Tu sei qui: AttualitàAntonio Fraulo, da Ravello alla notte degli Oscar [FOTO]
Inserito da (redazionelda), martedì 6 marzo 2018 13:30:55
C'era anche un po' di Ravello alla notte degli Oscar di Los Angeles. Il 4 marzo scorso, al Dolby Theatre, tra le star e i produttori di Hollywood e di tutto il mondo anche Antonio Fraulo che ha lavorato alla realizzazione di Blade Runner 2049, diretto da Denis Villeneuve.
Il sequel di Blade Runner, diretto nel 1982 da Ridley Scott, è stato girato nel 2016 a Budapest. Protagonisti della pellicola Ryan Gosling, che interpreta il ruolo dell'agente K, e Harrison Ford, che riprende il ruolo di Rick Deckard. Fanno parte del cast anche Robin Wright, Dave Bautista, Sylvia Hoeks, Ana de Armas e Jared Leto.
Fraulo, che da oltre un trentennio lavora a CineCittà dopo aver ricevuto il testimone dal padre Bonaventura, in questo film è stato braccio destro dell'arredatrice, gestendo il reparto che crea ciò che il production designer o l'arredatrice immaginano. «Loro lo pensano e noi lo facciamo» ci ha detto. E proprio questo settore ha ricevuto la nomination all'Oscar come migliore scenografia con film come La Bella e la Bestia, Dunkirk, "The shape of water", L'ora più buia.
Con la set decorator Alessandra Querzola Fraulo è volato a Los Angeles per partecipare, per la prima volta, alla notte degli Oscar nella 90esima edizione. Con tanto di smoking su red carpet. «Per chi fa questo lavoro - ci ha confidato - è come, per un calciatore, scendere in campo nella finale di coppa del Mondo. Un momento che difficilmente potrà ripetersi».
A vincere la statuetta, però, è stato il trionfatore assoluto "The shape of water" (La forma dell'acqua), premiato come miglior film e che in tutto ha ottenuto quattro riconoscimenti (tra cui anche quello per il miglior regista, vinto da Guillermo del Toro).
Per la mancata statuetta Fraulo (che tra le altre cose è stato per un decennio direttore di produzione del Ravello Festival) non lascia trapelare alcun dispiacere. «Già essere qui è stata una vittoria» ci ha detto dall'altra parte dell'oceano.
«Quando lavori su un film non saprai mai se avrà successo o meno, magari pensi di aver creato qualcosa di incredibile, ma quando la metti insieme non funziona bene a causa di una serie di circostanze diverse. In altre occasioni fai qualcosa che non ti sembra incredibile ma alla fine si rivela esserlo» ha aggiunto.
Tu vieni da una storia, dalla storia di CineCittà.
«Sì, io a CineCittà ci sto da una vita, ho cominciato con mio padre che mi portava al lavoro da quando avevo 15 anni sul set de "Gli ultimi giorni di Pompei"».
Hai lavorato a tantissimi film, come l'ultimo Ben Hur, ma avresti immaginato di arrivare a Los Angeles con questo?
«Che stavamo facendo un lavoro incredibile sul film si è capito fin da subito, dato che vi era un altro tipo di approccio al lavoro, era molto ben pensato e messo insieme in maniera esperta, si capiva che andava in una direzione virtuosa. Poi la composizione multietnica della troupe, persone di 42 nazionalità diverse, dai sudafricani agli inglesi, ai tedeschi, agli italiani, ai canadesi, agli ungheresi».
Il film, è stato girato a Budapest con la lavorazione durata per circa 9 mesi, da marzo a settembre 2016. Perché è uscito dopo un anno e senza ottenere il successo atteso?
«La gestazione è lunga, creare tutti gli effetti visuali per bene è importante per un film del genere. Il film sostanzialmente non ha avuto grande risonanza presso il pubblico. Si è notato che le nuove generazioni lo hanno snobbato, molti hanno visto il film tenendo a memoria l'originale Blade Runner per cercare un paragone. Questo è stato un grosso limite che lo ha penalizzato».
Però poi la nomination agli Oscar.
«Questo film è stato nominato agli Oscar più che altro per la sua costruzione. Si tratta di un pezzo di design molto importante e molto bello a livello visivo. Infatti è stato premiato nelle categorie "production designer", "fotografia" ed "effetti visuali" che non sono predominanti nel film, ma si è aperto un nuovo fronte, molte scene sono state girate dal vero, abbiamo costruito tanto. Abbiamo anche tolto gran parte del verde dei "green screen", e gli effetti speciali come il sonoro si sono rivelati fondamentali. Quelli del precedente erano infatti importanti e in questo riguardo sono stati graziati. Le cinque tecniche in cui il film si afferma è riuscito a farlo poiché si tratta di un pezzo di design, la maggior parte delle recensioni finiscono nelle riviste di architettura, il film è stato visto soprattutto sotto l'ottica dell'estetica».
Niente male stare nella stessa orbita del film rivelazione dell'anno "The shape of Water".
«Un bel film che però ha ottenuto una popolarità diversa, per questo motivo è stato un antagonista forte già in partenza. Anche se "The shape of water", per quanto sia buono, non ha niente a che vedere con il concetto di design di Blade Runner. Comunque per noi la più grande soddisfazione è stata partecipare con un film che comunque è visto nell'ambito dell'arredamento e del design come qualcosa di nuovo ed unico».
Prossimo progetto?
«Stiamo girando "The Pope" per Netflix, con Jonathan Pryce ed Anthony Hopkins. Il film di Fernando Mairelles racconterà le dimissioni di Ratzinger e l'elezione di papa Francesco. Abbiamo già girato in Argentina e adesso siamo in Italia tra la Reggia di Caserta, Roma e Caprarola, in provincia di Viterbo».
Quindi lo smoking potrebbe tornarti utile anche l'anno prossimo.
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