Tu sei qui: PoliticaDazi reciproci e rischio inflazione, il punto del professor Mascolo
Inserito da (Admin), lunedì 21 aprile 2025 09:53:22
di Antonio Mascolo, pubblicato su politicainsieme.it
Per la Banca d'Italia, vista "l'incertezza particolarmente elevata" derivante "dall'evoluzione delle politiche commerciali" la crescita del Pil in Italia per l'anno 2025 è prevista dello 0,6%, dello 0,8% per l'anno 2026 e dello 0,7% per il 2027, correggendo e tagliando con ciò le previsioni di dicembre 2024 che erano per il 2025 dello 0,8%, dell'1,1% per il 2026 e dello 0,9% per io 2027.
Tale variazione delle percentuali di crescita del Pil deriva dagli effetti delle variazioni in aumento dei dazi doganali, senza tenere conto delle possibili misure di contrasto e ritorsive della Ue e dalle economie degli altri Paesi colpiti in misura anche superiore dagli aumenti dei dazi doganali.
La Banca d'Italia così giustifica comunque la crescita del Pil (anche se in misura ridotta rispetto alle previsioni di dicembre), per cui se anche ci sarà flessione del Pil comunque di crescita si potrà parlare. Ciò che porta alla previsione in aumento del Pil, lo si trova nei maggiori consumi (dovuti a reddito reale disponibile) e nei maggiori investimenti dovuti alle misure del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), mentre ciò che frena la crescita è dovuto alla prevista riduzione delle vendite all'estero, alle conseguenti tensioni commerciali e alla eliminazione degli incentivi edilizi.
Per quanto riguarda l'inflazione, la Banca d'Italia prevede una inflazione al tasso dell'1,6% nel 2025, dell'1.5% nel 2026 e del 2% nel 2027, mentre la Core Inflation (inflazione di fondo o core) sarebbe intorno all'1,5% per l'intero triennio. Tuttavia questi dati potrebbero crescere per gli effetti di un "aumento ritorsivo" dei dazi causato dalla difesa della propria situazione economica da parte dell'UE come conseguenza degli aumenti dei dazi doganali effettuati dal presidente Trump.
Con la manovra dei tassi di interesse e loro riduzione in data 06/03/2025, continua il procedimento di disinflazione da parte della Bce che con tale manovra ha assicurato ancora la discesa del tasso di inflazione, il cui assestamento è previsto intorno al 2%. Questa ulteriore riduzione, efficace a partire dal 12 marzo 2025, comporterà l'assestamento seguente dei tassi di interesse:
Il tasso di interesse sui depositi (prestiti su crediti di natura mercantile) presso la Bce passerà dal 2,75% al 2,50%;
Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali (Orp passerà dal 2,90% al 2,65%. E' il tasso a carico delle "banche private" (banche commerciali o banche di credito ordinario) sulle operazioni di finanziamento della Bce aventi la durata di una settimana. Tale tasso rappresenta il costo del denaro praticato dalla BCE nell'Eurozona.
Il tasso di interesse sulle operazioni di finanziamento marginali (Mro) passerà dal 3,15% al 2,90%. Si tratta del tasso di interesse praticato dalla Bce sui prestiti cosiddetti Oernight, cioè aventi termine e/o scadenza molto breve e cioè, in questo caso, il prestito ha una durata che va dalla giornata di negoziazione e/o concessione del finanziamento fino alla giornata lavorativa successiva (momento del rientro del prestito concesso dalla Bce). Tuttavia questi dati sono destinati ad essere superati dall'aumento dei dazi doganali cosi come stabilito e comunicato al mondo intero da Trump il 2 aprile scorso.
L'applicazione dei dazi sulle operazioni di scambio merci a livello internazionale, così come comunicato in data 02 aprile 2025, porterà sicuramente nel breve periodo ad un rialzo dei prezzi e ad un ritorno dell'inflazione; si domanda di quanto? ... Questo non è dato sapere allo stato attuale!
