Tu sei qui: AttualitàVittorio Perrotta, 627 scalini per il successo
Inserito da (admin), sabato 25 agosto 2018 11:10:49
di Sigismondo Nastri
Presentato ieri, ad Atrani, proprio nel suo del suo settantanovesimo compleanno, il volume "627 scalini. La storia romanzata di Vittorio Perrotta", raccontata dal protagonista a Mauro D'Arco ed edita in elegante veste grafica da Franco Di Mauro. L'evento era in programma nello scenario suggestivo della piazzetta, gremita da amici, conoscenti, estimatori di Vittorio (tantissimi!), turisti curiosi, ma un accenno di pioggia ha indotto a spostarlo nella elegante sala della Casa della cultura, realizzata all'interno dell'edificio scolastico: una struttura che fa onore al piccolo paese della Costa.
Dopo il saluto del sindaco Luciano De Rosa Laderchi, si è occupato del libro, insieme con D'Arco e Di Mauro (assente Assunta Vanacore, che ne ha curato la parte storica e artistica), il sociologo Domenico De Masi, autore di una interessante prefazione nella quale delinea nitidamente la personalità di Perrotta, inserita nel contesto ambientale che lo ha visto crescere: Atrani e Amalfi. "La terra in cui Vittorio è nato e si è formato - scrive De Masi - è la Magna Grecia. Proprio di fronte ad Atrani, nella striscia di terra che segna i confini del golfo, era Elea, la città di Parmenide e di Zenone. Qui, secoli addietro, si insegnava che accanto alla ‘tesis', cioè alla forma del pensiero razionale, matematico, preciso, inflessibile, esiste e potentemente opera la ‘metis', cioè quella qualità umana di cui Vittorio, figlio della Magna Grecia e delle incursioni saracene, è dotato in sommo grado. Solo chi possiede quella qualità sa ricorrere all'intuito, allo stratagemma, al combinare irrequietezza e intraprendenza, avventura e fantasia, vigile attenzione e ispirazione audace".
Mi piace, nel titolo del libro, il richiamo ai 627 scalini che, in un paese costretto a svilupparsi verticalmente, nella gola angusta del torrente Dragone, è necessario percorrere per raggiungere la casa dove Vittorio nacque il 24 agosto 1939. E mi piace, nel colophon, l'annotazione che il ricavato della vendita (15 euro) sarà devoluto alla Collegiata di Santa Maria Maddalena e alla Chiesa del Carmine di Atrani. Una ulteriore prova, questa, che il cordone ombelicale tra il ragazzo emigrato a Parigi e fattosi "grande" con la sua tenacia, le sue idee innovative, conservando la voglia di vivere e di scherzare, come sottolinea De Masi, è ancora perfettamente integro. Anzi, diventa più solido col trascorrere del tempo.
Vittorio fu considerato un fenomeno quando, con la sua catena di negozi "La chef des soldes" (poi "La clef des marques") richiamò su di sé l'attenzione delle maggiori riviste di economia. Ricordo che una volta, ero suo ospite nell'appartamento che metteva a disposizione degli amici in rue Saint-Dominique, trovai sul comodino una copia di "Le nouvel economiste" con un lungo servizio che si occupava di lui, dal titolo "Profession Soldeur".
Dalla capitale transalpina, poi, i suoi interessati si sono trasferiti a Cuba e, quindi, a Marrakech, in Marocco, dove ha creato un importante complesso residenziale. E dove vive in una splendida casa, "Villa Alessandrina", chiamata così in memoria della mamma, persona semplice e forte, venuta a mancare troppo presto, a soli 39 anni, nel 1957.
Al padre, Lorenzo, che faceva il sarto ad Amalfi in una piccola bottega al tondo Volpe, sotto l'albergo Riviera, vorrebbe dedicare un museo ad Atrani. "Ma per quanto io voglia regalare alla città parte delle mie collezioni - dice -, sembra non ci sia uno spazio comunale adatto, secondo loro, ad ospitarla". Fossi di Atrani, e dipendesse da me, credetemi, questa opportunità non me la lascerei sfuggire!
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