Tu sei qui: PoliticaCalcio nel caos, nessun eletto in Figc. Il rammarico di Gagliano: «Era necessaria prova di grandissima responsabilità»
Inserito da (redazionelda), martedì 30 gennaio 2018 10:06:47
L'Italia del calcio senza mondiale e senza presidente. Un tunnel senza fine quello imboccato dal mondo del pallone, perché dopo 70 giorni dalla caduta di Carlo Tavecchio - causa la mancata qualificazione-choc a Russia 2018 - non c'è una pagina da voltare: ieri l'assemblea elettiva che doveva restituire una guida alla Figc non ha scelto il nuovo presidente. Quattro scrutini con tre candidati Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi, tutti a vuoto: e ora quello che sembrava solo uno spauracchio è realtà. A via Allegri torna il commissario, come nel 2006 quando con calciopoli i vertici di allora erano stati spazzati via. La palla ora passa al Coni, a Giovanni Malagò che aveva visto lungo, indicando da sempre questa come l'unica strada possibile vista la scarsa, per non dire nulla, unità di intenti mostrata dalle componenti del calcio made in Italy. Tra i votanti, ieri all'Hilton di Roma, Salvatore Gagliano, neo presidente del Comitato campano FIGC, tra i sostenitori di Sibilia.
«Dopo ben 4 votazioni, non si è riusciti nell'intento, in quanto nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum necessario per essere eletto. Per cui alle ore 19 tutti a casa ed appuntamento a giovedì per il commissariamento» scrive Gagliano su facebook e aggiunge: «Ieri, a mio parere, è stata scritta, dopo la recente eliminazione ai mondiali, un'altra pessima pagina del calcio Italiano.
E tutto ció lo dico con la morte nel cuore: non è possibile che non ci si renda conto, che ieri era necessaria una prova di grandissima responsabilità, che non è stata data. Rendiamoci conto che il mondo ci guarda ed al momento abbiamo una FIGC Commissariata ed una lega di A altrettanto».
Nonostante gli ultimi disperati tentativi e l'accordo tra Gravina e i calciatori non andato a buon fine, e poi prima del ballottaggio, quando Sibilia ha offerto al rivale Gravina la presidenza pur di scongiurare il nulla di fatto. Riunioni che sono seguite a quelle della notte hanno animato i piani alti dell'Hotel di Fiumicino dove è andata in scena l'inutile maratona. Con lo scontro finale tra Sibilia e Gravina. Al primo turno Sibilia aveva il 39.37%, Gravina il 37.06% e Tommasi il 22.34%: lì parte la caccia all'accordo, ma il n.1 dei calciatori non ha voluto fare l'ago della bilancia come del resto aveva detto ed è andato fino in fondo. E così al secondo voto Sibilia sale al 40.41%, Gravina scende al 36.29 e Tommasi al 22.23%.
Altra fumata nera, con il copione che si ripete anche in terza: Sibilia sempre in testa al 39.42%, Gravina al 38.37% e Tommasi al 20.79%. Nessun eletto, ballottaggio tra i primi due. Scattano nuove corse nei corridoi, nei bagni, al sesto piano dell'hotel anche con le Leghe di A, seppure senza guida, e di B che hanno provato a capire se c'era una exit strategy: l'Aic si presenta al ballottaggio con l'indicazione di votare scheda bianca, e a sorpresa lo fanno anche i dilettanti su indicazione del loro capo. Ed è un trionfo delle bianche infatti che ottengono una super maggioranza con il 59.09% (i due candidati alla sfida finale se ne vanno con l'1.85% Sibilia e il 39.06 Gravina).
Gagliano lamenta la posizione della rappresentanza dei calciatori, in netta minoranza, rivelatasi, però, l'ago della bilancia.
«Mi chiedo: ma per i calciatori, una volta resisi conto che non sono mai andati oltre il 22%, era veramente tanto difficile scegliere su chi far confluire i loro voti fra Sibilia o Gravina e di conseguenza eleggere un presidente? Saró forse ingenuo, ma certe cose proprio non le capisco. Ma i calciatori comprendono che se dovesse esserci una crisi nel calcio, i primi ad essere penalizzati sarebbero loro? Ed allora, se la gente frequenta sempre meno gli stadi, per cortesia, non lamentiamoci e non si lamentassero!» conclude Gagliano.
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