Tu sei qui: AttualitàConversazioni sotto l'ombrellone con Don Vincenzo Taiani (Estate 2016)
Inserito da (admin), domenica 24 luglio 2016 16:12:08
di Alberto Quintiliani* - Mi sembrava solo ieri che, sotto un ombrellone della spiaggia di Maiori, conversavo e dibattevo amabilmente con il mio amico e Consigliere spirituale Don Vincenzo Taiani su importanti temi di attualità, ed invece è "volato" un altro anno. Ci siamo tuttavia accorti che il trascorrere del tempo ha lasciato purtroppo immutati i problemi trattati lo scorso anno, anche se con difficoltà e complessità in decisa e progressiva crescita, paragonabili ad un sisma di significativo grado della "scala Mercalli".
Ma cominciamo - come sempre e dopo l'enunciazione appunto delle problematiche attuali - il confronto delle nostre opinioni, naturalmente.... "sotto l'ombrellone".
Carissima Vostra Beatitudine, - come Vi "appello" da Vostro suggerimento - è passato un altro anno ma vi trovo, come sempre, in forma perfetta, con la "grinta" consueta e pronto ad analizzare criticamente aspetti sia del quadro domestico, sia di quello europeo, con puntate anche di respiro internazionale. Per parte mia, se da Voi condiviso, riterrei che le maggiori criticità riguardino, come al solito, aspetti di carattere sociale, politico e, "last but not least" - per dirla con il linguaggio dei nostri ex partner inglesi, che hanno recentemente "divorziato dall'Unione Europea - economico. Dal momento che - vedendovi annuire - considero approvata la "scaletta" proposta per la conversazione, parto subito dalle problematiche socio- politiche che, nella loro estrema gravità, stanno caratterizzando in "crescendo" questi ultimi periodi. Intendo riferirmi alle stragi terroristiche che si sono verificate (e purtroppo continuano a verificarsi) in Francia, Bangladesh, Germania, Afghanistan e in altre parti del mondo, a quelle dei migranti in rotta verso l 'Europa - con relative intolleranze sempre più marcate nei confronti del "diverso"( immigrati e neri ) - e "dulcis in fundo" alla Brexit ed al grave tentativo di golpe che ha interessato la vicina Turchia. Un discorso a parte lo riserveremo, al "dio denaro, cioè alla finanza speculativa, "dominus" che continua ad imperversare e a governare sempre più indisturbato il nostro pianeta. Come vedete di "carne al fuoco" ne mettiamo tanta, ma cercheremo di toccare tutti gli argomenti enunciati, seppur cercando di essere il più possibile in versione "Bignami".
Effettivamente sembra che il tempo si sia fermato, nel senso che i problemi sono sempre di caratteristiche pressochè uguali a quelli che abbiamo dibattuto lo scorso anno, ma purtroppo - come hai sottolineato tu - con un loro costante e significativo aggravamento. Vedi: quello che da tempo sostiene in maniera accorata il Santo Padre è realtà di tutti i giorni: sul versante sociale è in corso una sorta di "terza guerra mondiale" scatenata dal terrorismo e combattuta con armi "non convenzionali"- come diresti tu che, contrariamente a me, sei stato militare - e per questo molto più pericolosa. Il grosso problema che impedisce di attrezzare una difesa preventiva e fronteggiare adeguatamente questi orrendi crimini che mietono vittime innocenti, fra cui anche i bambini, deriva dal fatto che non si ha la minima percezione, anche visiva, di chi sia il nemico che ti può annientare: un viaggiatore vicino a te in treno, in aereo, in metropolitana, allo stadio, per strada, in qualche concerto o manifestazione di massa civile o religiosa. Questo è il vero vantaggio competitivo di cui beneficiano i "mercanti di morte" per rendere "palpabile" la paura - anzi il terrore - e condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni.
