candidatura, quale capofila di tutti i Comuni del comprensorio Costiera Amalfitana, nonché di assolvere al ruolo di motore, supporto tecnico e organizzativo nell'elaborazione del progetto per la partecipazione al bando per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020".

Inoltre, ma per decisione unilaterale del Comune, in quella delibera si dava atto che "alcun onere economico è previsto in capo al Comune di Ravello in questa fase, tenuto conto del ruolo e delle funzioni che andrà a svolgere la Fondazione Ravello quale Ente di riferimento, nonché motore, supporto tecnico e organizzativo del Comune di Ravello, socio fondatore della Fondazione stessa" (insomma il proverbiale paga Pantalone, cioè la Fondazione).

Infine, benché la delibera 26.5.2017 della Fondazione Ravello venisse indicata come allegata a quella di Giunta sotto la lettera "A", basta verificare l'albo pretorio online del Comune per rendersi conto che non vi è alcun allegato degno di chiamarsi "delibera della Fondazione Ravello", poiché quello pubblicato è soltanto un documento anonimo che si limita a riportare per estratto quanto sarebbe stato deciso dalla CdA della Fondazione il 26 maggio;

b) poiché è difficile pensare che il Sindaco di Ravello sia andato di persona a prendersi l'estratto, è evidente che al Protocollo del Comune (al n. 8657 del 29.5.2017) l'informe documento è stato portato da qualcuno della Fondazione;

c) il Comune, però, come allegato "A" alla delibera n. 85 del 30.5.2017 ha fatto proprio un vero e proprio pezzo di carta (non c'è intestazione, non ci sono firme, non c'è protocollo di registrazione o di uscita della Fondazione), ma soprattutto ha dato come proveniente dalla Fondazione Ravello una delibera assolutamente inesistente.

Sin dal 27.8.2017, con PEC ed e.mail inviate anche più volte e nei giorni successivi alla Fondazione, al Presidente, al Segretario Generale, ai Revisori dei Conti, i sottoscritti hanno chiesto copia della delibera del CdA della Fondazione 26.5.2017, ma hanno solo ricevuto silenzi e qualche risposta a scaricabarile.

Il Consigliere Paolo Vuilleumier, tuttavia, recatosi il giorno 5.9.2017 presso gli Uffici della Fondazione per chiederne anche lui copia (al momento non rilasciata), ha potuto visionare la delibera in cui non è presente alcun riferimento a "Ravello Capitale Italiana della Cultura 2020" e, quel che più conta, non c'è scritto quanto fatto credere al Comune, e dal Comune riportato senza il doveroso controllo sotto l'allegato "A";

d) con delibera n. 113 del 7.8.2017 la Giunta Municipale prendeva atto "dello schema di avviso pubblico per la manifestazione di interesse per la ricerca di Partner, Fornitori e proposte di idee per il dossier di candidatura "Ravello Costa d'Amalfi" a Capitale Italiana della Cultura 2020, e per la successiva attuazione, che si allega quale parte integrante e sostanziale, proposto dal RUP del procedimento di che trattasi, Direttore di Villa Rufolo, dr. Secondo Amalfitano", disponendo, conseguentemente, "di avviare la procedura per la ricerca di Partner, Fornitori e proposte di idee per il dossier di candidatura "Ravello Costa d'Amalfi" a Capitale Italiana della Cultura 2020, e per la successiva attuazione";

e) si legge in quell'avviso pubblico (prot. 12588 del 7.8.2017 del Comune di Ravello): "con il presente Avviso pubblico per la manifestazione di interesse, proposto dal RUP e recepito nella delibera di G.C. n. 113 del 07.08.2017, su parere favorevole della Conferenza dei Sindaci della Costa di Amalfi, quale Ente Capofila, d'intesa con la Direzione di Villa Rufolo, struttura organizzativo-strategica in seno alla Fondazione Ravello...".

Orbene, sarebbe dovuto bastare l'incipit dell'Avviso per rendersi conto dello stravolgimento delle regole e della situazione di sostanziale estromissione della Fondazione Ravello, che pur aveva meritoriamente determinato - sia pure al di fuori del luogo a tanto deputato, e cioè il Consiglio Generale di Indirizzo - di impegnarsi nella difficile competizione. E infatti:

e1) se l'avviso pubblico era stato proposto dal RUP, a monte di quell'avviso si sarebbe dovuta rinvenire la nomina del RUP proponente. Invece, non solo di quella designazione non v'è traccia, ma la nomina del dr. Secondo Amalfitano a RUP del progetto è avvenuta nel medesimo avviso pubblico ("il RUP del presente procedimento è il Dr. Secondo Amalfitano nella qualità di Direttore di Villa Rufolo, struttura organizzativo-strategica in seno alla Fondazione Ravello"), dunque, e anche ad ammettere che tutto ciò sia formalmente ineccepibile, al termine del documento che invece la dava per presupposta;

e2) prosegue l'avviso che il Comune di Ravello "d'intesa con la Direzione di Villa Rufolo, struttura organizzativo-strategica in seno alla Fondazione Ravello...". E' certo che non esiste la Direzione della Villa, e che non c'è una struttura, ma solo un Direttore di un bene immobile i cui poteri e le cui funzioni sono disciplinate dall'art. 14 dello Statuto della Fondazione ("per la gestione di uno o più beni facenti parte del patrimonio della Fondazione o che alla stessa siano affidati possono essere nominati uno o più direttori...", la cui operatività dovrebbe aversi "secondo le indicazioni generali che riceve dal Consiglio di amministrazione, nel quadro delle linee programmatiche del Consiglio di indirizzo e vigilanza"), dal contratto di lavoro e dal mansionario ad esso allegato ("al Direttore è affidata la gestione del compendio immobiliare costituito da Villa Rufolo e dalle sue pertinenze...").