Tuttavia l'aumento dei prezzi in conseguenza dell'aumento dei dazi doganali, sicuramente porterà ad una riduzione dei consumi e ad un conseguente freno degli scambi internazionali, cosa che potrà creare un decremento degli investimenti, della produttività e quindi della crescita economica e anche al ribasso dei prezzi dovuto alle scorte e alla formazione di beni e prodotti invenduti e non consumati che saranno comunque immessi dalle imprese nel mercato a prezzi di realizzo e di copertura dei costi di produzione. Ci potranno così essere quindi tendenze opposte che potranno portare alla stagnazione, o alla stagflazione e a alla recessione. Importante sarà quindi seguire l'andamento dei prezzi, prendere adeguate contromisure e trattare con gli Stati Uniti al fine di evitare una guerra commerciale e ad una riduzione della crescita dovuta a cali di investimenti e produttività.
Circa i problemi che potranno sorgere per gli Stati uniti nei riguardi dell'egemonia monetaria Usa, riporto quanto detto in una intervista, su "Il fatto quotidiano" del 4 aprile 2025, dall'economista prof. Emiliano Brancaccio dell'Università Federico II di Napoli, che, dopo aver partecipato ad un dibattito con l'ex governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha affermato con convinzione che il protezionismo Usa è la conseguenza del suo forte indebitamento e alla domanda: "Lei sostiene che i dazi finiranno per accelerare la crisi dell'impero americano".
Così ha risposto: "Per decenni gli Stati Uniti hanno goduto del privilegio di poter comprare molte più merci di quanto ne riuscissero a vendere all'estero. Gli americani coprivano questo eccesso di importazioni attraverso l'emissione di dollari e di titoli di debito denominati in dollari, sicuri che il mondo li avrebbe accettati. Ma nel momento in cui gli USA elevano barriere commerciali e finanziarie, il valore stesso dei dollari con cui coprono le importazioni diventa incerto: un esportatore giapponese, ad esempio, non avrà più molto interesse a ricevere dollari in cambio delle merci che vende se teme che qualche barriera gli impedirà di utilizzare liberamente quegli stessi dollari in territorio americano. Da qui può montare una sfiducia crescente verso il biglietto verde. Ecco perché dico che il protezionismo americano potrebbe accelerare la crisi dell'egemonia monetaria Usa.
Tale affermazione evidenzia chiaramente ed ampiamente uno dei tanti importanti risvolti negativi dell'operazione aumento dei dazi. Lo stesso Visco poi si esprime su ciò che dovrebbe fare l'Europa diretta da von der Leyen. Alla tentazione di usare una modalità di contrasto guerreggiato verso gli Usa, la presidente della Commissione europea dovrebbe usare l'arma della diplomazia ammettendo una responsabilità nell'incremento del debito Usa per eccesso di importazioni. Ciò è stato procurato dalla lunga austerity che ha determinato per gli Usa ed altri paesi un eccesso di importazioni andando così ad aumentare lo "sbilanciamento commerciale". Sarebbe quindi opportuno "rendere meno restrittive le regole monetarie e fiscali europee" perché ciò "sarebbe un buon modo per promuovere un buon tavolo di controllo coordinato dei flussi di capitale" cosa che rappresenterebbe "l'unico modo per affrontare pacificamente gli enormi squilibri globali nei rapporti di credito e debito".
L'Italia visto lo sbilancio commerciale per esportazioni negli Usa di circa 44 miliardi di dollari, importo che equivale a due volte e mezzo il valore delle loro esportazioni, per evitare di dipendere dalla politica protezionistica degli USA, farebbe bene ad esportare beni e servizi verso nuovi mercati, tra cui la Cina, l'India ecc...
Le banche centrali a seguito dell'aumento dei dazi doganali si troveranno a dover gestire la politica monetaria tenendo presente le conseguenze del citato aumento. Soprattutto si ridurrà il ritmo della crescita sia per i i paesi colpiti dai dazi, sia per gli stessi Stati Uniti. L'aumento dei prezzi alzerà il tasso di inflazione che sarà più alto negli Usa. La Fed era già impegnata in una politica di disinflazione attraverso i tagli dei tassi programmati ed ora, con l'aumento dei prezzi dovuti agli aumenti dei dazi e quindi dei prezzi dei prodotti esteri per il loro consumo, potrebbe ridurre il numero dei tagli programmati e scendere da 4 ad 1 oppure fermarsi del tutto. Scrive Francesco Ninfoli su Milano Finanza del 5 aprile 2025 : "La Fed dovrà scegliere li minore dei mali, mentre l'economia Usa prende una direzione stagflattiva"
Il Presidente della Fed ha dichiarato che, con l'aumento delle tariffe dei dazi, ci sarà l'aumento dei prezzi e quindi dell'inflazione e un conseguente rallentamento della crescita. Tuttavia, visto che tale inflazione può non essere definitiva perché "non è chiaro quale sia l'appropriato cammino della politica monetaria", ma probabilmente temporanea, non sarà necessario, contrariamente a quanto chiesto da Trump, effettuare un immediato taglio dei tassi. (Francesco Ninfoli - Milano Finanza del 05 aprile 2025).
