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Cultura

Amalfi celebra la sua memoria storica

Il Centro di Cultura e Storia Amalfitana compie 50 anni: quattro giorni di studi ed eventi tra passato e futuro

Dal 30 aprile al 3 maggio 2025 l’Arsenale della Repubblica ospita seminari, mostre e celebrazioni per i 50 anni dell'istituzione che ha riscoperto e promosso l'identità culturale della Costa d’Amalfi, con la partecipazione di accademici, ricercatori e personalità del mondo della cultura.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), lunedì 28 aprile 2025 13:15:51

Dal 30 aprile al 3 maggio 2025, Amalfi celebrerà il Cinquantenario del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, istituzione culturale fondata nel 1975 e protagonista di una preziosa attività di ricerca, studio e valorizzazione dell'identità culturale della Costa d'Amalfi.

Sul tema "La promozione culturale identitaria in Costa d'Amalfi: retrospettive e prospettive di studio", le quattro giornate organizzate presso l'Arsenale della Repubblica, luogo simbolo della città, ripercorrono con la presenza di autorevoli esperti del settore e prestigiose istituzioni accademiche, l'evoluzione e l'importanza delle ricerche condotte dal Centro: dalla storia medievale del Ducato di Amalfi, alle trasformazioni del territorio in età moderna e contemporanea, fino alla percezione del paesaggio da parte dei viaggiatori del Grand Tour, reinterpretato oggi come risorsa del Patrimonio Unesco da tutelare.
Attraverso il riesame critico di una corposa mole di fonti storiche, iconografiche e documentarie catalogate dalla fine del XX secolo ad oggi, il Cinquantenario rappresenta un'occasione unica per riflettere sull'evoluzione delle metodologie di ricerca e per aprire nuove prospettive di studio. Il lavoro instancabile del Centro ha portato al recupero di documenti inediti, alla riscoperta di figure dimenticate della storia medievale amalfitana e alla valorizzazione di temi spesso trascurati dalla storiografia ufficiale.

 

Dalle indagini sulle strutture portuali sommerse di Amalfi e sul sistema difensivo del Ducato con le sue torri costiere, alla salvaguardia dei beni culturali (la ricerca sugli insediamenti rupestri, le grotte eremitiche, le porte di bronzo, gli avori) a quelle sulle antiche case a volta, sul commercio marittimo medievale, sulle attività produttive del territorio,fino agli studi sul paesaggio del Grand Tour, sull'arte dei pittori di Maiori, e sulla presenza di esuli del totalitarismo a Positano e la poesia celebrativa dei luoghi: l'ampiezza tematica testimonia una vocazione multidisciplinare e un impegno costante nel far dialogare il passato con il presente. L'attenzione per l'archeologia, la cultura materiale, le dinamiche geostoriche e le trasformazioni urbanistiche ha reso possibile una lettura complessa e stratificata del territorio, sempre orientata alla divulgazione, salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali identitari.


Il vasto programma si aprirà mercoledì 30 aprile, ore 17, con la presentazione del volume di Dieter Richter "La Costiera Amalfitana. Storia di un paesaggio europeo" e l'inaugurazione della mostra iconografica e documentaria "Il soldato con la Leica. La Costa d'Amalfi nelle fotografie di Hilmar Landwehr" con gli scatti del 1942-1943. Contributi di: Giovanni Camelia, Giuseppe Gargano, Pasquale Natella, Alida Fliri, Salvatore Amato.

