Tu sei qui: AttualitàLa bambina e l'orsacchiotto
Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), domenica 12 luglio 2015 09:30:04
di Antonio Schiavo
Oggi caldo tropicale: folle in riva al mare solcato da decine di barche di tutti i tipi e dimensioni. Notti bianche, shopping selvaggio per i saldi, alcool a fiumi.
Divertimento obbligatorio, cene all'aperto, sagre, feste e concerti.
E' l'estate ed è sacrosanto che questi riti vengano celebrati.
Poi, dopo un paio d'ore di fila in macchina, torni a casa; condizionatore a palla, ultimo drink e...l'immancabile ipad.
E, in quel preciso momento, un'immagine che sconvolge lo scenario appena descritto e fa da contraltare triste alla spensieratezza che dovrebbe caratterizzare questo periodo di ferie.
Che smuove e scuote (forse) le nostre coscienze distratte o, peggio, inaridite.
C'è un omone grosso della Sierra Leone, pare spaesato, guarda lontano verso un orizzonte indefinito. E'su un molo, l'ennesimo approdo di un viaggio che dicono sia della speranza ma che mai come in questo caso può essere emblema della disperazione.
In braccio, una bambina.
Qualcuno ha deciso che, in nome del politically correct non bisogna mostrare i volti dei bambini.
Chissà se è meglio così. Potremmo essere turbati in questo caso da occhi che ci dicono pieni di lacrime, pupille che lasciano trasparire smarrimento, paure, incubi che temiamo indelebili.
In mano ha un orsacchiotto, lo tiene stretto perché forse ha capito. Come il papà guarda un altrove indeterminato, oscuro.
Probabilmente il sacerdote palermitano che li ha accolti avrà la forza e troverà le parole per sussurrarle che quello è l'ultimo regalo della mamma naufragata insieme ad altri undici migranti nel canale di Sicilia.
Contemporaneamente i signori tecnocrati di Bruxelles staranno scannandosi in nome del dio denaro che non consente di "sprecare" soldi per aiutare le migliaia di disperati sia nei loro paesi sia attivando piani di smistamento e accoglienza dignitosa sul territorio europeo. Su tutto il territorio di quella finzione giuridica e politica che ci propinano come Unione Europea.
Contemporaneamente noi siamo appena tornati da una gita su un gommone, da una serata in discoteca, da una spiaggia affollata.
Dovrebbero farglielo vedere ai signori di Bruxelles il visino di quella bambina stretta al suo papà sul molo di un porto italiano.
Guardando i suoi occhioni che immaginiamo grandi come l'amore di una mamma che non c'è più, forse potrebbero provare un po' di vergogna.
Anche a noi non farebbe male, forse ci indurrebbero almeno a chiederle perdono.
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