Tu sei qui: Eventi e SpettacoliScala ritrova il quadro dell'Annunciazione di Minuta. Venerdì 13 cerimonia di collocazione della copia
Inserito da (redazionelda), giovedì 12 maggio 2016 13:03:58
Tornerà in bella mostra, nella chiesa della Santissima Annunziata di Scala, l'opera di Giacomo De Pasco da Praiano del 1471 raffigurante l'Annunciazione. Una fedele riproduzione dell'opera originale, una pala in legno conservata ad Amalfi, sarà collocata, venerdì 13 maggio, nella chiesa di Minuta, accompagnata da una sobria cerimonia.
Alla Santa Messa delle 18 officiata dal parroco del Duomo di Scala, padre Vincenzo Loiodice e alla benedizione della stampa, seguirà l'intervento del sindaco Luigi Mansi e dello storico del professor Giuseppe Gargano, presidente onorario del Centro di Storia e Cultura Amalfitana. La serata si concluderà con un concerto dei cantautori Francesca Fusco e Lorenzo Apicella.
L'Annunciazione del De Pasco, costituita da un dossale in legno che fa da trono ad un quadro su tavola rappresentante il mistero dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine, lasciò definitivamente la chiesa di Minuta a cavallo tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso per essere sottoposta a interventi di restauro. Non fece mai più ritorno a Scala: oggi è conservata ad Amalfi (la chiesa di Minuta non è dotata di sistemi di sicurezza).
L'opera manca della parte sottostante, lo scannello raffigurante l'Ultima Cena (come per l'Ancona dell'altare maggiore del Duomo di San Lorenzo), opera di Andrea Sabatini da Salerno eseguito prima del 1530.
L'Annunciazione, prima del restauro, sormontava l'altare centrale della Chiesa di Santa Maria in Minuta, definita da illustri studiosi, tra i quali Mons. Cesario D'Amato, illustre abate di San Paolo e autore di numerose opere sulla storia della Città di Scala, la chiesa medievale più bella dell'intera Regione, chiaro esempio di Romanico meridionale, immune da influssi francesi o pugliesi, è da ascriversi al IX secolo, periodo di grande prosperità per la Civitas Scalensis.
L'edificio è composto da un narcete o portico, con cappella dal lato sinistro, torre campanaria allineata alla facciata. Vi sono 3 porte d'ingresso, tre navate e tre absidi senza transetto, cripta; è lunga 23,30 metri e larga 12,85 metri.
Il narcete è aperto da tre arcate asimmetriche, quella di sinistra ad arco acuto e quella di destra più largadella centrale.
Le volte interne sono a crociera con sottarchi su pilastri.
I portali sono importantissimi.
Hanno architravi di marmo scolpiti a disegni classici e quello centrale ha anche stipiti in marmo.
Quello di destra è costituito da un blocco monolitico su cui sono incise le parole "lotus aedem", probabile iscrizione pagana che significava "entra purificato nel tempio", era infatti sottinteso il verbo ingredere.
La Chiesa che colpisce per la sua vastità interna è costituita da dodici colonne di granito, sei per parte, che dividono le navate. I capitelli di marmo sono alcuno corinzi, altri stilizzati.
Il soffitto è in tutte e 3 le navate a travature scoperte.
L'altare maggiore ha due semicolonne marmoree
Una gravissima perdita è stata quella dell'Ambone, donato dalla famiglia Spina nel XIV sec.
Esso poggiava su quattro colonne marmoree con capitelli bizantini, la volta interna era a vela La cassa del pulpito era in stucco colorato, terracotta e marmi trafprati, decorata con ricchezza.
La cripta è divisa in tre campate con volte a crociera, l'altare non è collocato in corrispondenza dell'altare maggiore della chiesa superiore ma verso settentrione.
Importantissimi gli affreschi datati tra il IX ed il X secolo.
Sulle vele delle volte sono effigiati il Cristo benedicente, in stile bizantino, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, il Re Davide ed il Profeta Daniele.
Nella lunetta della parete sinistra c'è l'incontro tra Maria ed Elisabetta. Nella lunetta del lato opposto c'è la scena dell'Annunciazione.
Dietro l'altare la parete inferiore raffigura un episodio della Leggenda di San Nicola che è un unicum perché non è dipinto in nessun altro luogo d'Europa.
Potrebbe essere un ex voto fatto da genitori scalesi che avevano riabbracciato un figlio rapito da corsari saraceni.
Fonti storiche: "Scala, un centro amalfitano di civiltà" di Mons. Cesario D'Amato
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