Tu sei qui: AttualitàIn attesa di una nuova normalità
Inserito da (redazionelda), lunedì 18 maggio 2020 11:14:35
di Pasquale Palumbo*
È iniziato tutto con un grosso pasticcio. Un pasticcio in cui sembra che l'ultima cosa che abbiamo realmente imparato dalla Cina sia stato il funzionamento della bussola. E se, come pare, fu il buon amalfitano Flavio Gioia a portarsela all'epoca dall'Oriente, si direbbe che il pasticcio sia nato proprio dal fatto di averla oggi persa, la bussola. Un pasticcio in cui, in un inimmaginabile caos informativo e percettivo, siamo passati in un attimo da cacciatori di untori ad appestati, il tutto mentre ci si crogiolava nel rassicurante messaggio di una epidemia meno pericolosa dell'influenza, avallato dal consiglio ufficiale di non indossare mascherine.
Anche in Costiera Amalfitana all'inizio si è proceduto in maniera confusa e disorientata. Molte delle aziende del nostro Consorzio di Promozione Turistica, preoccupate dal calo delle prenotazioni sempre più marcato dopo il blocco dei voli dalla Cina ed i primi casi del Coronavirus importati in Italia, sollecitavano l'avvio di iniziative di promozione in modo da correggere il trend negativo. A dire il vero non mancavano iniziative spontanee di imprenditori dell'intera Costiera, come quella avviata dal gruppo nato su Facebook ‘Curati da tutti i virus, vieni in Costiera Amalfitana', creato per "...rendere visibile al mondo intero che qui non ci sono problemi e che il coronavirus non è pericoloso" e che ha promosso una campagna di sensibilizzazione a dir poco tambureggiante: fra i vari post c'era anche il riferimento al Sistema Sanitario Nazionale, definito di elevato livello e soprattutto gratuito: "da noi non servono assicurazione né carta di credito". Tutti post che il senno di poi ha fatto successivamente con premura cancellare dalla rete.
L'avere quindi all'epoca sostenuto che era preferibile per il Consorzio soprassedere su iniziative promozionali per evitare i flussi turistici invece che crearli, appariva chiaramente poco in linea con quella che era la strategia del momento.
In un'umanità dove il confine fra il reale ed il virtuale diventa sempre più labile, probabilmente vedere la Cina affannarsi nel costruire un ospedale dopo l'altro, era dai più inconsciamente relegato ad episodio vissuto in un mondo virtuale. Erano eventi troppo distanti, accaduti ad una regione con cultura e abitudini di vita molto lontani da quelli dell'Occidente.
In quei giorni pensavo al mio vecchio professore di fisica ed alla sua citazione ricorrente del titolo di una conferenza di Edward Lorenz: "Può, il batter d'ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?". Quello che però non ci aveva mai detto era dopo quanto tempo sarebbe successo.
Ora che il pasticcio ha coinvolto la quasi totalità delle Nazioni, con leader che si sono ritrovati in terapia intensiva dopo aver cocciutamente a lungo sostenuto la tesi del non intervento per contrastare l'epidemia, ci troviamo ad affrontare quella che, ufficialmente definita "Fase due" o della pre-ripresa, può invece più esplicitamente essere considerata l'apertura di una partita di poker che ha sul tavolo due poste interdipendenti: la necessità di riavviare l'economia e il numero di vittime che in funzione del riavvio siamo disposti a tollerare. L'impatto sulle economie locali e sui bilanci pubblici del Coronavirus chiaramente non è stato omogeneo.
È facile immaginare come siano proprio le aree a forte vocazione turistica (e sino a ieri con gli introiti più consistenti) quelle più provate, mentre per molte altre, in particolare quelle dove agricoltura ed allevamento costituiscono le maggiori fonti di reddito, l'impatto è stato senz'altro più limitato. La Costiera Amalfitana, totalmente legata al turismo, pur non avendo ad oggi casi statisticamente rilevanti di contagio fra la popolazione, sta soffrendo più di altre zone i danni conseguenti all'epidemia e, soprattutto, non è al momento prevedibile quando sarà concretamente possibile tornare alle dinamiche socio-economiche precedenti.