Sul versante terrorismo credete, Don Vincenzo, che sia in atto una sorta di "guerra di religione" finalizzata - con il pretesto appunto del credo religioso - ad annientare o quanto meno a ridimensionare il nostro modello di "vita occidentale", che, pur con tutti i suoi innegabili limiti, è ancora fondato sulla democrazia, sulla libertà e sulla pacifica convivenza? E ancora: chiedo una Vostra risposta sul seguente tema: se, come sembra, è in atto una contrapposizione frontale (che riterrei del tutto legittima se fosse espressa su un piano ideologico, beninteso con le dialettiche regole democratiche) tra due modelli di società: la nostra occidentale e quella di matrice islamica e se la contrapposizione derivasse principalmente da differenti "comandamenti" delle dottrine religiose (implementate in maniera "distorta" da quella parte dell'Islam violenta e cruenta che si riconosce nell'Isis), come può essere accettabile un "credo" che renda lecito ed anzi incentivi il martirio - stile "bombe umane"- con lo sterminio di persone innocenti, colpevoli soltanto di essere occidentali o di non conoscere i versi del corano? E che dire delle stragi, come quelle recentemente consumate in Francia, Bangladesh, Germania, Iran e, continuamente, in altre parti del mondo, utilizzando come "armi di offesa" fanatici, molto spesso psico-labili (adesso "etichettati" come lupi solitari), che si fanno esplodere o sparano su bersagli umani a caso per conquistare i doni promessi nel loro paradiso, o per profondo odio nei confronti degli occidentali? A tali "martiri"allucinanti si promette il "Paradiso", con tanto di ricompense di "sapore terreno"? Ma di quale religione stiamo parlando, che rende lecite tutte queste nefandezze perpetrate contro il genere umano, in virtù di una presunta supremazia di una fede religiosa rispetto alle altre? Ma riflettiamo ancora sulla tragica deriva verso cui si sta indirizzando il mondo, con tutte le gravi conflittuali tensioni in atto. Purtroppo il nostro mondo sta assumendo sempre più la connotazione di una giungla selvaggia. Un esempio concreto lo stiamo vivendo anche in questi giorni con la gravissima situazione che si è creata nella vicina Turchia - oltretutto candidata ad entrare in Europa - con la sanguinosa carneficina connessa al tentativo di "golpe" per rovesciare il governo e le repressioni, altrettanto violente, adottate, che hanno "azzerato" tutti i diritti civili dei soggetti coinvolti.
Senza "girare" intorno al problema indubbiamente ci troviamo ad affrontare un nemico con connotati religiosi adattati all'ideologia terrena e per questo motivo molto più pericoloso, in quanto incontrollabile, proprio perché figlio delle debolezze e dei falsi miti insiti nella natura umana, tipo elargizione di improbabili ricompense stabilite preventivamente sulla terra e - a martirio" avvenuto - fruibili nel loro "paradiso". Ma in questa contrapposizione tu, giustamente mi domandi come può essere accettabile un riferimento ad una religione che viene interpretata in maniera violenta e cruenta nei confronti di altri esseri umani, che professano invece fedi diverse e che vengono definiti infedeli.
Occorre su questo tema fare una opportuna schematica differenziazione, precisando che questa spiegazione non vuole assolutamente rappresentare un confronto di valori tra la religione cristiana e quella islamica, che, come hai detto tu, è applicata in maniera distorta da quella parte della cultura islamica che semina il terrore nel mondo:
Come si può facilmente comprendere la fondazione 'divina' della religione cristiana, operata da Gesù e edificata attraverso l'opera e il martirio dei suoi discepoli, è completamente diversa da quella fondazione 'terrena' della religione islamica operata da Maometto e continuata dai suoi fedeli. Questa distinzione, di non poco conto, giustifica le diversità, che possiamo definire "operative", tra i cristiani e gli islamici: i primi rappresentano totalmente le "milizie" pacifiche di Dio Padre Onnipotente, attraverso la voce di Suo figlio Gesù Cristo, fatto uomo, ma di provenienza divina, mentre gli Islamici, anch'essi devoti al loro Dio (Allah), seguono tuttavia i comandamenti del "terreno profeta Maometto", il cui "verbo", proveniente appunto da un uomo, può essere oggetto di umane distorsioni interpretative, insite nella natura umana, da cui possono a cascata derivare - come da tempo si sta verificando - alcune esecrabili posizioni estremiste e violente in aperto contrasto con la superiore "filosofia" pacifica del loro Dio Allah, che, essendo appunto di emanazione divina, è invece posizionata, come la nostra, sulla bontà, fratellanza, pacifica convivenza ecc., valori questi che, se osservati, permettono di "guadagnare" il vero Paradiso e non certo quello promesso dai terroristi. Per quanto riguarda la vicenda Turchia e le continue stragi perpetrate nel mondo intero, sembra proprio che il genere umano si stia sempre più imbarbarendo e stia perdendo il senso dei valori fondamentali propri del mondo civile, che sta sempre più assomigliando ad un una giungla selvaggia senza regole, dove domina la "legge del più forte". E purtroppo anche gli accorati appelli, le esortazioni, e le raccomadazioni alla solidarietà e fratellanza rivolti dal Santo Padre Bergoglio al mondo intero, visto quello che di terribile sta succedendo, sembrano una "vox clamantis in deserto".
