Tu sei qui: AttualitàBanalizzazioni improprie e amplificazioni infondate
Inserito da (redazionelda), venerdì 4 agosto 2017 07:21:48
di Francesco Criscuolo*
Nei giorni scorsi si è sentito parlare, in termini più o meno superficiali, quando non addirittura irridenti, di un presbitero della Diocesi di Amalfi - Cava de' Tirreni operante negli uffici del Vaticano.
Le vicende, che lo hanno fatto finire al centro delle cronache locali, anche di stampa, riguarderebbero qualche suo comportamento - il condizionale è d'obbligo - poco commendevole.
Come suole accadere, non pochi hanno puntato l'indice acccusatore, cogliendo l'occasione per porre sotto la lente d'ingrandimento gli errori altrui buttando alle spalle, con tanta disinvoltura, i propri.
Non sono mancate dichiarazioni di stima e di comprensione umana, come quella dell'ex sindaco di Maiori, Antonio Della Pietra.
I più hanno dimenticato che anche chi avesse sbagliato è una persona degna di rispetto e che, se pure non si può far finta di niente di fronte a chi è caduto veramente in errore, tuttavia nessuno ha il potere o il diritto di atteggiarsi alle stregua del Minosse dantesco, che "giudica e manda secondo che avvinghia"(Inf V, 6).
Ciò che più inquieta, in frangenti come questi, che suscitano una attenzione piuttosto abnorme e valutazioni sommarie e distorte, è il chiacchiericcio vacuo e inconcludente, in cui balza evidente la latitanza del buon senso, specularmente a una paurosa eclissi del pensiero razionale.
Siamo tutti pronti a giudicare, a classificare, a collocare da una parte i buoni e dall'altra i cattivi o quelli che sembrano tali, tanto da non accorgerci che il peggior nostro nemico ingannatore e malefico siamo noi stessi.
Si tratta di una questione umana e culturale, quasi di un nuovo paradigma che si sta imponendo in una società sempre più disancorata dal rispetto del valore fondamentale della dignità dell'altro.
Il disprezzo per il "diverso" da noi, l' intolleranza verso le idee e le azioni altrui, il parlare e agire senza riguardo contro chicchessia si sono poste nella storia e possono ancora riproporsi nelle forme più disparate, dalla menzogna distillata di bocca in bocca, dalla gogna mediatica o telematica alla ripetizione ossessiva di una notizia falsa fino a farla diventare vera, in una linea di pensiero che risale all'indicazione di Voltaire ("Insulta, calunnia, qualcosa rimarrà!") o al famigerato metodo Goebbels.
Emanuele Macaluso, già parlamentare per più di un ventennio nel secolo scorso, oggi vera e propria testa pensante, in un'intervista rilasciata al quotidiano "Il foglio" il 12 luglio u.s. ha dichiarato testualmente: "In giro c'è tutta una grammatica che ha liberalizzato l'insulto e l'invettiva personale come fossero veraci manifestazioni di libertà e non segnali di imbarbarimento".
Indulgendo ad esternazioni troppo corrive, non ci si preoccupa minimamente del danno, non solo d'immagine, che si infligge al prossimo.
Chi ama la libertà e la verità è ben lontano dal rimanere ostaggio di facili pregiudizi o di dissennate esecrazioni. Del resto, a che serve e a chi giova seminare discredito? Perché aggiungere sofferenza a sofferenza? Quali benefici se ne traggono?
San Paolo ha preso posizione contro simili storture mentali e morali, scrivendo nella lettera ai romani: "Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? O perché disprezzi il tuo fratello?...... Non giudichiamoci più gli uni gli altri; piuttosto datevi pensiero di una cosa, di non porre al fratello inciampo o scandalo." (Rm 14-10,13).
Ognuno di noi è pieno di difetti e di debolezze, ma nessuno può essere identificato con le sue manchevolezze. Quanti nostri progetti, quanti desideri, quanti sogni d'evasione naufragano nella colpa! Ma noi non siamo le nostre debolezze, perché ogni giorno siamo alle prese con tanti momenti di fragilità e spesso ci lasciamo sedurre dallo sterco coperto di foglie di fico dorate. E' pericoloso rimanere vittime di più o meno mascherate deviazioni, ma è altrettanto ingiusto e doloroso trasformare con un tratto di penna o con i pettegolezzi da marciapiede la vittima in carnefice.
Papa Francesco ha più volte espresso la convinzione che "il successo non sta nel non cadere mai, ma nella capacità e volontà di rialzarsi una volta che si è caduti"
E', quindi, un atto di regressione intellettuale, un gesto impietoso ed incivile calcare la mano contro chi, specie se investito dell'ordine sacro, si allontana da una condotta retta e irreprensibile o pone in non cale la virtù cardinale della fortezza.
E' tanto irresponsabile e malvagio accanirsi contro chi, per la comune fenomenologia dell'incoerenza, può cadere, quanto un fatto misericordioso comprendere i motivi che producono sbandamenti e smarrimenti per porvi riparo.
La misericordia, che usiamo verso gli altri, sarà usata anche verso di noi.
La solidarietà e l'umana vicinanza, al posto di una deprecazione a buon mercato, può innestare un percorso forte e tenace di ravvedimento. S. Paolo afferma in proposito a chiare lettere "Quando sono debole, allora sono forte"(2 Cor 12,10).
Nella lettera inviata il 16 giugno 2009, ai sacerdoti per l'indizione del
l' Anno ad essi dedicato, il papa Benedetto XVI ha innanzitutto ricordato, dinanzi agli scandali che a volte danno i sacerdoti, che "ciò che massimamente può giovare alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi pastori, di religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di direttori spirituali illuminati e pazienti".
Lo sguardo di Dio si posta molto più sulla spiga di grano che sulle sterpaglie che la circondano; per diradare le tenebre Egli non sopprime la notte, ma fa sorgere un nuovo mattino destinato a riempire di luce tutto il creato.
Non esiste la comunità dei perfetti. L'intransigenza, che spesso viene invocata, non rientra nello stile di Dio. Il libro della Sapienza ce lo ricorda con chiarezza: "Padrona della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza.....e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento".
Il volto di Cristo torni a risplendere sul cammino di chi sarà in grado, con l'aiuto di confratelli attenti e premurosi, di rinnovarsi nella ripartenza e nella rigenerazione spirituale a beneficio di se stesso e delle anime di cui sarà pastore.
*già preside del Liceo "Ercolano Marini" di Amalfi
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