Tu sei qui: PoliticaDi Martino: «Se dobbiamo essere servo sciocco della Fondazione mi dedico ai contadini» e Pilone propone incontro chiarificatore
Inserito da (redazionelda), domenica 16 ottobre 2016 16:14:19
Trasparenza e legittimità: sono stati questi i principi più volte invocati dal sindaco di Ravello, Salvatore Di Martino, nel corso dell'assemblea pubblica svoltasi venerdì sera all'Auditorium Oscar Niemeyer per chiarire i rapporti tra Comune e Fondazione.
Circa una settantina i presenti tra cittadini, imprenditori turistici (una decina), il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Alberico Gambino, l'ex sindaco e consigliere d'indirizzo Paolo Vuilleumier, e alcuni rappresentanti della Fondazione Ravello tra cui il segretario generale Maurizio Pilone.
A moderare l'incontro l'ex sindaco Paolo Imperato, che ha ricordato le sue battaglie, «una pagina già vissuta». «Non mi spaventa il disinteresse sostanziale di molti (riferimento alla scarna presenza in sala ndr), ma giunga a chi ha il dovere istituzionale di sturarsi le orecchie e decidere a beneficio del Comune di Ravello attraverso la sua attuale struttura di governo. Sono regole di democrazia» ha esordito Imperato che ha aggiunto: «Fondazione Ravello non può ignorare chi ha responsabilità di governo del territorio».
La parola passa subito al Sindaco che ripercorre tutta la storia della Fondazione Ravello, dall'anno d'istituzione, il 2002, elogiando i progressi compiuti. Erano proprio quelli gli anni delle più aspre polemiche nell'ambito della faida politica contro Mimmo De Masi e Secondo Amalfitano oggi "l'amico ritrovato".
In un battito di ciglia, tra una slide e l'altra, in quell' Auditorium tanto osteggiato, quell'amaro passato si è trasformato in anni di grandi successi. I disastri riconosciuti soltanto negli ultimi venti mesi, cioè dalla fine della presidenza Brunetta.
«E' la prima volta che il sindaco di Ravello non è in Fondazione» denuncia Di Martino e squaderna i dati dell'ultimo Festival definito fallimentare con le presenze e gli incassi dimezzati rispetto agli scorsi anni anche in considerazione di un minor numero di spettacoli in cartellone.
La mancata apertura della torre maggiore di Villa Rufolo che secondo Di Martino avrebbe generato un maggiore incasso stimato in 250mila euro se fosse stato previsto un ulteriore ticket di due euro. «Un dispetto ad Amalfitano» ha detto Di Martino, come la bocciatura del progetto delle proiezioni mappate, preceduta da rassicurazioni scritte del presidente Sebastiano Maffettone che secondo Di Martino avrebbe dato persino disposizioni per la pubblicazione della gara d'appalto poi ritirata.
«Nessuno sarà in grado di smantellare un'amicizia recuperata da parte mia nei confronti di Secondo Amalfitano che meritano rispetto per quello che ha fatto, le notizie apparse sulla stampa le rimando al mittente (il riferimento è alla lettera a firma di Salvatore Sorrentino ndr)» afferma Di Martino che ribadisce: «Nessuno di noi è esecutore di ordine, siamo noi gli artefici di quello che facciamo. Certo, se abbiamo delle collaborazioni preziose non ce le lasciamo sfuggire. E faccio un appello all'amico Secondo, si perché è diventato di nuovo amico mio da qualche tempo e metta da parte questo brutto momento e ritorni in campo così come ha fatto in campagna elettorale dandoci un ottimo contributo e supporto».
«Dobbiamo capire se dobbiamo fare il servo sciocco della Fondazione o avere il ruolo che ci compete - ha poi detto con veemenza il sindaco - Voglio capirlo, altrimenti mi dedico ai contadini. Chiediamo rispetto dell'istituzione locale perchè noi siamo sul territorio».
Inoltre il sindaco propone un'azione sinergica delle tre istituzioni Comune, Provincia e Regione (soci fondatori della Fondazione) nella gestione dei tre gioielli di famiglia: Villa Rufolo, Villa Episcopio, Auditorium Oscar Niemeyer.
«Chi oggi è Presidente della Fondazione dovrebbe sapere che se oggi esiste la Fondazione è perché evidentemente nel corso degli anni la città di Ravello, attraverso l'impegno di amministrazioni comunali si è legittimata ad avere i finanziamenti dalla Regione Campania, dando prova di amministrare virtuosamente il paese.
Basti pensare alla trasformazione del Paese negli ultimi vent'anni avvenuta grazie ad una politica turistica locale e alla realizzazione di opere lungimiranti e strategiche che hanno cambiato il volto di Ravello, quali la Galleria, la liberazione del traffico dal centro storico e la proclamazione di "Ravello Città della Musica", migliorando la vivibilità dei ravellesi e stimolando da una parte, gli operatori turistici del territorio ad incrementare le proprie strutture e, dall'altra, incentivando investimenti economici da parte di terzi in strutture alberghiere uniche al mondo.
