Tu sei qui: AttualitàI soldi ci sono, i progetti mancano. Serve un piano, ma c’è già!
Inserito da (redazionelda), sabato 11 settembre 2021 11:53:18
di Raffaele Ferraioli*
"La guerra col Covid è finita! I resti d i quello che fu una delle più terribili pandemie al mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza."
Vorrei tanto che questa parafrasi del famoso bollettino di Armando Diaz, annunciante la fine della grande guerra,possa applicarsi alla pandemia Covid19. Ma mi rendo conto che fra wax e no wax, mascherine di varie forme, green pass spontanei e obbligati, colori variabili dal bianco al rosso, la famosa spada di Damocle continua a ergersi minacciosa sulla nostra testa.
Eppure la vita continua, fra Recovery Plan, PNRR e altre forme di assistenza allo sviluppo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, varato dal Governo Draghi il 24 Aprile u.s. persegue i seguenti obiettivi: Modernizzare la pubblica amministrazione; Rafforzare il sistema produttivo; Combattere la povertà, l'esclusionesociale e le disuguaglianze.
Fissato secondo parametri europei, questo Piano prevede che le risorse "territorializzabili" in Italia siano riservate per il 40% al Sud.
Gli obiettivi perseguiti sono:
Digitalizzazione, finalizzata a promuovere l'innovazione e la trasformazione digitale in tutto il Paese - dotazione 49,5 miliardi);
Infrastrutture e mobilità sostenibile, destinata a realizzare un sistema di mobilità moderno, esteso all'intero paese - dotazione 31,3 miliardi;
Transizione ecologica e ambientale per migliorare la sostenibilità e la resilienza nel sistema economico - dotazione : 68,6 miliardi I
Istruzione e Ricerca per far si che l'attività di ricerca sia estesa sempre più alla scuola - dotazione 31,9 miliardi;
Inclusione e Coesione, finalizzata a contenere il fenomeno della povertà e della disuguaglianza sociale - dotazione 22,5 miliardi;
Salute, destinata a rafforzare il sistema di assistenza medica, specialmente quello della medicina del territorio - dotazione 18,9 miliardi.
Le maggiori difficoltà nell'attuazione di questi interventi vengono proprio dalla difficile, farraginosa e complessa governance che rischia di causare i soliti ritardi burocratici. Sono già state adottate con immediatezza misure di snellimento delle procedure e di contenimento del rischio di lungaggini esasperanti. Ma ciò è avvenuto ai livello centrale e non vale per le periferie. Qui il "sistema dei poteri impotenti", fatto di tanti enti impegnati a confliggere più che a collaborare, continua a complicare anzichè a semplificare le procedure per la soluzione dei problemi.
Nessuno può negare che una simile quantità di risorse finanziarie non può essere allocata in aassenza di specifici Piani, dai quali partire per arrivare ai programmi e da questi ai progetti. I tempi per avviare questa prassi, che possiamo definire "normale", ormai non ci sono più e, comunque, non risultano compatibili con quelli che ci detta Bruxelles. E allora dobbiamo rassegnarci ad assistere, ancora una volta alle corse pazze per l'accaparramento dei finanziamenti sia sul fronte pubblico che su quello privato. Ancora una volta rischiano di prevalere le scelte politiche, le lobbies economiche e finanziarie, i patti leonini.
In Costa d'Amalfi, dove più che altrove la dimensione dei problemi è essenzialmente territoriale, serve un piano basato su corrette analisi sociali, economiche e territoriali, che individuino azioni, progetti e modalità gestionali compatibili con la salvaguardia paesaggistica e ambientale, il rilancio dell'agricoltura e l'ulteriore affermazione del turismo diffuso.
Serve un piano zonale, condiviso dalle popolazioni, che indichi l'ordine di priorità dettato dall'effettiva urgenza degli interventi da farsi per una concreta politica di sviluppo sostenibile, integrato della nostra area.
Incredibile ma vero, questo piano c'è e si chiama PUT dell'Area Sorrentino- Amalfitana, redatto mezzo secolo fa e approvato con la Legge Regionale n. 35 del 1987. Ritenuto una sorta di condanna a morte della nostra area, per le schizofreniche restrizioni introdotte in campo urbanistico, dopo ben trentacinque anni si rivela l'unico strumento di pianificazione accettabile, valido, obbligato. Ci troviamo di fronte non a un semplice strumento di programmazione, bensì a una legge: violarne le disposizioni, ometterne l'attuazione dovrebbe significare commettere un reato penale.
La parte più interessante e meritevole di condivisione è quella contenuta nell'allegata Parte V -Assetto del Sistema delle Comunicazioni . Essa contiene l'unica proposta ragionevole per l'assetto del sistema di mobilità:
I cospicui finanziamenti europei in arrivo devono essere allocati con la massima correttezza possibile. Bisogna condurre un'analisi approfondita dello stato di fatto. Operazione questa che è stata fatta con il Piano Sintagma della Comunità Montana Amalfitana, integrato dai PTCP delle province di Napoli e di Salerno. Ma i Comuni della Divina non l' hanno mai approvata.
Eppure, serve un Piano! Ma per fortuna c'è già! Ed è addirittura legge! Si tratta del vituperato PUT ex L.R.n. 35/87, ed è addirittura una legge. Come tale, non eludibile. Violarla configurerebbe un reato penale! Mancano, piuttosto, i progetti attuativi.
*già sindaco di Furore
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