Su Il Sole 24 Ore del 20 marzo 2025 in un articolo dal titolo "Falchi & Colombe" a firma di Donato Masciandaro, viene ribadito che la Fed non interverrà sul taglio dei tassi di interesse in quanto le previsioni non sono positive circa l'inflazione e la crescita economica. Attualizzando quanto detto nell'articolo a dopo la data del Liberation Day, 2 aprile 2025, la Fed ha tre posizioni da poter scegliere chiamate: "inerzia", "rigore" e "lassismo". La Fed nel caso specifico ha scelto l'"inerzia monetaria", visto lo scenario macroeconomico di estrema incertezza, dovuto alla decisione del presidente Trump di aumentare i dazi in un disegno di protezionismo commerciale.
Per la probabile frenata economica dovuta all'aumento delle tariffe Usa con un impatto di circa 1% sul Pil europeo, sarà necessario da parte della Bce effettuare ulteriori tagli dei tassi di interesse. L'inflazione tenderà ad aumentare dello 0,5%, a seguito delle previste misure di ritorsione verso gli Usa da parte dell'Ue, misure che tuttavia si prevedono contenute per evitare ilo pericolo di una battaglia sulle tariffe. L'apprezzamento, già verificatosi, dell'euro di fronte al dollaro è dovuto a seguito delle misure del 02 aprile 2025 e tale apprezzamento "potrebbe rendere più chiare le prospettive della Bce, aprendo la strada ad ulteriori riduzioni dei tassi.
"Le ritorsioni dell'UE dovrebbero essere lente, il tasso di cambio è un rafforzamento e la crescita rallenterà ancora, perciò è probabile che la Bce continui a tagliare>, ha osservato Deutsche Bank che vede un tasso finale all'1,5% rispetto all'attuale 2,5% , con il rischio di uno stop a 1,75% - 2% per effetto delle spese dei governi (soprattutto quello tedesco) per la difesa". Sarà necessario che per evitare il rischio di inflazione la Bce effettui pertanto un ulteriore taglio dei tassi di interesse e quindi così superare "la sfida dei dazi per abbattere le barriere interne nel mercato unico" e creare un modello di crescita basato soprattutto sulle esportazioni. ((Francesco Ninfoli - Milano Finanza del 05 aprile 2025).
Il Governo italiano ha previsto la crescita del Pil del nostro Paese all0 0,6%, in linea con i dati della Confindustria e di Bankitalia la cui previsione di crescita del Pil è stata assestata sulla stessa percentuale. Tale percentuale rappresenta il 50% della crescita prevista nel Psb (Piano strutturale di Bilancio) e nella Legge di Bilancio 2025-2027. Per il 2026 la crescita del Pil dovrebbe assestarsi sullo 0,8% e sullo 0,7% nel 2027. Il tutto in un quadro non programmatico, ma tendenziale a legislazione vigente, senza prendere, con ciò, in considerazione le misure che, in sede di politica economica, il Governo potrebbe prendere per incrementare la crescita, al fine di "contrastare la frenata macroeconomica in corso". Per permettere misure espansive dell'economia, il governo ha chiesto di "valutare le clausole di sospensione del Patto Ue (art. 25 del regolamento 2024/1623) per permettere ai paesi di pescare dal bilancio pubblico fondi da destinare al sostegno delle aziende maggiormente colpite dalla guerra commerciale" derivante dall'applicazione in data 02 aprile 2025 dell'aumento dei dazi doganali. (Gianni Trovati - Il Sole 24 Ore - Def, crescita verso lo 0,6%. Dimezzata la prima stima).
