Tu sei qui: CronacaSiria: Trump attacca insieme a Londra e Parigi. Ira di Russia e Iran
Inserito da (redazionelda), sabato 14 aprile 2018 12:26:50
Sarebbero oltre cento i missili lanciati da Usa, Francia e Gran Bretagna contro tre siti chimici del regime siriano, ma "un numero considerevole" sarebbe stato "intercettato e abbattuto" dai sistemi di difesa di Damasco.
E' la versione di Mosca sull'attacco avvenuto nella notte in Siria che presenta ancora numerosi punti oscuri, a partire dalle modalità del coordinamento dell'azione e dal fatto che questa sia stata preventivamente comunicata al Cremlino: una circostanza negata dal capo di Stato maggiore delle forze armate americane, Joseph Dunford, e invece sostenuta dalla ministra della Difesa francese, Florence Parly. L'attacco è stato ordinato dal presidente americano Trump che ha sciolto le riserve a una settimana dall'attacco chimico alla città siriana di Duma ed ha agito in stretto coordinamento con Londra e Parigi. Trump ha annunciato l'azione in un drammatico discorso alla nazione in diretta tv, in cui ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito "un mostro" che massacra il proprio popolo. E i primi missili Tomahawk sono partiti proprio mentre il presidente stava ancora parlando, intorno alle 21 ora di Washington, le tre del mattino in Italia.
Si è trattato di un'operazione unica durata poco più di un'ora, nel corso della quale sono stati colpiti tre obiettivi legati alla produzione o stoccaggio di armi chimiche: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo. I missili sono partiti da alcuni bombardieri e da almeno una delle navi militari americane nel Mar Rosso. In azione anche fregate e caccia francesi e britannici. Da parte sua, la premier britannica Theresa May ha chiarito che lo scopo dell'azione "non è un cambio di regime", ma dissuadere Assad dal fare uso di armi chimiche e ammonire che non ci può essere "impunità" al riguardo. Anche il presidente francese Macron ha spiegato che "la linea rossa fissata dalla Francia nel maggio 2017 è stata oltrepassata". La prima reazione di Damasco è stata rivolta a sminuire i risultati dell'operazione: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Assad, i danni sono limitati. Anche Mosca ha di fatto ridimensionato le conseguenze degli attacchi, sostenendo che i missili in arrivo sono stati in gran parte intercettati e distrutti dai sistemi di difesa siriani, tutti "fabbricati in Unione Sovietica oltre 30 anni fa". Mosca però non ha esitato a condannare le azioni degli Usa e dei loro alleati che "non resteranno senza conseguenze". Vladimir Putin ha parlato di "atto di aggressione" e ha annunciato che la Russia chiederà una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Anche Teheran, l'altro grande alleato di Assad, ha fatto sapere che "gli Stati Uniti e i loro alleati sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all'attacco", con la guida suprema Khamenei che ha definito Trump, Macron e May "criminali". E mentre il segretario generale dell'Onu Guterres invita alla "moderazione e alla responsabilità", il segretario generale della Nato Stoltenberg ha dato il suo sostegno all'operazione. Un appoggio all'attacco è arrivato anche da Ue, Germania (Merkel: risposta "necessaria e appropriata" agli attacchi chimici), Giappone, Canada e Israele.
Parigi, 'distrutta buona parte arsenale' - Una "buona parte dell'arsenale chimico" del regime di Damasco è stata distrutta dai raid aerei di questa notte sulla Siria. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato da BFM-TV. "L'obiettivo di questa operazione - ha dichiarato il ministro - era di distruggere gli strumenti chimici clandestini del regime di Bashar al Assad e, per quanto riguarda questo, l'obiettivo è stato raggiunto".
Corbyn si smarca, le bombe non portano la pace - "Le bombe non salvano le vite e non portano la pace". Così oggi il leader laburista britannico Jeremy Corbyn sui raid in Siria. Raid "legalmente discutibili" che rischiano di aggravare "un conflitto già devastante". "La Gran Bretagna - accusa Corbyn - avrebbe dovuto assumere un ruolo di leadership" per "spingere Russa e Usa a concordare un'investigazione indipendente guidata dall'Onu" sul presunto attacco chimico di Duma, non "seguire le istruzioni" di Trump. Corbyn critica poi Theresa May per non aver chiesto l'ok in Parlamento.
"Gli obiettivi fissati sono stati raggiunti": lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato da BFM-TV sugli attacchi in Siria, e avverte: "Se la linea rossa (di attacchi chimici) sarà di nuovo oltrepassata, ci saranno altri raid, ma penso che la lezione sia stata compresa".
Riunione ambasciatori Nato a Bruxelles - Gli ambasciatori del Consiglio nord Atlantico si riuniranno, nel pomeriggio, nel quartier generale della Nato, a Bruxelles. Obiettivo dell'incontro - si legge in una nota - è un aggiornamento di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, sugli ultimi sviluppi in Siria. Al termine della riunione è prevista una conferenza stampa del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
Fonte: ANSA
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