Tu sei qui: Racconti d'aMareVita di bordo: dopo aver attraversato l'Oceano Pacifico il Capitano Barra torna ad Amalfi
Inserito da (PNo Editorial Board), mercoledì 6 dicembre 2023 18:39:55
Di Salvatore Barra
«Non ce l'ha fatta, mia sorella Giovanna ci ha lasciati». Mattino del 3 novembre (sera in Italia), abbracciai forte Antonio M., senza proferire parola, lo fissai negli occhi, commosso. Riprese: «Mia sorella Giovanna aveva da poco festeggiato il suo 52esimo compleanno e gestiva un negozio di fiori a Sant'Agnello di Sorrento, assieme al marito Ciro», poi aggiunse con una punta di orgoglio: «Stamattina hanno celebrato il Funerale con grande partecipazione della cittadinanza e delle Autorità, la Chiesa era piena». Gli occhi di Antonio si illuminarono quando citò alcune persone importanti che avevano partecipato al Funerale, tra cui anche alcuni dirigenti della MSC, la nostra Compagnia di navigazione. «Mia sorella ha avuto un bell'Onore, tutti le volevano bene. Mi avrebbe fatto piacere rivederla un'ultima volta ma evidentemente il Signore si è reso conto che stava soffrendo troppo e l'ha liberata dalle pene della sofferenza».
Antonio sembrava un fiume in piena: mi parlò dei figli, del marito e dell'anziana madre di Giovanna. Oltre me, vi era solo un altro italiano a bordo, peraltro molto giovane, aveva bisogno di parlare, condividere e liberarsi dal dolore. Per me un altro forte momento di crescita. Situazioni del genere sono brutte e drammatiche dappertutto, ma a bordo lo sono in modo particolare.
La Navigazione nell'Oceano Pacifico, da Long Beach a Busan (Corea del Sud) procedeva regolare e con condizioni meteo ottimali verso ponente: calma di vento, onda lunga da NW, circa tre metri, temperatura 25 gradi centigradi - cielo leggermente coperto - rotta 267 gradi, con albe e tramonti spettacolari.
Il sabato mattina, verso le ore quattro, attraversammo l'antimeridiano di Greenwich, dall'emisfero Ovest verso quello Est, e quindi si doveva spostare la data di un giorno in avanti. Praticamente chi era andato a letto il venerdì sera si risvegliò la domenica mattina, saltando completamente il sabato. Accogliendo le numerose richieste di chi non voleva rinunciare alla tradizionale Pizza del sabato sera, decisi di farla preparare la domenica sera.
La Navigazione procedeva regolare e con condizioni meteomarine buone ma tutt'intorno, ad una distanza di circa settecento chilometri di raggio, imperversava il cattivo tempo, con venti e mare tempestosi; tutto questo provocò la chiusura di diversi porti con conseguente congestione e ritardi che si accumulavano sulle navi in arrivo, coinvolgendo anche la nostra Nave.
Avevamo già deciso di fermare la nave ed attendere alla deriva la comunicazione per entrare in porto, quando fui avvisato che un marinaio non si sentiva bene, accusando forti giramenti di testa con difficoltà visive. La pressione del sangue era molto alta. Contattammo il CIRM (Centro Italiano Radio Medico) o T.M.A.S. (Telemedical Maritime Assistance Service) ITALIA. Il CIRM ci consigliò la somministrazione di alcuni farmaci e di aggiornarli sui parametri vitali (Pressione sanguigna, Temperatura, Battito del cuore) ogni quattro ore. Dopo circa sei ore il CIRM ci suggerì di evacuare il paziente "al più presto". Decidemmo di sbarcarlo nella rada del porto di Busan (Corea del Sud), gli Uffici MSC di Sorrento, Ginevra, Busan, Singapore e la Guardia Costiera Sud Coreana furono prontamente allertati, ricevendo da essi una grandissima collaborazione. Occorrevano circa sei ore di navigazione per raggiungere il punto prefissato. Le condizioni meteo non erano molto buone.
Il Marinaio Amin, Nazionalità Indonesiana, nonostante i suoi 62 anni di età, era considerato il più bravo di tutti i marinai, sempre disponibile, dal carattere solare e dal sorriso accogliente e sdrammatizzante. Una gran bella persona.
La nave lanciata alla massima velocità di sicurezza, procedeva sicura nella notte verso Busan. Alle ore quattro del mattino giungemmo nei pressi del luogo indicato per l'incontro con un pattugliatore della Coast Guard ma ben presto, a causa delle cattive condizioni del mare, ci dirigemmo verso un altro punto più ridossato per farlo sbarcare. Amin fu evacuato verso le sei del mattino su una nave della Coast Guard nella rada di Busan, sul molo lo attendeva l'ambulanza. Il Marinaio Amin, nonostante tutto, non mostrò mai alcun cedimento emotivo, né perse il suo sorriso.
Rimettemmo in moto e dirigemmo verso l'alto mare, quindi ci fermammo alla deriva, in attesa di informazioni inerenti la disponibilità di ormeggio nel porto. La sera ci comunicarono che il Marinaio Amin era in terapia intensiva, non in pericolo di vita, con diagnosi "emorragia intracerebrale". Poteva finire male ma grazie all'impegno di tutti, lo abbiamo salvato.
Dopo quattro giorni di attesa alla deriva, finalmente ormeggiammo nel porto di Busan, ad attendermi il nuovo Comandante. Dopo regolare passaggio di consegne, ho ceduto il Comando della Nave ed insieme al Meccanico Antonio M. ci siamo diretti verso l'aeroporto di Busan per un lunghissimo viaggio che ci ha condotti fino a Napoli, con tappe intermedie a Seoul e Dubai.
Le due esperienze recentemente vissute, di Antonio M. e del Marinaio Amin, le ho volute condividere per far capire, qualora ce ne fosse bisogno, il disagio e la pericolosità di un lavoro, il nostro, dalle mille sfaccettature, di fronte ai tanti accadimenti che si possono avere a bordo o a terra con i nostri cari. Per questo, quando si ritorna a casa si vivono momenti belli ed emozioni grandissime e si ringrazia sempre il buon Dio per il "lieto fine", dopo l'esperienza fatta.
Piove, assaporo l'odore della terra bagnata. Mi mancava tantissimo.
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