Qui risentiamo tutti della crisi: alberghi, che siano appartenenti a grandi catene o a conduzione familiare, bed & breakfast, case vacanza. E con questi, e in modo più angosciante, il personale che, ancora in attesa di essere riassunto e quindi senza un contratto, il più delle volte non può accedere ai sussidi governativi. Ed ancora tutto l'indotto: dai semplici fornitori ai commercianti, alle ditte artigiane ed edili costantemente impegnate nella manutenzione e l'ammodernamento delle strutture turistiche. Le celebrazioni della pressoché totalità dei matrimoni, capaci di procurare flussi turistici ed introiti che da tempo hanno surclassato quelli prodotti dagli eventi musicali, sono state rinviate al prossimo anno. Ovviamente sempre con il condizionale. Anche le Amministrazioni Comunali soffriranno per il mancato incasso dovuto a tutti i proventi legati al turismo sia come imposte (tassa di soggiorno, occupazione suolo pubblico) che per i servizi (parcheggi, pass per i bus turistici, celebrazione matrimoni) con la necessità di dover rivedere le previsioni di bilancio.
Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad un susseguirsi di tavole rotonde, rilascio di dichiarazioni in cui spesso emerge una forte fiducia nella ripresa, anche in tempi brevi, del mercato turistico, grazie ad iniziative promozionali da attivare in loco, magari con l'inserimento di progetti rispolverati per l'occasione. Il più delle volte ho l'impressione di assistere a inconsapevoli tentativi di avviare terapie di gruppo per tenere su il morale.
Nel periodo della crisi dei rifiuti - all'epoca ero assessore all'ambiente a Ravello - quando la Campania figurava sui media internazionali come la regione dalle strade rese impercorribili dai rifiuti che le ricoprivano, riuscimmo ad evitare ripercussioni sui flussi turistici grazie ad una campagna informativa che mostrava una Costiera Amalfitana completamente diversa da quello che era diventato l'immaginario collettivo. Ovvero una piccola penisola, ben curata e pulitissima il cui territorio era in buona parte sotto le competenze del Parco dei Monti Lattari e ricadente in zone protette di interesse comunitario. Il sito Unesco era poi la ciliegina sulla torta.
Oggi tutto ciò non servirebbe a nulla. Non è risolvibile in loco un problema che questa volta è di tipo globale. Basta ricordare quello che sta accadendo alle principali piattaforme di booking on-line. All'inizio di aprile Airbnb ha annunciato il taglio di tutti i costi di marketing, e successivamente anche il licenziamento di quasi duemila persone, un quarto di tutti i dipendenti. Non basterà: per superare l'anno ha anche chiesto un prestito miliardario al pari di quanto fatto da Booking ed Expedia.
Piuttosto che concentrarsi solo sullo studio di iniziative volte a promuovere il turismo, sarebbe opportuno che le varie task force, istituzionali o meno, i meeting on-line che vedo sempre più frequenti in queste settimane, proponessero finalmente anche interventi di sviluppo in settori alternativi come artigianato, allevamento ed agricoltura, settori sino ad ora sotto-sviluppati perché sotto-stimati avendo come parametro di riferimento i più immediati guadagni derivanti dal turismo. Interventi che in futuro potranno interagire con le attività turistiche garantendo agli ospiti un'esperienza totale del territorio. Il Piano di Gestione del nostro sito UNESCO, curato dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali tocca molti di questi temi offrendo suggerimenti e proposte di lavoro (http://www.univeur.org/cuebc/images/Pubblicazioni/PDF/PdG_Costiera_Amalfitana_2019_web.pdf).
Saranno ovviamente necessari imprenditori che non abbiano timori ad affrontare una nuova esperienza, ma sono certo che si rivelerà la scelta vincente per chi vuole fuggire da una competizione all'estremo ribasso nel settore dell'ospitalità come quella che sembra preannunciarsi per il prossimo futuro. Questo non significa una mancanza di fiducia nella ripresa del mercato turistico, ma la preoccupazione che il settore non potrà garantire nel breve e medio termine i precedenti livelli occupazionali.