Viene per un istante da pensare ai volti che si sono alternati nell'arco dei secoli fra i giardini di Villa Rufolo, alle loro storie: volti locali, con il sole delle nostre parti infilato sulla fronte, con la fatica dei terrazzamenti, ingegneria della caparbietà, che ha inciso le loro mani, con gli occhi pieni delle nostre vie; volti di secoli fa amalgamati, come in un dipinto di squisita fattura, "all'innamorato" di turno proveniente da altrove, colpito al cuore dal Cupido - Ravello, inevitabile, maliardo. Viene da pensare a Nevile Reid, ad Escher, a Vidal, a Gide e a tutti gli altri che qui a Ravello hanno trovato e hanno dato. Per ogni battaglia si schierano in campo i soldati migliori. Adesso è forse venuto il momento di combattere, di tenere in casa ciò che ci appartiene, di resistere come ad un assalto. Per amore di verità, nel rispetto di ciò che è stato dato, ottenuto e realizzato con sacrifici e con un'arma che "stermina" senza uccidere, che ferisce senza fiotti di sangue: l'amore per Ravello».
E' il momento degli interventi del Pubblico. Gino Schiavo, in qualità di albergatore, si mostra deluso dalla programmazione dello scorso Festival e si chiede il perché dei ritardi nell'apertura al pubblico della torre maggiore.
Il Sindaco ha sottolineato che quando si parla del futuro di Ravello, un paese sicuramente benedetto e privilegiato, non si può tacere o nicchiare come se tutto fosse normale o scontato, o addirittura irrilevante.
«A quanti hanno magari storto il naso su una quasi totale preponderanza dell'argomento Fondazione Ravello in seno al nuovo corso dell'amministrazione comunale ravellese, va sicuramente fatto notare che Ravello è Ravello per meriti che vanno con coscienza "imputati" a Dio, ma va anche detto che vanno riconosciuti quei per meriti che si sono cementificati, stratificati nel corso dei secoli grazie al contributo di personalità eminenti, di cittadini volenterosi ed innamorati, di apporti provenienti dall'esterno che si sono annodati, inseminati nella meravigliosa struttura pensile e ad un passo dal paradiso del nostro paese.
La Fondazione Ravello è probabilmente l'espressione più diretta di tutto ciò, l'emanazione, la longa manus del Comune di Ravello e assistere ad una occlusione piuttosto evidente nei confronti del primo cittadino e della maggioranza, ad una totale assenza del primo cittadino in seno alla Fondazione Ravello, non è solo un fatto sconcertante, ma addirittura inaccettabile perché vuol dire snaturare Ravello, privare Ravello di Ravello stessa, del suo popolo».
Il sindaco Di Martino rivendica quella famosa "centralità" invocata dal 2006, non poltrone «ma solo la possibilità, come è giusto che sia, di dare all'Istituzione Comunale il ruolo che le compete, ricordando a chi non vuole, che il sindaco non è un nominato ma un eletto dal popolo e come tale, rappresentante di esso».
«Democrazia, partecipazione, diritto: non sono forse questi gli obiettivi tanto perseguiti?
A fronte di una direzione, quella intrapresa dall'attuale governance della Fondazione, che, seppure animata da impegno e questo non va taciuto, non ha comunque sollevato ed ottenuto i risultati che ci si aspettava, o lontanamente paragonabili a quelli degli scorsi anni.
Non è forse il caso di ammettere l'errore, fare un passo indietro e cercare di procedere ad una soluzione che salvi non una nomina, non un incarico, bensì il giusto ruolo che non releghi il Comune di Ravello a servo sciocco della Fondazione?» si chiede Di Martino.
Anche Maurizio Pilone, segretario generale della Fondazione Ravello prende la parola e rassicura sul lavoro degli uffici e sulla trasparenza degli atti prodotti.
«Fino ad oggi abbiamo mantenuto un'amministrazione che è di riferimento a tutte le Fondazioni della Campania - ha spiegato il professionista che dal 2002 segue la contabilità Fondazione Ravello - Abbiamo un patrimonio intatto detenuto in titoli di Stato, abbiamo chiuso in avanzo, abbiamo accesso al credito senza alcune garanzie per diversi milioni di euro.Sono d'accorso col sindaco quando dice costruire e non distruggere: fissiamo un incontro anche tra una settimana, dando la possibilità tutti gli organi della fondazione a partecipare. Indiciamo un incontro anche tra sette giorni, diamo però la parola a tutti, consiglieri di amministrazione e indirizzo, presidente. L'interesse è di portare avanti la Fondazione, non credo siano problemi di contenuto, probabilmente di merito, ma che sicuramente devono essere superati alla luce dell'interesse superiore che è la degna e condivisa prosecuzione della Fondazione Ravello».
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