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Inserito da (redazionelda), domenica 22 dicembre 2019 11:39:19
di Antonio Schiavo
Qualcuno ha detto che noi non abbiamo ricevuto la nostra terra in eredità dai genitori ma solo in prestito dai nostri figli.
La domanda è: "Se, tutti i prestiti vanno restituiti (e con gli interessi), cosa renderemo alle nuove generazioni se continuiamo a dilapidare il patrimonio che ci è stato dato?".
L'insipienza, l'incuria, la superficialità o-diciamocela tutta- la criminalità con cui aggrediamo il nostro territorio, il paesaggio, le montagne, i litorali spianano la strada ai fenomeni inconcepibili che, da ieri sono sotto gli occhi dell'Italia intera.
La Costiera si sbriciola, collassa.
Le strade, le pareti rocciose, i terreni non reggono più gli urti di eventi atmosferici sì violenti(e in qualche caso estremi) ma fronteggiabili se, invece di tante chiacchiere e sermoni del giorno dopo si fosse agito il giorno prima in maniera concreta con attività di prevenzione e manutenzione costante e lungimirante.
Se i tavoli dove si riuniscono i nostri amministratori, come in un rituale stantio e inconcludente, producessero, invece di parole al vento, progetti e finanziamenti tali da non accontentare solo politici in perenne campagna elettorale o i potentati di turno ma sufficienti per pianificare con lungimiranza le azioni da porre in essere.
Ci chiediamo ,oggi, come sia possibile che macere e terrazzamenti che hanno costituito il vanto per secoli delle nostre attività produttive in agricoltura oggi scivolino rovinosamente verso il mare travolgendo ogni cosa.
Rispondiamoci: Quante costruzioni in spregio di ogni vincolo hanno eroso terreni e zone non edificabili?
Quanti incendi impuniti hanno distrutto una vegetazione che avrebbe fatto da scudo e freno all'azione veemente dell'acqua piovana?
Quanti anni sono passati, quante tragedie vissute o, vivaddio, solo sfiorate non hanno insegnato nulla tanto, domani, ci saremmo accontentati della dichiarazione di uno stato di emergenza?
Qualche tempo fa, da questo giornale intitolammo un pezzo (mutuandolo da un libro di Antonio Cederna) "Brandelli d'Italia" parlando quasi esclusivamente dello stato pietoso in cui versava(e versa) la strada di Chiunzi.
Le foto e i filmati che ci stanno arrivando oltre a far male ci fanno affermare, augurandoci di sbagliare, che ai nostri figli e nipoti lasceremo davvero solo brandelli della nostra amata terra e nessuno di loro potrà o vorrà perdonarci.
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