La Vostra schematica risposta, Don Vincenzo, è stata - almeno per me, e come sempre - estremamente chiara. Proseguendo nelle nostre conversazioni, dopo averlo appena citato, deve necessariamente "entrare in campo" Papa Francesco, che richiama - "bacchettandole" a dovere" - le nazioni più ricche alle loro responsabilità su importanti temi concreti, come questo che stiamo trattando, insieme ad altri che hanno al centro l'essere umano. Vorrei pertanto riprendere, per commentarli insieme, alcuni suoi noti pensieri, che ha ribadito con la consueta foga e forza nella recente cerimonia dello scorso mese di maggio in Vaticano, quando (alla presenza della cancelliera tedesca Angela Merkel, dei presidenti delle istituzioni europee, Martin Schulz, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, del nostro Presidente del consiglio e di altre personalità europee) ha ricevuto il Premio Internazionale Carlo Magno 2016 per "il suo straordinario impegno - si legge nella motivazione - in favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori". Al centro del discorso di Papa Francesco, tra i tanti temi trattati, il dramma dei profughi, gli egoismi di alcuni paesi europei che, per respingerli, costruiscono muri e recinti di filo spinato, mentre il dovere dell'accoglienza è prioritario in questo mondo dilaniato e ferito. Ha poi indirizzato il suo accorato pensiero sulla mancanza di lavoro che mortifica i giovani, ha sottolineato la caratteristica negativa di un'Europa (da lui definita nonna) che invecchia inesorabilmente, un'Europa stanca, non fertile e vitale, non risparmiando critiche severe alle politiche attuali del Vecchio continente, che è profondamente diviso su numerose problematiche, indicando come strada da percorrere la sfida di "aggiornare" l'idea stessa di Europa, capace di generare un nuovo umanesimo, fondato su tre capacità: integrare, dialogare e generare. Poi ha indirizzato un deciso affondo finale all'economia, definita "liquida", che punta al profitto e al reddito prodotto dalla speculazione - a vantaggio di pochi - fattori questi che tra l'altro favoriscono ed incentivano la corruzione. Il suo pensiero va invece nella direzione di un'economia sociale che dovrebbe investire sulle persone e sul sociale con il prioritario obiettivo della creazione di posti di lavoro, indispensabili per il benessere e la dignità delle persone. Infine la preoccupazione - che occupa interamente i suoi pensieri - è costituita dal dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista, che è conseguenza della cultura dello scarto applicata a Dio. Su questo tema il pensiero di Papa Francesco si può condensare nel seguente concetto: prima ancora di scartare gli esseri umani il fondamentalismo religioso perpreta orrendi massacri rifiutando Dio, che viene relegato ad un mero pretesto ideologico. Su questo corposo condensato dei "Papa-pensieri" veniamo adesso alle Vostre riflessioni e valutazioni "tecniche" - anche alla luce della Vostra comune provenienza dal prestigioso Ordine dei "Gesuiti"- cominciando dal tema più pericoloso: il terrorismo.
Certo non è per me agevole commentare o aggiungere qualcosa ai pensieri del Santo Padre, dal momento che condivido totalmente le sue ansie e le sue preoccupazioni per il degrado pericoloso in cui il genere umano si è proiettato, inclinato verso il baratro, in una sorta di "modus in fine velocior". Il terrorismo che ha "infettato" il mondo è pericolosissimo in quanto, come detto, pone a pretesto delle sue azioni distruttive la falsa e distorsiva osservanza della dottrina religiosa islamica, che, è bene ribadirlo, non predica affatto il male, ma, al contrario, il bene e la fratellanza degli esseri umani. L'obiettivo perseguito invece dall'Isis - e collaterali frange estremiste e violente e "senza dio"- è quello di gettare il mondo nello sconforto e nella paura, per sottometterlo alla loro demoniaca ideologia ed al loro allucinante disegno di potere. Quindi, a mio parere, la contrapposizione frontale non è tra due modelli di religione, bensì tra due modelli di civiltà. Dal momento che attualmente i prezzi maggiori li sta pagando l'Europa è assolutamente necessaria una coesione ed una comunanza di intenti degli stati membri, che faccia argine a questi attacchi, superando le sterili divisioni e ritrovando la coesione, che era alla base proprio "dell'idea Europa", come la chiama Papa Bergoglio.
