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Amalfitano predica concordia e illustra il suo «sogno» per Ravello

Dopo la bagarre delle ultime tre settimane l'ex sindaco parla al cuore dei ravellesi e sceglie un testimonial d'eccezione: Salvatore Di Martino

Inserito da (redazionelda), lunedì 16 febbraio 2015 20:58:15

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«Tentare di riportare un po' di serenità. La situazione richiede un po' di lucidità e condivisione di obiettivi». Esordisce così il segretario generale della Fondazione Ravello, Secondo Amalfitano, alla conferenza stampa "chiarificatrice" sui recenti fatti che hanno interessato Ravello e l'ente che organizza il Festival divenuti un ordigno mediatico.

Il "one man show" di Amalfitano prende forma man mano e parte da lontano, da quel sogno immaginato tredici anni fa, un sogno (il vocabolo più volte citato nelle tre ore di seduta) chiamato Fondazione Ravello.

Assente, come annunciato, il sindaco Paolo Vuilleumier e l'amministrazione comunale.

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«Quando nel manifesto abbiamo scritto "auspichiamo la presenza di" era per far dialogare tra loro i protagonisti, memori dei bei tempi di una volta - spiega Amalfitano - . Mi aspettavo un dibattito fuori dall'ufficialità del Consiglio comunale perché quando parliamo degli argomenti di un paese nessuno ha il diritto di accaparrarsi l'esclusiva. Io non mi sono mai sottratto ad alcun dibattito».

«L'obiettivo è di fare chiarezza, tracciare una strada, una soluzione, un percorso. Non serve a nessuno mettere al muro responsabili. Per tagliare la testa al toro tutti abbiamo meriti e colpe. Vi dico che io ho più colpe di tutti». Cerca così di distendere gli animi prima di cominciare a parlare al cuore attraverso il canale dell'orgoglio ravellese l'ex sindaco. «Spero che oggi si possa scrivere una nuova pagina per Ravello. Teniamo fuori i rancori. Il mio merito è stato quello di aver immaginato un sogno, fare una cosa unica, eccezionale, che per trovarla devi andare a Ravello. L'attuale maggioranza ha sostenuto questo progetto per otto anni, Salvatore Di Martino e Paolo Imperato non hanno fatto danni. Sul progetto nella sua interezza mai nessuno si è messo di traverso».

Amalfitano, a cui gli si riconoscono grandi idee e voglia di fare (sono i suoi comportamenti ad essere contestati) si concede un vanto: «Permettetemi una nota autocelebrativa: il bene pubblico più importante di Ravello (Villa Rufolo ndr) ha visto me come responsabile, il primo ravellese dopo duecento anni. Questa cosa mi inorgoglisce tanto. Dalla morte di Nevile Reid gli unici interventi strategici, importanti per il complesso si stanno sviluppando ora. Un disegno complesso che un Ravellese ha immaginato. Tra due mesi inaugureremo la scala della torre maggiore. Tredici anni fa ho sognato di portare tutti i Ravellesi in cima a quella torre per poter mostrare il loro paese sotto un'altra prospettiva, dall'alto. Sarà uno dei musei più all'avanguardia a livello europeo (la torre maggiore ndr)».

«Quando sento parlare di centralità del Comune e centralità del Comune penso che non tutti possono fare tutto. Per portare avanti il progetto serve una squadra che remi nella stessa direzione ci vogliono persone di qualità ai vertici. Nello statuto della Fondazione sta scritto che ai vertici ci debbano essere personalità di comprovata capacità tecnico-scientifica nel settore dei beni culturali».

Amalfitano ricorda quando in passato da più parti gli si chiedeva di diventare il presidente della Fondazione. «La ucciderei» dice riuscendo a contenere tutet le ire maturate nelle ultime settimane. «Quattro anni fa ho sostenuto Paolo Vuilleumier - ricorda Amalfitano - ma non credo che sia la persona giusta (per il ruolo di presidente ndr)».

