Tu sei qui: CuriositàIl limone della Costa d'Amalfi descritto in un trattato seicentesco di Giovanni Battista Ferrari
Inserito da (redazionelda), martedì 29 gennaio 2019 21:32:42
Una grande incisione di Cornelis Bloemaert che rappresenta in modo "scientifico" uno Sfusato Amalfitano è in vendita al prezzo di 1,100.00 dollari su "The Antiquarium", il più grande rivenditore di stampe antiche, mappe, documenti, fotografie, globi e altri oggetti di interesse storico, scientifico ed estetico di Houston.
Si tratta di un'incisione su rame colorato a mano, datata al 1648 e in condizioni eccellenti, della misura di 35,10 x 24,36 centimetri, che raffigura un limone prima intero, poi tagliato a metà, descritto con la didascalia "limon striatus amalphitanus".
L'incisione è soltanto la 249esima pagina di un più ampio trattato sugli agrumi scritto da Giovanni Battista Ferrari, che comprendeva molte varietà di piante rare e registrava i metodi dettagliati di piantagione, addestramento e alloggiamento. Eppure, dimostra come l'esistenza della varietà "Costa d'Amalfi", oggi valorizzata con l'Indicazione Geografica Protetta, fosse attestata già secoli fa.
L'opera, intitolata Hesperides, sive, De Malorum Aureorum cultura et usu. Libri Quatuor, fu pubblicata a Roma nel 1646 ed è considerata una delle opere botaniche più splendide, scientificamente precise e decorative dell'Europa del diciassettesimo secolo. Membro dell'Ordine dei Gesuiti a Roma, Giovanni Battista Ferrari fu nominato direttore del giardino di nuova costituzione pontificia al Palazzo Barberini di Roma. Il famoso giardino Barberini mostrava le piante appena scoperte dai più recenti viaggi di commercio e scoperta. Piante rare provenienti dall'America, dall'Asia e dall'Africa erano tutte coltivate, esposte e nominate in questo importante giardino romano. Come indica il titolo del libro, il tema centrale è il giardino mitico delle Esperidi, che viene confrontato con la fioritura contemporanea del giardino all'italiana durante l'epoca d'oro del regno Barberini. Le Esperidi riflettevano il crescente interesse per le aranciaie del diciassettesimo secolo, precorritrici della serra. Le arance, infatti, erano necessarie per mantenere in vita gli alberi delicati durante i freddi inverni del Nord Europa e le calde estati italiane.
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