Sul fronte anch'esso molto grave, dell'immigrazione, che spinge Papa Francesco a cercare di aprire le coscienze dei potenti della terra sul dovere dell'accoglienza, cosa Vi sentite di dire?
Da cattolico non posso fare altro che condividere il pensiero del Santo Padre, pur considerando la complessità del prolema, destinato, a mio avviso, ad intensificarsi, in mancanza di auspicate decisioni convergenti da parte degli stati membri dell'UE. Chiudersi a "riccio" entro i propri confini, alzare muri e filo spinato, ha il sapore amaro della sconfitta, mentre noi tutti dobbiamo seguire quanto affermato da Gesù, riferendosi a se stesso, nel vangelo di Marco "....ero straniero e mi avete accolto..."
Su questo tema confesso di avere opininioni "leggermente" diverse dalle Vostre, perché l'Europa non può evidentemente accogliere tutte queste enormi masse di migranti - in larga parte - economici, costituiti in una percentuale di oltre l'80% da giovani e solo marginalmente da persone più fragili (donne e bambini). Questi migranti arrivati in Europa e quelli che premono alle frontiere - in larga parte nel nostro Paese - pur con tutti rischi che corrono nella "migrazione"sono, tutto sommato, dei "privilegiati" poichè dispongono dei 3/5 mila dollari necessari per pagare la "traversata della speranza" ed avere un'accoglienza dignitosa. Ma una domanda si impone: è giusto che quelli che non dispongono di queste somme siano invece "condannati" a restare in patria rischiando la vita? Chi è arbitro di questa selezione per la vità? Non sarebbe più giusto trattare tutti nello stesso modo con corposi aiuti economici da parte dei paesi più ricchi alle zone di provenienza? Inoltre, per questi drammi sociali quali iniziative concrete assume quell'organismo, autoreferenziale e praticamente inutile targato "ONU"? E, a proposito di egoismi di parte, per quale motivo diverse navi di paesi facenti parte dell'UE (Spagna compresa, paese che respinge sistematicamente quelli che riescono ad entrare nel suo territorio) soccorrono in mare migranti in fuga, e poi, senza accoglieli nel Paese, li sbarcano sempre nei superaffollati centri di prima assistenza siciliani? E' proprio per questi motivi descritti in "pillole" - oltre che per la cronica mancanza di lavoro e della recessione in atto, frutto delle "miopi" scelte dei partner dell'UE - che vengono alzati muri, steccati, fili spinati e interessati respingimenti. Questa difficile situazione influenza anche la politica degli stati membri con la crescita dell'elettorato, che non accetta queste massicce ed incontrollate ondate migratorie.
Conosco il tuo pensiero su questi temi, e, su un piano "laico", posso confessare di condividere molte tue argomentazioni. Vedi: le giuste "bacchettate" del Santo Padre alla "nonna Europa" prendono spunto anche da queste vicende. Perfino la recente Brexit rappresenta in qualche maniera la risposta - per me sbagliata - a problematiche complesse - fra cui anche il problema immigrazione - che dovrebbero, senza egoismi di parte, essere affrontate congiuntamente e razionalmente, senza lasciare il "cerino" in mano ai paesi (come il nostro) maggiormente esposti a fronteggiare da soli questi esodi biblici.
Vedete, "Vostra Beatitudine," è un piacere parlare con Voi perché non Vi tirate mai indietro dal trattare, ed esprimere opininioni "coraggiose", su temi sociali ed economici difficili, cercando il più possibile di uscire dai comprensibili condizionamenti della "tonaca". Ma adesso, terminando la parte scritta (riprenderemo naturalmente i nostri dibattiti estivi sotto l'ombrellone) mettiamo la "ciliegina" sulla torta parlando di economia, settore sul quale state facendo vistosi progressi. Papa Francesco, durante il suo discorso in Vaticano, citato più sopra, ha - come suo costume quando tocca l'argomento - evidenziato il ruolo nefasto dell'economia liquida - cioè quella fondata sul profitto (che potremmo definire "cartaceo", in quanto non proveniente dal "sudore della fronte"), ma derivante in maniera preponderante dalla speculazione senza anima, contrapposta alla sana economia sociale, che è rivolta invece al benessere delle persone per mezzo del lavoro, che deve essere garantito a tutti. Dal momento che ne dibattiamo continuamente, seguendo il pensiero di Papa Francesco, cosa ne pensate della situazione della "nonna Europa" e dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea?
