Tu sei qui: AttualitàNiente compiti a casa
Inserito da (redazionelda), lunedì 20 agosto 2018 12:18:05
di Salvatore Sorrentino*
La riapertura delle scuole è ormai alle porte; di qui a poche settimane, milioni di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, rientreranno nelle aule, mentre molti adulti saranno ancora a godersi mare e sole sulle spiagge del "Bel Paese".
Durante la stagione, che è ormai alle spalle, ho avuto modo di chiacchierare con degli adolescenti, amichette e amichetti dei miei due nipotini, 12 e 9 anni.
Non so se mi hanno, qualche volta, sentito parlare, oppure ne han parlato con i miei cennati nipotini, oppure ancora se ne han sentito parlare altrove, un giorno, in cui io mostravo la foto della copertina del libro del Dirigente scolastico Maurizio Parodi, dal titolo "Basta compiti, non è così che si impara", uno di loro mi ha detto: «Professore, però la professoressa ci ha detto che voi non avete letto tutto il libro, perché, alla fine, l'autore non dice proprio questo».
Ovviamente, io non ho ribattuto alcunché; il ragazzino mostrava di aver fiducia piena in quel che dice la professoressa; e questo è molto importante e positivo, dal punto di vista dell'educazione: il maestro è sempre il maestro.
In questa sede, voglio chiarire la mia posizione. Io ho il pieno rispetto per le idee della "professoressa" in questione, ci mancherebbe! Ho, però, le «mie» idee, in proposito. Non intendo appigliarmi sul fatto di aver letto o non, per intero, il libro; questo è un fatto che riguarda me, e me solo. Non è un caso, però, che io faccio parte del numerosissimo gruppo di studio del dottor Parodi. Ma questi son affari miei.
Osservo solo un fatto: «Basta compiti, non è così che si impara». È questo il titolo del libro di educazione scolastica scritto dal dottor Maurizio Parodi, badiamo bene, Dirigente Scolastico. E se ancora ci son dubbi sul significato di queste parole, basta porre il minimo di attenzione a quanto ne è derivato: proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati, da parte della Commissione parlamentare Pubblica Istruzione.
Purtroppo la proposta non è stata mai esaminata dall'organo legiferante. Vedremo con questo parlamento. Fatto sta, però, che il Ministero ha organizzato una sperimentazione ad hoc in cinque delle città più indicative d'Italia: in esse, già dall'anno scolastico passato, non si assegnano compiti a casa; tutto si fa a scuola.
Detto fra "docenti", quanti colleghi, in attesa di poter guadagnarsi da vivere, sarebbero assunti per coprire le ore in più che si dovrebbero (spero, che si dovranno) svolgere a scuola!
Veniamo, però a noi. Non sono abituato a tediare più di tanto il lettore, perciò sarò molto breve, vengo solo al nocciolo della questione: cosa mi spinge a sostenere la tesi "Basta compiti ...".
Rinvio ad altre occasioni la parte più filosofico-pedagogico-educativa; tratto qui solo la soluzione di problemi che attanagliano le famiglie, specie quelle meno abbienti o meno colte, che sono le più bisognose di assistenza educativa, che hanno più problemi esistenziali.
Quando i figli tornano a casa, innanzitutto non hanno la possibilità di vivere la loro vita, come dovrebbero, cioè di giocare. L'uomo è il più evoluto degli abitatori della terra. È, però, nato "animale" come tutti gli altri. Basti pensare che camminava a quattro zampe pure lui. Essendo, però, più intelligente degli altri animali, si è evoluto, ha sempre migliorato la sua condizione di vita, è sempre più progredito nelle sue conoscenze.
Però.
I figli degli altri abitatori del nostro pianeta, quando sono piccoli, hanno il diritto di giocare, di divertirsi, di crescere secondo natura, di svilupparsi fisicamente, senza sottostare a impegni che non sono di loro gradimento.
I figli dell'uomo, invece, non devono giocare, non devono divertirsi, non devono svilupparsi naturalmente; devono studiare, studiare, studiare; mattina, pomeriggio e sera; a volte fino a notte inoltrata. Essi non hanno il diritto di vivere, quanto necessario al loro naturale sviluppo, assieme ai loro genitori.
E i genitori? Non hanno il diritto di dedicarsi, in maniera serena, naturale, e sufficiente, ai loro figlioletti, devono continuamente spronarli a fare i compiti, i compiti, i compiti. E, quando essi non sanno farli, si devono sostituire a loro, e devono farli loro. E, come capita spesso, se non ne hanno la capacità, la cultura necessaria, la preparazione sufficiente, si devono dannare, e devono ricorrere ad altre mamme, ad altri papà, farsi inviare certe soluzioni via whatsapp, interpretarle, copiarle, incollarle, a volte scriverle.
Non è così che si impara! I ragazzi imparano a scuola, tutti assieme, senza distinzione di classe e di sesso e di condizioni economiche. E i docenti devono vivere assieme a loro, in tutti i momenti della crescita culturale. Tutti assieme, assieme, assieme. E lo Stato deve fornire i mezzi. E gli educatori.
Ne riparleremo.
*già docente di lingua francese
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