Tu sei qui: AttualitàI compiti a casa? Inutili, dannosi, discriminanti e malsani. Spazio alla homework-free
Inserito da (redazionelda), giovedì 15 marzo 2018 09:10:00
di Salvatore Sorrentino*
Due anni or sono, era l'otto di marzo, ho avuto modo di occuparmi di questo problema: ne vennero fuori delle lamentele e delle prese di posizione, quasi mi volessi sostituire a qualche Responsabile della scuola.
Credo sia giunto il momento di riprendere la discussione in merito, perché da allora molti fatti sono successi al riguardo.
Devo informare che io faccio parte di una associazione internazionale che si occupa di questo grave problema interessante i bambini, e anche i giovani, seppure in modo minore, data la loro capacità di autodeterminarsi.
Devo informare, altresì, che mi onoro far parte degli "amici" del dirigente scolastico di Genova Maurizio Parodi, che ha lanciato la campagna tre anni fa con lo slogan: «Basta compiti», perché sono inutili, dannosi, discriminanti e malsani.
Il dottor Parodi ha promosso una petizione in tal senso. La petizione è arrivata già a 30 mila adesioni, cui fanno eco iniziative personali, di diversa natura, di maestre e professori, sostenuti da scrittori, esperti di pedagogia e psicologi.
Il Ministero dell'Istruzione, non a caso, ha autorizzato una sperimentazione della "scuola senza compiti a casa" in ben cinque città italiane, tutte capoluogo di provincia, Biella, Verbania, Trapani, Milano e Torino: lezioni al mattino, attività di laboratorio al pomeriggio. E poi a casa senza compiti.
Mi piacerebbe illustrare nel dettaglio come si sta operando, lavorando, in queste scuole; sarebbe troppo lungo e potrebbe annoiare qualcuno. Chi ne ha voglia o, meglio ancora, interesse e competenza, potrà facilmente arricchire la propria cultura in merito su internet.
Da parte mia, posso solo portare un contributo personale, quello che succedeva a me, docente di Lingua francese, quando ho insegnato. Io non assegnavo mai compiti a casa; io lavoravo sodo in classe, assieme agli alunni, e per non più di venti minuti dell'ora di lezione, al fine di non far abbassare la capacità di attenzione.
Chi voleva era padronissimo di approfondire a casa, ma non era obbligato, e nemmeno necessario. Tutti, però, a tempo e a loro scelta (si mettevano d'accordo, formavano un loro calendario), mi dovevano render conto.
E lo facevano tutti. Succedeva che erano sempre i più bravi a venire a "conferire" per primi; con grande vantaggio per tutti gli altri, i quali ascoltavano, ripetutamente e in lingua straniera, l'argomento presentato dai compagni, sempre in modo diverso, e colmavano eventuali loro lacune.
E, alla fine dell'anno, e del quinquennio, quando i candidati agli esami di maturità sceglievano una delle due materie su cui si svolgeva il colloquio finale, nove allievi su dieci sceglievano Lingua francese.
Perché?
E tutti hanno imparato a parlare sufficientemente in lingua straniera. Senza mai che fossero stati costretti a fare compiti a casa.
Immagino come sarebbero felici scolare e scolari, studentesse e studenti della Costiera amalfitana, se tutti i Dirigenti Scolastici, di questa bella parte del mondo, si facessero autorizzare a sperimentare la "scuola senza compiti a casa", se tutti seguissero l'esempio della preside della Philip Morant School and College di Colchester, in Inghilterra, che ha deciso di dichiarare la scuola "homework-free".
Quanta gioia nelle famiglie, per i figli e per i genitori; quanta allegria per le vie e per le piazze e per le eventuali attrezzature sportive, per le ragazze e per i ragazzi. E per la popolazione tutta.
*già docente in Lingua Francese
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