Tu sei qui: MondoSigiI canti dedicati alla Madonna Avvocata spiegati da Sigismondo Nastri
Inserito da (PNo Editorial Board), lunedì 29 maggio 2023 14:26:07
Di Sigismondo Nastri
Come ogni anno, l'indomani della domenica di Pentecoste [e cioè oggi], è dedicato al tradizionale pellegrinaggio al Santuario di Maria Santissima Avvocata, sul monte Falerzio che domina il promontorio di Capo d'Orso, tra Cetara e Maiori. Una festa che accomuna - nella fiduciosa remissione di ansie, preoccupazioni, paure nelle mani della Mamma celeste - una moltitudine di fedeli provenienti dai paesi della Costiera, da Cava de' Tirreni e dall'Agro nocerino. In un tripudio di inni e tammurriate, retaggio delle generazioni che ci hanno precedute.
C'è un'indagine sui canti dedicati alla Madonna, a partire dai primi secoli della Chiesa, realizzata da Sergio Militello, musicista e compositore, fondatore del Centro internazionale di musica sacra. È contenuta nel volume '"I primi canti a Maria", Editrice Vaticana. Essi sono per lo più di matrice popolare, appartengono alla memoria e alla devozione della gente. Non penso - magari sbagliando - che, eccezioni a parte, abbiano autori riconosciuti (o riconoscibili). Forse ce ne sono che li hanno riveduti, rielaborati, affinati. Che ne hanno trascritti i motivi sul pentagramma.
Tra i canti più diffusi nella Chiesa ricordo "Dell'aurora tu sorgi più bella", "Evviva Maria", "Ti salutiamo, Vergine", "Mira il tuo popolo", "Andrò a vederla un dì".
Quando sento "È l'ora che pia / la squilla fedel / le note c'invia / dell'Ave del ciel" mi viene subito da pensare, forse per assonanza, a "la Diva del mare / l'Assunta del ciel", che viene cantata in alcune chiese, fino a qualche tempo fa pure alla Madonna della Libera, sotto casa mia, nei pomeriggi assolati dal 15 luglio al 15 agosto, in preparazione della festa patronale di Maiori.
Il culto mariano, come è espresso nelle tammurriate, recepisce antiche tradizioni nelle quali s'intrecciano reminiscenze pagane e cristianesimo. Eppure è espressione di fede vera, come quella che spinge le persone ad arrampicarsi oggi per impervi sentieri fin sopra il Monte Falerzio. O a compiere frequenti pellegrinaggi a Montevergine, alla Madonna dei Bagni, a quella dell'Arco, giusto per fare qualche esempio. C'è pure da tener conto che in un tempo in cui il processo di scolarizzazione interessava una percentuale minima della popolazione, e l'analfabetismo era molto diffuso, canti e preghiere in dialetto locale erano meglio recepiti e compresi dalla popolazione.
La figura di Maria, madre di Gesù, i dogmi, i misteri e le solennità liturgiche a lei dedicate sono stati nel corso dei secoli oggetto privilegiato della contemplazione lirica dei poeti, da Dante a Petrarca, da Alda Merini a Mario Luzi, fino a Pasolini che pure non era credente.
In Oriente - leggo - non si può pregare senza Maria, la Theotókos (Madre di Dio) in relazione con l'opera salvifica del suo figliuolo.
I canti alla Madonna, eseguiti in modo corale, chiassoso, come la celebre tammurriata della festa dell'Avvocata [capace di affascinare un musicista appassionato di cultura popolare, Roberto De Simone] che al rientro dopo il tramonto viene riproposta in piazza Citarella, in pieno centro di Maiori, sono testimomianza - lo ripeto, e concludo - di una fede genuina, ruspante. Che diventa, in questo caso, tensione mistica, finanche pathos.
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