Il Presidente Trump in data 9 aprile 2025 ha annunciato una pausa nell'applicazione dei dazi che durerà 90 giorni, durante i quali, sulle merci così come enunciato in data 02/04, saranno applicati dazi del 10%. Su questi dazi, comunque sono in corso trattative fra tutti i paesi, compresi quelli dell'Unione europea. Su acciaio e alluminio, rimangono inalterati e invariati i dazi doganali validi dal 12 marzo 2025, parimenti rimangono inalterate le tariffe del 25% sulle automobili a partire dal 3 aprile, mentre si applicherà entro il 3 maggio la tariffa del 25% anche su ricambi auto e componentistica. L'amministrazione Trump comunque ha mantenuto le tariffe al 10%, rigettando l'offerta dell'Ue e ha applicato alla Cina le tariffe dei dazi doganali al 145%. La Ue si è subito adeguata a questa decisione e il 10 aprile ha sospeso l'applicazione delle contromisure, offrendo "dazi zero reciproci sui beni industriali". Trump comunque ha mantenuto le tariffe del 10% rigettando l'offerta dell'Ue.
La Cina ha risposto all'aumento delle tariffe al 145% portando le proprie tariffe al 125%. C'è una guerra commerciale tra i due stati e comunque, per i grossi interessi che li coinvolgono, si prevede un possibile accordo commerciale a tariffe concordate.
E' notizia dell'ultimo momento che una parte importante della finanza Usa (tra cui il Ceo di BlackRock e Larry Fink, e l'Ad di Jp Morgan Chase), pensa ad una realistica e prossima recessione economica degli Usa e per tale motivo sta abbandonando Trump con le sue teorie e le sue decisioni.
Con le misure applicate sono stati danneggiati milioni di risparmiatori che hanno visto intaccare pesantemente i propri risparmi. Sarebbe opportuno, ai fini di dare all'economia stabilità e crescita, che ci fosse una concorde convergenza mondiale su tutta la partita dei dazi portandoli al minimo possibile e su una nuova regolamentazione del commercio mondiale.
Se sei arrivato fino a qui sei una delle tante persone che ogni giorno leggono senza limitazioni le nostre notizie perché offriamo a tutti la possibilità di accesso gratuito.
Questo è possibile anche grazie alle donazioni dei lettori. Sostieni l'informazione di qualità, sostieni Il Vescovado!
Scegli il tuo contributo con
Per rimanere costantemente aggiornati con le notizie del Vescovado, in tempo reale sul tuo smartphone, scarica la App!
Per dispositivi Apple |
Per dispositivi Android |
![]() |
![]() |
rank: 10892100
"La Campania ha un tasso di occupazione paragonabile a quello della Guyana francese. Dopo dieci anni di governo ininterrotto da parte del PD, i dati Eurostat parlano chiaro e certificano un fallimento totale". A lanciare l’allarme è Antonio Iannone, senatore di Fratelli d’Italia e commissario regionale...
La Provincia di Salerno si prepara ad aprire ufficialmente un nuovo capitolo della sua amministrazione. Il prossimo 28 aprile, infatti, è stata convocata la seduta del Consiglio provinciale durante la quale si terrà il giuramento del nuovo presidente, il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli. Si tratta...
Il sindaco di Cetara, Fortunato Della Monica, ha inviato questa mattina, 18 aprile, una richiesta formale di incontro urgente al Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, al Comandante Generale delle Capitanerie di Porto e al Prefetto di Salerno. Al...
"Ho avuto il piacere di fare visita al Prefetto di Salerno, dott. Francesco Esposito, con il quale ho avuto un proficuo e costruttivo momento di confronto sui principali temi legati alla mobilità, alla sicurezza stradale e allo sviluppo infrastrutturale del territorio". Lo scrive in una nota Tullio Ferrante,...
"La tragedia avvenuta alla funivia del Monte Faito è una ferita inaccettabile per Napoli e per tutto il Paese. Come Mit ci siamo immediatamente attivati, ho personalmente coinvolto i competenti uffici del Ministero e tenuto contatti costanti con Ansfisa che, nell'ambito delle sue attività di sorveglianza,...