Visti i precari risultati generali realizzati, che sono sotto gli occhi di tutti, i rapporti conflittuali tra i vari stati membri, gli egoismi nazionali e l'andare in ordine "sparso" su moltissimi argomenti - vedi problemi migranti e terrorismo - definire l'Europa ancora come unita, sembrerebbe francamente una forzatura. Da qui la definizione di "nonna Europa" correttamente "etichettata" da Papa Bergoglio, per il suo modo "vecchio" e a volte inconcludente di approcciare le problematiche, che si presentano pressochè quotidianemente in una realtà complessa come quella che mette insieme culture ed aspirazioni diverse. Anche l'uscita della Gran Bretagna dall'UE è conseguente a queste discrasie marcate Europa, la cui "mission" deve essere, a mio avviso, opportunamente e rapidamente rivista.
Complimenti, Don Vincenzo, per la Vostra acuta analisi, che condivido Vorrei tuttavia, a conclusione della nostra conversazione, andare ancora più in profondità su questo aspetto, aggiungendo alcune mie considerazioni, integrative alle Vostre, che sono le seguenti:
Le difficoltà - con le conseguenti critiche - che sta incontrando l'Unione Europa nella sua operatività derivano essenzialmente dal fatto che si tratta di un'unione nata in un periodo, in cui le economie degli originari paesi aderenti erano pressochè livellate (Germania a parte), il cui principale collante era rappresentato dall'importante moneta unica, l'euro.
Il "mordere" della crisi economica, che si è verificata successivamente al 2008, ha impattato negativamente in maniera consistente sulle economie degli ex 28 stati membri (27 attuali), soprattutto con le conseguenze evidenziate dal Santo Padre: recessione, mancanza del lavoro, povertà delle famiglie ed anche riflessi ovvi sulle politiche di gestione dei flussi migratori. Inoltre, "ad abundantiam", le politiche economico-finanziarie rigidamente imposte da regole assurde, non coerenti con le difficoltà dell'attuale periodo storico e tenacemente perseguite dai "superburocrati" della UE con il determinante e colpevole avallo della Germania, hanno delineato lo scenario che da tempo lamentiamo. Adesso si sta "implorando" una ripresa dell'inflazione - in passato sempre considerata un male da combattere - quale tonico per una ripresa ancora "balbettante", nonostante le corpose iniezioni di liquidità immese nel sistema dalla BCE, con l'ovvia contrarietà della Germania. Questa situazione di stallo negativo e di inconcludenza europea, unitamente alla paura dell'immigrazione, ha favorito la Brexit, nonostante i particolari privilegi di cui ha goduto la Gran Bretagna: la sua moneta - la sterlina - e la sua Banca Centrale, autonoma dalla BCE - per regolare autonomamente i flussi finanziari per il paese, che, proprio per effetto di questi privilegi, ha sofferto meno degli altri Stati membri il mordere della crisi. In questo scenario si sta introducendo la preoccupazione "palpabile" che altri Stati potrebbero seguire la stessa strada della Gran Bretagna, specialmente quei paesi, facenti parte dell'Unione, che non hanno adottato l'euro. Su questo tema, due domande, naturalmente retoriche: ma chi ha conferito alla Germania il potere di "imperare" sull'Europa in nome e per conto di tutti gli altri Stati membri, relegati al ruolo di "parenti poveri", ma soprattutto, non sarebbe stato forse meglio se, anziche la Gran Bretagna, fosse uscita dall'UE la (grande) Germania, per consentire un opportuno ed equilibrato livellamente delle economie dei paesi partecipanti all'Unione?. La motivazione deriva dal fatto che la Germania è economicamente troppo forte per far parte dell'Europa ad "armi pari" con gli altri partners: squadra con caratteristiche da serie A costretta a giocare in un campionato di serie B.
Infine, a conclusione, caro Don Vincenzo, ci uniamo a quanto ha evidenziato il Santo Padre sul predominio e sul ruolo nefasto della finanza speculativa, che governa indisturbata il pianeta, condizionando i destini dei paesi, delle aziende e delle famiglie, e che, tra l'indifferenza generale, "utilizza" il pianeta come una gigantesca e "truccata" roulette, operante 24 ore su 24, con la caratteristica che "vince sempre il banco"!
*Ex Dirigente Centrale MPS
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