Tu sei qui: AttualitàTurista ad Ischia ucciso in 5 giorni dalla legionella. Ma come si sviluppa e come agisce il batterio?
Inserito da (PNo Editorial Board), martedì 26 luglio 2022 10:04:34
Ha contratto la legionellosi, probabilmente mentre si trovava in vacanza ad Ischia, e dopo cinque giorni di ricovero è morto: la vittima è un 65enne cremonese e il batterio gli è stato fatale nonostante le terapie garantite prima all'ospedale di Brescia e poi al Maggiore di Cremona.
Sono in corso gli accertamenti per chiarire l'origine di quanto accaduto: se ne stanno occupando in sinergia l'Ats Val Padana e l'Asl Napoli 2 Nord.
Dopo il triste accaduto, l'ing. Giuseppe Mormile ha redatto per noi un articolo sulla legionella, che vi riportiamo di seguito.
In un caldo mese di luglio, nel 1976, circa 4mila veterani reduci dalla guerra del Vietnam si radunarono a Philadelphia con dei loro amici e con le loro famiglie per partecipare alla 58esima convention annuale dell'American Legion, con l'intenzione di ricordare i vecchi periodi trascorsi insieme. Più di 600 legionari soggiornarono al Bellevue-Stratford Hotel, considerata una delle migliori strutture turistico alberghiere della zona.
Il giorno dopo l'inizio della convention, alcuni legionari, 221 per l'esattezza, iniziarono ad ammalarsi gravemente di sintomi simili alla polmonite, per 34 di loro non ci fu nulla da fare.
Gli studi epidemiologici non furono in grado nell'immediato di determinare il motivo dei decessi, tanto che si scatenò un notevole tumulto mediatico indicando come cause le più disperate. Alcuni pensarono che l'epidemia fosse stata causata da un attacco biologico russo, altri che si trattasse di un esperimento della CIA andato male, altri ancora che l'intera vicenda fosse una montatura progettata per favorire il sostegno alle vaccinazioni contro l'influenza suina attuato dall'allora Presidente Ford. Altre idee indicarono un possibile attacco extraterrestre o un avvelenamento causato dalle sostanze più disparate, dal carbonile di nichel ai fumi tossici derivanti da macchine fotocopiatrici.
Nel gennaio del 1977 nell'impianto di condizionamento dell'hotel dove avevano soggiornato i veterani, fu isolato un nuovo batterio che si scoprì essere la causa della tragedia. Il batterio prese quindi il nome e di Legionella.
Oggi si conosce molto bene il batterio della Legionella: le dimensioni, il meccanismo di azione, la patogenicità le abitudini, i punti deboli, ecc...
Nel c.d. Testo Unico della Sicurezza sui luoghi di Lavoro (D.Lgs.81/08) la Legionella viene indicata come agente biologico di "classe 2", ovvero tra quelli che possono comportare un rischio per i lavoratori, ma che hanno poche probabilità di propagarsi nella comunità e per i quali sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche.
L'acqua è l'habitat ideale per lo sviluppo e la proliferazione dei batteri della Legionella, infatti si rileva la presenza in stagni, laghi, fiumi, superfici lacustri e umide in genere. Ma dagli ambienti naturali, la Legionella è in grado di risalire le reti di approvvigionamento e distribuzione dell'acqua, colonizzando gli impianti idrici dei singoli edifici (impianti di umidificazione, piscine, fontane decorative, ecc...).
A favorire la crescita negli ambienti idrici artificiali sono le incrostazioni, i depositi calcarei, l'usura dovuta alla corrosione e le ostruzioni nelle tubazioni idriche. Inoltre le colonie di Legionella proliferano in estese reti di distribuzione idriche con punti di giunzione e rami morti, nonché in presenza di condizioni di ristagno, in serbatoi di accumulo di acqua e boiler.
La Legionella è fortemente influenzata dalla temperatura dell'acqua la cui variazione determina dei veri e propri intervalli nei quali essa riesce a sopravvivere in maniera quiescente oppure è in grado di riprodursi rapidamente. Il suo sviluppo avviene in ambienti caldi, generalmente compresi tra 20 e 45°C (con un intervallo ottimale tra 32 e 42°C) al di sopra dei 60° C avviene la sua morte.
In seguito alla nebulizzazione dell'acqua liquida in micro goccioline (aerosol contenenti il batterio: docce, condizionamento con umidificazione, nebulizzazione, torri evaporative, fontane, ecc.) provocata da fenomeni fisici o meccanici o attraverso la dispersione di polvere umida, la Legionella può essere inalata dall'organismo umano arrivando fino agli alveoli polmonari.
Per quanto detto, quindi, risultano particolarmente a rischio quelle organizzazioni lavorative che sono costituite da edifici dotati di impianti termoidraulici ed aeraulici complessi e di grandi dimensioni. Essi, infatti, hanno buona probabilità di disporre di tubazioni poco utilizzate o in disuso (cosiddetti "rami morti") e di utilizzare attrezzature e processi che comportano la generazione di aerosol d'acqua in maniera diretta ed indiretta.
Per esempio, tra i principali settori a rischio Legionella ci sono le strutture del settore turistico, infatti durante il COVID, l'Istituto Superiore della Sanità ha emanato il "Rapporto ISS COVID-19 • n. 21/2020 - Guida per la prevenzione della contaminazione da Legionella negli impianti idrici di strutture turistico recettive, e altri edifici ad uso civile e industriale non utilizzati durante la pandemia COVID-19".
La normativa vigente prevede l'obbligo, da parte dei datori di lavoro, di effettuare una valutazione di "tutti i rischi" (ivi inclusi quelli biologici, anche la "Legionella") per la salute e per la sicurezza cui sono esposti i lavoratori nell'ambito delle proprie mansioni e presso i luoghi in cui le stesse mansioni vengono svolte.
Il documento dove vengono analizzati i rischi aziendali (c.d. DVR Documento di Valutazione dei rischi) deve far parte di un complesso sistema gestionale che prevede l'attuazione di appropriati interventi per un miglioramento continuo delle condizioni di sicurezza aziendali.
In Italia vige comunque l'obbligo di notificare i casi di legionellosi, secondo le indicazioni del D.M. 15/12/1990 e ss.mm.ii., il quale inserisce tale patologia nella seconda classe tra le "Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo". Dal 1983 è presente anche un sistema di sorveglianza speciale che raccoglie informazioni dettagliate in un apposto registro c/o l'Istituto Superiore della Sanità.
Dopo la tragedia del 1976 il "Bellevue-Stratford Hotel" fu costretto a chiudere definitivamente.
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