I seminari di studio dei giorni successivi si concentreranno su diversi ambiti tematici:

Giovedì 1 maggio, dalle ore 9,30, dopo i saluti istituzionali del sindaco Daniele Milano, della presidente dell'associazione delle Istituzioni di Cultura Italiana, Flavia Piccoli Nardelli e del direttore generale della Direzione Educazione, Ricerca e Istituti culturali del Ministero della Cultura, Andrea De Pasquale, si svolgeranno le sessioni mattutine e pomeridiane (dalle 15,30) sul tema "La storia intercettata", dove si approfondiranno gli sviluppi storiografici sulla città e il ruolo del Centro nella costruzione di una narrazione storica condivisa. Contributi di: Gerardo Sangermano (Università di Salerno), Giovanni Vitolo (Università Federico II di Napoli), Giovanni Camelia (Comitato scientifico CCSA), Bruno Figliuolo (Università di Udine), Paolo Peduto (Università di Salerno), Matthew Harpster (Università di Istanbul), Giuseppe Mandalà (Università di Milano), Vera Charlotte von Falkenhausen (Università Tor Vergata di Roma).
Venerdì 2 maggio, dalle 9,30, le due sessioni affronteranno il tema "Un Patrimonio dell'Umanità: il territorio e l'ambiente", con interventi su urbanistica storica, arte medievale, e percezione del paesaggio tra Ottocento e Novecento. Contributi di: Hidenobu Jinnai (Università di Tokyo), Maria Russo (Università Vanvitelli di Napoli), Antonio Braca (Soprintendenza di Salerno), Valentino Pace (Università di Udine), Giuseppe Gargano (presidente emerito CCSA), Matilde Romito (Direttrice emerita Musei di Salerno), Olimpia Gargano (ricercatrice Università di Nizza), Francesco D'Episcopo (Università Federico II di Napoli), Pasquale Iaccio (Università di Salerno), Gioacchino Di Martino e Gaspare Adinolfi (CCSA)
Sabato 3 maggio, ore 9,30, concluderà le sessioni di studio il workshop "Multiculturalità: le nuove frontiere della ricerca identitaria", che affronterà i temi su archeologia, geologia, cultura materiale, ricerca storica, editoria, nonché su "Progettualità e territorio". Contributi di Olimpia Gargano (ricercatrice Università di Nizza), Emanuele Indraccolo (Università di Salerno), Matteo Dario Paolucci (Ricercatore Università di Tokyo), John Morrissey (Università di Vienna e Innsbruck), Alfonso Conte (Università di Salerno), Pietro Santoriello e Giuseppe Vitolo (ricercatori CCSA), Alfredo Maria Santoro (Università di Salerno), Domenico Camardo (Capo progetto Herculaneum), Luca Di Franco (Soprintendenza di Napoli), Chiara Lambert (Università di Salerno), Marielva Torino (Istituto Suor Orsola Benincasa), Flavio Russo (Ufficio storico esercito italiano), Mario Notomista e Aldo Cinque (CCSA), Antonio Milone (Università Federico II di Napoli), Michail Talalay (Accademia Russa delle Scienze, Mosca), Annarita Aversa (Architetti Anonimi Milano), Maria Rosaria Sannino (giornalista).


Nel corso dei seminari saranno approfondite le attività di mappatura linguistica ed etnografica, tese a documentare i saperi popolari e le forme del vivere quotidiano della Costa d'Amalfi. Ampio spazio sarà riservato alla percezione storica del paesaggio costiero, attraverso gli occhi di artisti e viaggiatori tra Ottocento e Novecento, ma anche alle nuove narrazioni del territorio emerse dalla letteratura e dalle arti visive. Al centro del dibattito pure il tema della tutela e della progettazione culturale partecipata, con idee e strumenti per preservare l'identità architettonica e paesaggistica della Costiera, in equilibrio tra valorizzazione e rischio di consumo eccessivo di suolo.

Al termine del dibattito scientifico seguiranno eventi celebrativi: sabato 3 maggio, alle ore 16 presso il Salone Morelli del Palazzo Municipale, si terrà la cerimonia di conferimento delle cittadinanze onorarie e il conferimento di attestati di benemerenza ai soci onorari e benemeriti. Le celebrazioni del Cinquantenario si concluderanno presso l'Arsenale, alle ore 18,30, con l'esecuzione in prima mondiale dell'aria tratta dall'opera "La Principessa di Amalfi" e un concerto di arie classiche e amalfitane, eseguite dalla giovane soprano di Minori, Silvia Sammarco, con al pianoforte Pietro Gatto e al flauto traverso Vincenzo Scannapieco.