Dunque, la lettura combinata dei tre atti avrebbe dovuto portare a comprendere che le funzioni del Dr. Amalfitano sono limitate esclusivamente alla gestione di Villa Rufolo, con il corollario che far svolgere al dipendente Amalfitano (e a molti altri dipendenti della Fondazione) ulteriori e diverse funzioni, si presume nel medesimo orario di lavoro che dovrebbe essere destinato agli impegni contrattualizzati, pone la Fondazione in una situazione di possibile esposizione a future pretese economiche (anche in considerazione del fatto che, come si è visto, nella delibera n. 85/2017 il Comune si è tiratofuori dalla partecipazione alle spese della fase preliminare);

e3) la Direzione di Villa Rufolo non è una struttura, e neppure ha natura organizzativo-strategica (che, cioè, possa dettare indirizzi, possa fare programmazione, poiché la programmazione relativa alla Villa deve avvenire secondo le precise indicazioni del Consiglio Generale di Indirizzo, trasferite attraverso il Consiglio di Amministrazione), e deve occuparsi soltanto del governo di un cespite, peraltro neppure in titolarità della Fondazione;

e4) il Direttore di Villa Rufolo ha un contratto di lavoro con la Fondazione Ravello, e quindi non ha alcun legame con il Comune di Ravello che, dal suo canto, non dovrebbe poter interloquire in via diretta con lo stesso. La Direzione della Villa non è un ente a se stante, benché tale venga malamente considerata sin dalla delibera di G.C. n. 85/2017. La Direzione di Villa Rufolo, per dirla con chiarezza, è stata solo un'invenzione per anteporre nel rapporto con il Comune di Ravello il dr. Amalfitano;

e5) il dr. Amalfitano neppure poteva ricoprire la carica di RUP di un progetto del Comune di Ravello, non essendo dipendente di quest'ultimo, né di nessuno dei Comuni che si dicono associati al progetto stesso, né lo stesso appare legato ad alcuno di essi da un qualsivoglia rapporto.

Egli sta portando avanti un progetto dal quale la Fondazione Ravello è completamente fuoriuscita, per essere sostituita da un soggetto, e da una inesistente struttura, che si frappongono alla Fondazione nello sviluppo e nella diffusione di un tanto rilevante programma.

A tutto ciò deve ancora aggiungersi:

f) la delibera 26.5.2017 del CdA della Fondazione Ravello, qualunque possa esserne il contenuto, è radicalmente nulla, in quanto il tema "Ravello Capitale Italiana della Cultura 2020" non era compreso nell'ordine del giorno di quella seduta, comunicato agli aventi diritto il 22.5.2017;

g) le bugie, come si usa dire, hanno sempre "le gambe corte", e si tramutano in gravissima scorrettezza, oltre che nel venir meno ai propri compiti istituzionali, quando a dirle è il Segretario Generale della Fondazione Ravello, che con propria mail del 30.5.2017 aveva assicurato che "che il Consiglio di Amministrazione del 25 maggio si è svolto secondo l'ordine del giorno inviato in data 22 maggio", che, come detto, non comprendeva la discussione su "Ravello Capitale Italiana della Cultura 2020";

h) anche a stare dietro alla falsa delibera propinata al Comune di Ravello, in quell'estratto si legge che "riferimento e motore della medesima candidatura doveva essere la Fondazione Ravello", non la Direzione di Villa Rufolo, per di più sub specie di fantomatica struttura organizzativo-strategica.

Premesso, allora, il rilevante valore del progetto Ravello Capitale Italiana della Cultura 2020, a nessuno sfuggirà il grave vulnus che nel confronto con le altre città potrebbe derivare a Ravello da un iter tanto irregolare, e poiché è nostro preminente interesse salvaguardare la sfida garantendo in essa la centralità della Fondazione, con PEC 31.8.2017 abbiamo sollecitato la convocazione di un Consiglio Generale di Indirizzo nel quale si discutesse della nebbiosa vicenda.

Sennonché in luogo di accogliere la nostra istanza, è pervenuta la convocazione del Consiglio di Amministrazione chiamato a mettere le pezze alle situazioni illegittime da noi evidenziate.

A Lei, egregio Direttore, ai cittadini ravellesi e a quelli della Costa d'Amalfi, ma anche all'Autorità Giudiziaria e all'ANAC, riserviamo il controllo della tenuta delle pezze che oggi il CdA proverà ad apporre; per quel che ci riguarda continueremo a vigilare affinché l'affascinante competizione in cui è lanciata Ravello si svolga nel rispetto puntuale della legge, senza escamotage che gettino un velo sulla sua gioiosa partecipazione.

Per chiudere: abbiamo deciso di utilizzare il mezzo stampa, come ultima ratio, non per mancanza di rispetto nei confronti degli Organi della Fondazione, ma solo dopo aver richiamato più e più volte i suoi vertici a prendere in considerazione, analizzare e discutere nelle sedi deputate le nostre osservazioni, i nostri inviti alla correttezza dei passaggi e degli atti, le rivendicazioni delle nostre funzioni e dei ruoli sanciti dallo Statuto.

Purtroppo le nostre pressanti e reiterate richieste di acquisizione degli atti e delle documentazioni a supporto, oltre che di convocazione urgente del Consiglio Generale di Indirizzo, hanno dovuto costantemente registrare un silenzio assoluto, irriguardoso e arrogante!

Come sempre Le siamo grati della cortese ospitalità.

Giuseppino Liuccio

Gianpaolo Schiavo

Lelio della Pietra

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