Tu sei qui: AttualitàAccendere per spegnere 2: le truppe di terra
Inserito da Donato Bella (redazionelda), lunedì 21 agosto 2017 10:05:49
di Donato Bella
Nell'articolo precedente, si è parlato della flotta aerea utilizzata nel contrasto degli incendi boschivi e delle contraddizioni presenti nella sua gestione.
Gli incendi, però, si combattono anche con le truppe di terra. Qui, due situazioni meritano attenzione: una recente, determinata dall'entrata in vigore della Legge 124/2016 (legge Madia) che ha accorpato il Corpo Forestale dello Stato ai Carabinieri, l'altra "tradizionale", quella che riguarda l'esercito di idraulici forestali a tempo determinato.
Dal 1° gennaio 2017, il Corpo Forestale dello Stato, in virtù della Legge Madia, è stato accorpato ai Carabinieri. Dei circa 8.000 dipendenti più di 6.000 sono stati destinati ai Carabinieri, 300-400 ai Vigili del Fuoco, e altri circa 1.200 alla pubblica amministrazione. I disagi più gravi sono stati causati dalla "perdita" dei DOS (Direttori Operativi degli Spegnimenti), cioè le figure qualificate per coordinare le azioni durante le emergenze. «La Forestale era particolarmente preparata in questo compito e le ex guardie trasferite tra i pompieri speravano di vedersi riassegnareautomaticamente quell'incarico (i carabinieri non operano nell'antincendio).Così non è stato. E così da un lato i vigili del fuoco sono stati costretti a una corsa contro il tempo per formare il proprio personale in questa difficile mansione, dall'altro molti ex forestali specializzati si sono ritrovati relegati in ruoli di minore responsabilità o parcheggiati senza mansioni, nell'attesa di decreti attuativi previsti nella riforma». (da Il Fatto Quotidiano 14/07/2017). Inoltre, per Gabriele Pettorelli, coordinatore nazionale dei Forestali per il Conapo, il sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco «"La riforma Madia ha provocato tutta una serie di complicanze burocratiche e ora, nel momento della verità, i nodi arrivano al pettine". Da un lato i problemi legati ai protocolli di volo. "Quelli dei forestali erano diversi da quelli adottati dai vigili del fuoco: per cui molti piloti hanno dovuto rivedere le procedure e questo ha prodotto ritardi". Poi c'è il problema della manutenzione. "Sembra assurdo - prosegue Pettorelli - ma si è arrivati a luglio, cioè al mese più critico dell'anno, con vari elicotteri non autorizzati a volare"» (sempre da Il Fatto Quotidiano 14/07/2017).
Va ricordato, ancora, che il capo della Polizia, Franco Gabrielli, già lo scorso anno, dinanzi agli incendi che devastavano la Sicilia, dichiarò che la riforma Madia non era stata un'idea felice.
Oggi, con ordinanza del 9 giugno 2017, il TAR dell'Abruzzo ha accolto il ricorso dei componenti dell'ex corpo dei Forestali, ritenendo che la Legge Madia violi ben cinque articoli della Costituzione. Si è innescato, dunque, un contenzioso amministrativo che non sappiamo quando e come si chiuderà.
Veniamo quindi alla questione degli operati idraulici forestali a tempo determinato. Un esercito di circa 5.000 unità, in Campania, precario da anni e costretto a lottare annualmente per ottenere qualche mese di lavoro. Il Presidente della Regione, De Luca, nella campagna elettorale del 2015 si impegnò a stabilizzarli, chiarendo, però, che si trattava di un obiettivo non facile data la limitatezza delle risorse finanziarie. Così come la gestione privata dei velivoli antincendio si presta a scarsa trasparenza, anche l'eterna precarietà di questi lavoratori può alimentare cattivi pensieri. Chi può escludere che tra migliaia di disperati non si annidi qualche incosciente che il lavoro se lo crea dando fuoco ai boschi autonomamente o accettando di diventare complice di chi ha più forti interessi nell'industria del fuoco?
Difficilmente le Regioni saranno in grado di assumere a tempo indeterminato numeri così elevati di lavoratori. Eppure, la cura del territorio, la pulizia dei boschi, tutte le attività di prevenzione degli incendi e la stessa attività di spegnimento quando questi si presentano, devono svolgersi con impegno quotidiano. Anche in questo campo, quindi, solo lo Stato può intervenire in modo risolutivo, considerando che la spesa per la manutenzione costante è certamente inferiore a quella degli interventi emergenziali e a quella per la riparazione dei danni subiti annualmente dal territorio. Perché non ragionarci?
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