"Con orgoglio e spirito disinteressato - dichiara Giuseppe Cobalto, presidente del Centro di Cultura e Storia amalfitana - in tutti questi anni si è saputo trasformare la memoria storica in una leva di sviluppo culturale, sociale ed economico. In un'epoca segnata da crisi ambientali, omologazione e perdita delle specificità locali, l'impegno del Centro rappresenta una bussola per affrontare le sfide del presente e del futuro, rilanciando il valore del nostro passato come risorsa viva e attuale".

In mezzo secolo il Centro di Cultura e Storia Amalfitana, ha contribuito in modo determinante alla riscoperta e promozione del patrimonio storico, ambientale e artistico del territorio, con biblioteche, musei, corsi di formazione, pubblicazioni, una rivista semestrale e una fitta rete di scambi culturali con istituti italiani e stranieri.
Tutto grazie alla passione disinteressata di alcuni giovani poco più che ventenni dell'epoca: Michele Cavaliere, Giuseppe Cobalto, Andrea Cuomo, Nicola D'Amato, Vincenzo Ferrigno, Alfonso Gargano, Giuseppe Gargano, Mario Grimaldi, Luciano Palladino e di un gruppetto di cultori e studiosi di storia amalfitana: Plinio Amendola, Mario Benincasa, Andrea Cerenza, Francesco D'Amato, Giuseppe Imperato sen., Pasquale Natella, Mario Schiavo, in tutto 15 i soci fondatori, che sotto la direzione e la supervisione scientifica di Andrea Cerenza sostenuto da suoi amici storici, Paleografi e Archivisti, Archeologi Nicola Cilento (primo Rettore dell'Università di Salerno), Gerardo Sangermano e con lui Alfonso Leone, Massimo Oldoni, Paolo Peduto, Paolo Delogu, Carmela Russo Mailler, da professori e uomini di cultura della Costiera quali Don Riccardo Arpino, Giovanni Camelia, Don Andrea Colavolpe, Padre Vincenzo Criscuolo, Mons. Cesario D'Amato, Ermelinda e Rita Di Lieto, Andrea Maiorino, Pasquale Natella, Saverio Gambardella, Lino Scannapieco e Giovanni Torre e, infine da amici e sostenitori della prima ora quali Assuero Amato, Luigi Amatruda, Andrea Amendola, Giuseppe De Luca, Saverio Manzi, Salvatore Amici, Nicola Franciosa, Sigismondo Nastri, Luigi De Stefano, nel 1981 fondarono la Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, l'organo ufficiale di divulgazione storica.

 

Con cadenza semestrale, la rivista ha accompagnato - e spesso anticipato - le evoluzioni del dibattito storiografico, artistico e territoriale sulla Costa d'Amalfi, ospitando contributi di studiosi italiani e stranieri, ricerche originali, recensioni e approfondimenti. Uno spazio editoriale diventato nel tempo punto di riferimento per chiunque desideri conoscere a fondo la storia e le trasformazioni dell'antico Ducato e del suo territorio. Questo importante traguardo editoriale, insieme alla fondazione della Biblioteca pubblica ad Amalfi che raccoglie le attestazioni documentarie e bibliografiche di ogni epoca, dal VI secolo, in cui per la prima volta Amalfi appare nelle fonti vaticane come Castrum retto dal Vescovo Pimenio, all'era moderna e all'epoca contemporanea delle quali quasi nulla si sapeva, è parte integrante della missione del Centro: promuovere, nel tempo, una visione alta e condivisa del patrimonio culturale come valore civico e collettivo. Un'azione costante che ha permesso alla Costa d'Amalfi di essere raccontata non solo come scenario incantevole, ma come realtà viva, complessa, fatta di relazioni, saperi e stratificazioni culturali.

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