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Inserito da (PNo Editorial Board), sabato 20 gennaio 2024 15:27:33
Di Sigismondo Nastri
Come ho già avuto modo di scrivere, la prima volta che sentii parlare dell'ipotesi di una galleria tra Minori e Maiori fu nel corso di un incontro organizzato dal sindaco dell'epoca, Angelo Amorino. Il problema, quindi, viene a noi da lontano.
La riunione si svolse in una sala dell'hotel Splendid a Maiori. C'era l'on. Mario Valiante, allora sottosegretario di Stato. Vi fummo invitati il compianto Gigino de Stefano e io, come giornalisti, ma questo non ci impedì di intervenire nella discussione, nonostante una ferma - e non certo condivisibile - puntualizzazione di Amorino: voi non siete di Minori, disse, e non avete titolo a occuparvi di una cosa che riguarda espressamente il mio Comune.
Ho ripreso l'argomento il 15 luglio 2020 quando è stata lanciata una raccolta di firme per scongiurare la realizzazione dell'opera.
Ripropongo qui il mio post.
«La discussione innescata dal progetto di una galleria tra Maiori e Minori, sfociata in una petizione su Change.org, fa tornare prepotentemente d'attualità quanto scriveva nel suo libro "La Costiera amalfitana tra consumo e tutela" l'indimenticabile prof. Carmine Conforti, venuto a mancare il 25 gennaio 2006: "La Costiera amalfitana è un bene culturale di interesse nazionale [poi dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco]. Da questa premessa, tuttora valida nonostante l'inconsulta rapina degli ultimi trent'anni, bisogna partire per immaginare un futuro diverso per questo territorio, capace non solo di tutelare ciò che può ancora essere salvato, ma anche di riqualificare l'intero sistema dei rapporti ambientali della zona [...] Quello che occorre è un salto di qualità culturale, che consenta di convincersi - una volta per tutte - che la consumazione del patrimonio ambientale, se può fare la fortuna di singoli gruppi o individui, scarica poi immensi costi sociali sull'intera collettività e sulle generazioni a venire, per le quali si prepara un imponente disastro fatto di inquinamento, degradazione del suolo, saturazione del territorio e irreparabile perdita di risorse, possibilità ed energie"».
Il 4 agosto 2020, trattando del binomio cultura-turismo, ho espresso un concetto ben chiaro: la natura reagisce a ogni forma di violenza.
Lo dimostrano le frane registratesi anche in tempi recenti, e finanche in piena estate, in varie parti della Costiera.
Questo dovrebbe imporre una seria riflessione prima di dare il via libera alla galleria, per me, inutile: ribadisco il convincimento espresso già al tempo del sindaco Amorino.
Qualcuno intanto dia risposta alla domanda: a che giova? O, meglio: a chi giova? Non certo all'immagine del territorio, che ne uscirà deturpato.
Ripropongo qui una mia favoletta che rende più chiara la questione: 《Dio creò la Terra e ne rimase compiaciuto. Ma, trovandola ancora grezza, prese a girarle intorno, seduto a cavalcioni su una nuvola, per distribuire equamente le bellezze paesaggistiche e ambientali a ogni territorio. Successe, però, qualcosa di imprevisto. All'altezza della Costiera si era squarciato il sacco e ne erano venute giù in maniera eccessiva. L'angelo che era con lui glielo segnalò. Fu allora che Dio, per compensazione, vi mandò ad abitare gente che piano piano l'avrebbero devastata. Non ci sono riusciti i nostri progenitori, ci stiamo provando noi》.
Inutile fare l'elenco di tutti i guasti che vi sono stati perpetrati, in nome della civiltà e del progresso [è di questi giorni la scoperta, a cose fatte (come sempre succede: perché?), di abusi edilizi sull'isolotto de Li Galli]. E di tutte le calamità che, da cronista, mi è toccato raccontare in settanta anni di attività.
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