Ad accompagnare il turismo in questo momento di sofferenza c'è il settore dello spettacolo. Ma farei un distinguo. Non credo ne soffrirà quella parte di promotori culturali che, godendo del mecenatismo delle istituzioni, ha normalmente prodotto eventi in cui la presenza del pubblico pagante non era determinante per il pareggio di bilancio. Guardando un po' le cifre, probabilmente sale di discreta capienza, anche applicando gli immaginabili criteri di distanziamento sociale, continueranno a mantenere il pubblico usuale, visto che già in precedenza solo raramente impegnavano le sale per oltre il 50% della loro capacità.
Ma per tante altre realtà che utilizzano piccoli teatri e non sono supportate da finanziamenti pubblici la combinata riduzione di posti vendibili e di pubblico disposto a spendere per acquistare un biglietto, potrebbe significare la fine dell'attività. Se poi consideriamo tutte quelle iniziative che sino ad oggi si sono sostenute grazie all'interesse e la partecipazione di un pubblico prevalentemente internazionale, il discorso si fa ancora più preoccupante, vista la notevole riduzione dei flussi turistici che si intravede per l'immediato futuro. In questo contesto saranno determinanti le scelte che opereranno le istituzioni nella distribuzione dei fondi per lo spettacolo.
Già prima si creavano situazioni in cui si viaggiava sul limite delle regole di mercato e della normativa europea a tutela della concorrenza (aiuti de minimis etc.). Oggi si potrebbero creare situazioni di monopolio, addirittura pubblicamente assistite, a discapito della pluralità delle espressioni artistiche, con la trasformazione della mascherina anti COVID-19 in un vero e proprio bavaglio alla cultura.
Per quanto riguarda la Ravello Concert Society questa è la situazione: oltre 30 concerti già annullati in ossequio ai decreti della Presidenza del Consiglio; la quasi totalità delle prenotazioni già effettuate per il 2020 cancellata; nessuna nuova prenotazione ricevuta a partire già da metà febbraio. E ancora agenzie di viaggio europee ed extraeuropee con cui collaboriamo da oltre 30 anni che ci annunciano l'annullamento di tutti viaggi culturali programmati nel 2020 per l'assenza di qualsiasi vendita. Chiaro segnale che quando ci sarà una ripresa del turismo questa passerà attraverso quello individuale e "last minute", non con i viaggi organizzati che hanno tempi di programmazione, pubblicizzazione e raccolta di clienti lunghissimi. Chi rischierebbe di prenotare un viaggio non avendo nulla di certo per il futuro?
Quella che non si ferma è l'azione di promozione culturale. Stiamo mettendo gradualmente online sul nostro sito le registrazioni dei concerti degli anni passati (al 1993 ad oggi sono oltre 2000 i supporti da riversare) approfittando anche del tempo resosi forzatamente disponibile, per mantenere così viva l'attenzione sulla nostra realtà.
La pandemia sembra aver chiuso molte delle strade che abbiamo fin oggi percorso e fatto crollare innumerevoli certezze. Avremo una normalità del tutto nuova di cui ad oggi è difficile intravedere i dettagli; quello che ci aspetta sarà determinato dalla capacità di intraprendere percorsi completamente diversi e di infrangere schemi mentali a cui siamo assuefatti.
In attesa, colpa del Coronavirus, ho finalmente trovato un amico che mi sta dando una mano a sistemare un discreto appezzamento di terreno che non curavo da anni. Ovviamente anche lui era impegnato nel settore turistico e come me, al momento, è senza lavoro. Guardandomi intorno vedo che non siamo i soli. Anche se la Costiera Amalfitana è praticamente ferma è quasi impossibile trovare qualcuno rassegnato a restare inattivo.
Così, probabilmente, avrò quest'anno la mia prima consistente produzione di fagioli. Non è che sia proprio il prodotto tipico della Costa d'Amalfi, ma mi dicono che quella dei legumi sia la migliore coltivazione per riavviare il terreno dopo anni e anni di abbandono.
Si accettano proposte di acquisto
*presidente del Consorzio di promozione turistica di Ravello e Scala "Ravello Sense" e della Ravello Concert Society
Fonte: Territori della Cultura n.40 - Maggio 2020
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