«Brunetta di fare il presidente non gliene può fregar di meno come dicono a Roma, tranne che per partecipare a una cosa bella. Brunetta è entrato come consigliere della Fondazione nel 2004 con Bassolino presidente. Brunetta ha sempre lavorato e fino al 23 gennaio tutti avevano chiesto a Brunetta di continuare. Da Bassolino a Caldoro tutti hanno finanziato la Fondazione Ravello».

Amalfitano, che cerca l'applauso dalla platea senza mai riuscire a strapparlo, al termine della lista dei sogni realizzati e degli incubi imminenti spiega lo stile Fondazione Ravello, che va oltre conta, i numeri, i partiti, le tessere.

«Mimmo Palladino, artista, comunista convinto, rappresenta la Regione. Caldoro disse che non aveva preferenze e biglietti in tasca. Brunetta chiese a Caldoro soltanto di confermare Paladino e la Miraglia che avevano lavorato molto. Il sindaco di Ravello disse che ognuno nominava i propri rappresentanti. Oggi gli enti più importanti in Fondazione sono la Regione e il Ministero, gli altri non mettono una lira».

Oggi si arriva alla conta, 5 è più grande di 4, ma la conta non è mai stata fatta - dice Amalfitano -. E' democratico ma non opportuno. Confrontiamoci sulle idee. Se si vuole fare una bagattella politica diciamocelo».

Poi il segretario generale comincia, con il supporto del carteggio proiettato a parete, a ricostruire il pastrocchio burocratico che ha portato all'impasse cominciata il 24 gennaio, giorno dell'insediamento del consiglio. Ma ci pensa il membro del collegio dei revisori dei conti, Lupi, a illustrare "l'illegittimità" rintracciata sabato scorso.

«Il problema è che la riunione del 5 febbraio (seduta in cui Vuilleumier era stato eletto presidente) convocata il 2 febbraio poi revocata non ha previsto i sette giorni di anticipo per chi era assente il 31 gennaio (5 consiglieri ndr). Non si poteva convocare il 2 per il 5 febbraio».

«Senza la Regione e il Ministero - ricorda Amalfitano - parliamo di un incubo. Angelini e Alemi sono persone serie e si sono defilati perché non partecipano a questa bagarre e hanno espresso solidarietà a Caldoro, Brunetta e al Segretario generale».

Comunque sul futuro della Fondazione ci sono ancora molte incognite.«Stiamo discutendo se dopo 45 giorni (dalla data di scadenza della presidenza Brunetta nda) decade tutto o meno. Brunetta ha fatto l'unica cosa legale possibile: il commissariamento. Commissariamento evoca situazioni brutte, dissesto, fallimento, liquidazioni. In questo caso il Commissario significa salvezza perché azzera tutto, anche le nomine. Ma chiederò a Renato Brunetta un ennesimo atto di amore per Ravello e i Ravellesi convocando a Roma un tavolo con ministero per i Beni Culturali, il Presidente della Regione Campania, il Presidente della Provincia di Salerno e il Sindaco di Ravello. Perché solo da quel tavolo ne uscirà il rafforzamento del sogno».

In sala anche l‘ex sindaco Salvatore Di Martino, nemico giurato di Amalfitano, la cui presenza era già stata annunciata a inizio conferenza.

«Ieri, dopo tanti anni (con ogni probabilità 23 ndr) ho avuto una telefonata con l'avvocato Di Martino - rivela Amalfitano - abbiamo passato in rassegna tanti problemi. Ci vuole la concordia. Al prossimo cdi e cda il segretario generale rimetterà tutte le deleghe e farete tutto quello che volete - annuncia - Non sono mai stato attaccato alla poltrona ma ai sogni si».

Prima di concludere Amalfitano ha annunciato che venerdì prossimo parteciperà all'assemblea pubblica indetta dall'amministrazione comunale presso l'auditorium. Prevista anche la presenza di Salvatore Di Martino. Ne varrebbe il costo di un ipotetico biglietto.

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