Tu sei qui: PoliticaLutto nella politica salernitana per la morte dell'onorevole Mario Valiante
Inserito da (ranews), martedì 25 settembre 2018 14:47:49
Di Sigismondo Nastri
È morto l'altro ieri a Salerno, alla veneranda età di 93 anni, l'onorevole Mario Valiante, "tra i principali protagonisti della storia della Democrazia cristiana" a Salerno. I giornali ne hanno dato notizia, ricostruendone il percorso di vita e quello politico in maniera che a me è sembrata asettica. A parte il Mattino, credo, che gli ha dedicato un più ampio servizio a firma di Ivana Infantino. Al di là delle note biografiche, vi è riportata una testimonianza di Alfonso Andria, già europarlamentare e senatore, che gli è stato vicino - si è formato con lui - dal tempo della prima giovinezza. "Era una persona di grande probità - così lo definisce, ed è vero -, di specchiata esemplarità unica e irripetibile".
Con Mario Valiante se n'è andato l'ultimo rappresentante di quella stagione della politica iniziata con le elezioni del 1958 - allora la Dc salernitana era fortemente condizionata dalla presenza ingombrante dell'on. Carmine De Martino e del sindaco Alfonso Menna - quando approdarono sulla scena parlamentare, insieme con Valiante, Vincenzo Scarlato, Bernardo d'Arezzo, Francesco Amodio. Ai quali, nel 1963, si aggiunse Nicola Lettieri. Uniti sotto il simbolo dello scudo crociato, divisi dal sistema correntizio che imperversava e imperava nel partito (con l'eccezione di Amodio, che - per una meditata scelta, sventolata come un vessillo - se ne tenne sempre fuori e perciò ebbe scarso spazio e visibilità).
Dico la verità, con Valiante m'è capitato di rado di scambiare qualche parola di circostanza. Mi metteva soggezione. Ero segretario di Amodio, lo sono stato per vent'anni. Posso testimoniare che si stimavano, si rispettavano, ma senza un particolare feeling, per evidenti motivi di "concorrenza" dato che, provenienti dall'Azione cattolica, attingevano allo stesso bacino di voti, quello della Chiesa, "controllato" da vescovi, monsignori, preti, frati e suore.
Personalmente, avevo più dimestichezza con d'Arezzo (che ad Amalfi ci aveva lavorato, all'Inam, prima di entrare in parlamento), ero in rapporto cordiale con Lettieri (presidente dell'Istituto professionale per il commercio, quando io ero direttore della scuola di Amalfi: gli arrivavano lettere anonime nelle quali era scritto che avevo sparlato di lui - cosa assolutamente falsa - e mi chiedeva chiarimenti).
Mentre Scarlato (corrente di base), d'Arezzo (fanfaniano), Lettieri (moroteo) avevano una collocazione e una identità precise, Valiante era più un notabile, alquanto defilato, che un doroteo, lo schieramento al quale faceva riferimento. Ha ragione Alfonso Andria: "Non era espressione di poteri, non ha mai fatto la conta delle tessere e nei momenti delle cosiddette spartizioni non mercanteggiava, per questo finiva per avere quasi sempre la peggio". Come succedeva ad Amodio. Noi supporters, lo ricordo bene, andavamo alle assemblee sezionali, nelle quali si doveva eleggere i delegati ai congressi provinciali, per sostenere i nostri candidati. Trovavamo i locali chiusi e, intanto, i verbali delle assemblee, con i nomi degli... eletti, già depositati alla sede provinciale di palazzo Sorgenti. "Les jeux sont faits" avrebbe commentato il croupier se si fosse trattato di un casino.
Vittorio Salemme ha ricostruito in un bel libro le vicende di quel periodo, caratterizzato da una forte tensione motivazionale, da un impegno diretto, anche fazioso se vogliamo, dei cittadini nella vita pubblica. Un periodo che, a ripercorrerlo, e a riflettere su come vanno oggi le cose, sembra appartenere alla preistoria.
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