Tu sei qui: Eventi e SpettacoliDa Ravello un ponte sul mondo
Inserito da (redazionelda), domenica 11 giugno 2017 20:07:49
di Lucia Serino (per La Città)
Dal belvedere di Villa Cimbrone la regina Ippolita invita la figlia Diana a ringraziare gli dei per vivere in tanta bellezza. E' il paradiso perduto, l'infanzia, l'origine della vita prima del male.
Nella finzione cinematografica è la scena chiave del campione d'incassi "Wonder Women", il film che ha rivoluzionato l'immaginario dell'eroina Dc girato (anche) nello splendore degli strapiombi di Ravello impreziositi da faraglioni digitali. Una straordinaria metafora del postmoderno contemporaneo. La mitologia e la fantascienza che si prendono per mano in uno dei luoghi più amati e riconosciuti del villaggio globalizzato culturale. I busti di Villa Rufolo diventano raggi B che balenano alle porte di Tannhauser. Tannhauser, opera di Wagner in cui si mette in musica la leggenda di un poeta errante.
Ravello è un luogo specifico nell'universo, un insieme di stelle e pianeti capace di coniugare le capacità visionaria di Blade Runner e il mito delle valchirie che oggi ci riappaiono come Amazzoni. Se la Warner Bros riusa luoghi topici come Ravello, Matera, Castel Del Monte, Palinuro per investire nella ricostruzione di significativi immaginari che nutrono milioni di spettatori abbiamo la prova che operiamo in luoghi cardine capaci di sincretizzare le antiche tradizioni del Gran tour con la comunicazione virale dei nostri giorni.
E allora, oggi che viviamo non più in una comunità ma in una community, non bisogna fare altro che "sfruttare" i luoghi generatori di bellezza per offrirla a chiunque "anche ai cattivi - come scrive Antonio Scurati - anche ai brutti, ai torvi per ambientarvi la nostra favola sentimentale o erotica o nostalgica, la nostra utopia sociale o la nostra mitologia personale". Addolcendo la "Kojaanisquatsi", le nostre vite in tumulto che ispirarono Philip Glass, tra poco a Ravello per i suoi 80 anni.
Un secolo dopo il Gran Tour sul palco più naturale della Società dello spettacolo, il Belvedere di
Villa Rufolo, si propongono ponti di pace, come quelli tra Buda e Pest, tra israeliani e palestinesi, giordani, siriani, russi e american, passando da Frank Zappa ad Amadeus Mozart perché i tempi e le ispirazioni si intrecciano grazie anche agli strumenti del digitale come fa Esa Pekka Salonen che armonizza i violini con l'ipad. Con il vantaggio che se il sincretismo parte da un luogo come Ravello (per nostra fortuna internazionale ma non globalizzato) esso può esercitare influenza, può parlare, può trasmettere il messaggio che saremo riusciti a costruire per i cittadini temporanei dei luoghi del viaggio. Sui tornanti battuti da Ibsen si avventurano gli uomini e le donne della modernità che attraverso le mappe digitali riscrivono uno storytelling planetario che riesce a far declinare la nuova economia dell'industria creativa. Bisogna capire il nostro tempo, però. Che forse non è più quello dell'ozio creativo. Piuttosto serve un "negotium" creativo, perché il bene comune diffuso venga sperimentato come sapere collettivo e mappa di riferimento delle buone pratiche dell'ecologia della mente. A Ravello dove recitò Bogart, visse Gore Vidal e passeggiarono celebri first lady americane non si costruiscono musei delle cere ripetibili ovunque. L'unicità del bello diventa topos a portata di tutti sull'onda dei new media. Forse è un inganno, ma l'importante è alimentarlo.
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