Tu sei qui: Eventi e SpettacoliQuarta s’incontra con Greta Garbo a Ravello
Inserito da (redazionelda), domenica 7 agosto 2016 11:02:28
di Rino Mele (da Il Mattino di domenica 7 agosto 2016)
A Ravello, nella galleria di Bruno Mansi (l'antico Palazzo Avinio). Il titolo della mostra è "Imminenza di attesa". In quindici grandi quadri, Virginio Quarta ha affrontato uno dei luoghi più belli d'Europa, Villa Cimbrone, la sua seduzione, quel luogo verticale da cui sembra che il mare capovolga la curva del cielo e se ne faccia pavimento stellare. Il verde cupo, le tonalità più leggere che in esso s'annullano, la geometria dei viali, l'assoluta sospensione dell'aria che trattiene quell'inarrivabile perfezione. Le terrazze, le statue ferme a parlare senza voce: ci camminano i sogni col volto del desiderio, il passo lieve e notturno dei non-nati. Col suo surrealismo concreto - in qualche modo, vicino a Magritte - Quarta mostra la scissione del reale. Tra il personaggio rappresentato (Greta Garbo, lei che è stata a Ravello, appare due volte in questa mostra) e il paesaggio, o la statua con cui lei si confronta, non v'è altro rapporto se non di contiguità, quel mettere accanto due immagini che non s'appartengono, tenerle legate insieme in un surreale disegno.
La mostra di Virginio Quarta s'inaugura oggi. Lui è il pittore antico dei manifesti del PCI degli anni Sessanta, un piccolo impegno epico, ma anche della mostra bellissima, l'ho tutta negli occhi, dei "Cacciatori di lucertole" al Catalogo, dieci anni dopo. Poi, sempre al Catalogo, la sua mostra di ritratti a sfida con Pino Grimaldi, che fotografa gli stessi volti che lui dipinge. E qui era già mutato il suo progetto interiore, la prospettiva di vedere il mondo: l'arte, per lui, è ormai tutta nella realtà - sembrava dire sornione - basta copiarla. La sua arte, dicevo all'inizio, è diventata poi sempre più mentale, surrealista (lui lo nega): mette insieme contrasti di figure che diventano necessaria reciproca ombra, specchio delirante, testo nuovissimo nella sorpresa. La mostra di oggi si chiama, con faticoso raddoppiamento di nomi astratti "Immanenza di attesa", una citazione da Clemente Rebora, ce lo ricorda nella prefazione Alfonso Di Muro che instaura un continuo, intenso, parallelo tra Rebora e Quarta.
La poesia che Di Muro analizza è del 1920 e fu scritta - lo dice in una nota lo stesso religiosissimo poeta - per essere testimone di speranza "e pegno di assoluzione": niente di più lontano dal concreto surrealismo di Quarta. Gli altri due presentatori del Catalogo sono Luigi Mansi, che ipotizza una tensione metafisica in questi ultimi lavori di Quarta, e Cristina Tafuri. Nella mostra, tra le altre un'opera estremamente significativa. È una tela quadrata (1 metro di lato), si vede di scorcio un viale di Villa Cimbrone, nell'arsura dell'estate. Lungo la prospettiva diagonale, una statua seducente priva di testa, di braccia, di gambe, un torso bianco che sembra bruciare la purezza delle sue linee. Di spalle, una donna dai capelli rossi guarda la donna di pietra, ne è come affascinata. Ancora più dietro, un uomo riprende con la macchina da presa la scena.
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